Toscana approva legge sul suicidio assistito, prima Regione in Italia



Il Consiglio regionale della Toscana ha dato il via libera alla legge che disciplina tempi e procedure per l’accesso al suicidio medicalmente assistito all’interno del sistema sanitario regionale.


L’approvazione è avvenuta con 27 voti favorevoli (Partito Democratico, Italia Viva, Movimento 5 Stelle e gruppo misto), 13 contrari (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) e un’astensione.

Gli ordini del giorno e il dibattito politico

L’approvazione della legge risulta accompagnata da due ordini del giorno. Il primo, proposto da Italia Viva, pone l’accento sul concetto di “morte dolce”, sollecitando investimenti in cure palliative e strutture specializzate come hospice e ospedali di comunità. Inoltre, il documento chiede che il nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale 2024-2026 includa il principio del “nascere bene e morire bene”, con un potenziamento dell’assistenza domiciliare.

Il secondo ordine del giorno, promosso dal Partito Democratico e sostenuto anche da Italia Viva e Movimento 5 Stelle, esorta il Governo e il Parlamento a legiferare in materia per garantire un quadro normativo nazionale coerente con le sentenze della Corte Costituzionale del 2019 e del 2024.

Le modifiche approvate in Aula

Durante la discussione, l’Assemblea ha accolto diversi emendamenti presentati dalla maggioranza, tra cui quelli proposti dal presidente della commissione Sanità, Enrico Sostegni (PD). Tra i più rilevanti, la riscrittura dell’articolo 2, che stabilisce l’accesso alla pratica per coloro che soddisfano i requisiti individuati dalla Corte Costituzionale. Questo emendamento è stato approvato con 24 voti a favore e 5 contrari.

L’articolo 3, che regola composizione e operatività della Commissione multidisciplinare permanente, ha ricevuto il via libera con 26 voti a favore e 6 contrari, mentre un altro intervento ha previsto l’inserimento di un medico esperto in cure palliative. L’articolo 4, che dettaglia le modalità di accesso, è stato modificato con 25 voti favorevoli e 5 contrari.

Un altro punto centrale della normativa è l’introduzione di un termine massimo di 37 giorni per completare il procedimento, fissato tramite l’articolo 4-bis, approvato con 25 voti a favore e 5 contrari. La legge prevede inoltre l’istituzione di un supporto operativo per la realizzazione della procedura e la garanzia della gratuità delle prestazioni sanitarie.

Un emendamento sostitutivo del preambolo ha eliminato i riferimenti ai livelli essenziali di assistenza (LEA), mentre un ulteriore intervento ha rafforzato l’assistenza sanitaria e psicologica ai pazienti.

Un quadro giuridico in evoluzione

L’assenza di una legge nazionale ha costretto i tribunali a intervenire caso per caso, autorizzando l’accesso al suicidio assistito sulla base delle pronunce della Corte Costituzionale. La normativa regionale toscana, pur limitandosi a un aspetto procedurale e organizzativo, introduce alcune novità rilevanti: il sistema sanitario si farà carico dei costi dei farmaci e delle attrezzature necessarie, finora a carico dei familiari, con un budget annuo stimato in 10 mila euro.

La legge stabilisce inoltre l’istituzione di Commissioni mediche multidisciplinari presso le ASL, incaricate di verificare i requisiti dei pazienti, che dovranno essere affetti da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche insostenibili, dipendere da trattamenti di sostegno vitale, essere pienamente capaci di intendere e volere ed esprimere la volontà di accedere alla procedura in modo libero e consapevole.

Le reazioni politiche

Il voto ha alimentato un acceso dibattito. Maurizio Sguanci (Italia Viva) ha sottolineato il valore della “laicità e del diritto all’autodeterminazione“, evidenziando come la norma garantisca procedure chiare ed eque. La capogruppo del Movimento 5 Stelle, Irene Galletti, ha definito il provvedimento “un passaggio di civiltà“, auspicando che il Parlamento avvii finalmente una discussione organica sulla materia.

La Toscana si unisce così alle poche regioni italiane che hanno legiferato su questo tema, in attesa di un intervento nazionale che fornisca una disciplina uniforme, nel rispetto delle sentenze della Corte Costituzionale.



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