Caso Almasri, parte l’indagine sul governo per la scarcerazione del generale libico: i giudici chiedono gli atti al ministero della Giustizia

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È partita l’indagine del Tribunale dei ministri di Roma che dovrà far luce su eventuali responsabilità penali dei membri del governo per il caso Almasri. Come scrivono Repubblica e il Corriere, tramite un ordine di esibizione di atti, i magistrati hanno chiesto alla Direzione affari internazionali del ministero della Giustizia una serie di documenti interni per mettere in fila le scelte che hanno portato alla scarcerazione del generale libico, accusato di tortura dalla Corte penale internazionale, ma liberato due giorni dopo l’arrestocon il “silenzio-assenso” del ministero – e riaccompagnato a Tripoli con un volo dei servizi. Si tratta dei primi atti istruttori compiuti nell’ambito del fascicolo nato dalla denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, in cui sono indagati la premier Giorgia Meloni, il Guardasigilli Carlo Nordio, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, Autorità delegata all’intelligence. Il materiale che il Tribunale vuole acquisire riguarda le interlocuzioni tra la Corte penale dell’Aja, il ministero e il magistrato di collegamento presso l’ambasciata italiana in Olanda.

Una volta ricevuto l’esposto di Li Gotti, non ritenendolo manifestamente infondato, il procuratore di Roma Francesco Lo Voi lo aveva trasmesso allo speciale collegio, composto da tre magistrate donne e competente a indagare su presunti reati commessi da membri del governo. Allo stesso tempo aveva notificato a Meloni e ai ministri l’avvio di un procedimento nei loro confronti, provocando reazioni aggressive da parte del centrodestra, sfociate nella richiesta di apertura di una pratica “punitiva” al Consiglio superiore della magistratura. In base alla legge costituzionale che regola la materia, il Tribunale dei ministri deve svolgere le indagini – un ruolo paragonabile a quello del vecchio giudice istruttore – e poi decidere, entro novanta giorni, se archiviare il fascicolo o chiedere l’autorizzazione a procedere al Parlamento per mandare il caso a giudizio di fronte al Tribunale ordinario.

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Rispetto alla denuncia, che ipotizzava i reati di favoreggiamento e peculato, Lo Voi ha contestato a Nordio anche quello di omissione d’atti d’ufficio, per non aver dato corso alla richiesta della Corte penale internazionale, non chiedendo la convalida dell’arresto di Almasri eseguito dalla Digos di Torino. Nella sua informativa in Parlamento sul caso, il ministro ha rivendicato la scelta, sostenendo che il mandato della Corte contenesse dei gravi errori formali. Una tesi già smentita da tutti gli addetti ai lavori, che hanno ricordato come il governo non abbia potere di entrare nel merito delle accuse dei giudici dell’Aja, ma debba limitarsi a dare esecuzione alle richieste di cooperazione.

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