Il decreto Milleproroghe 2025 entra nella fase decisiva, con l’obbligo di approvazione entro il 25 febbraio. Dopo intense trattative, il provvedimento conferma la rottamazione-quater, permettendo ai contribuenti decaduti di rientrare, ma elimina la possibilità del concordato preventivo biennale. Una scelta che ha scatenato forti reazioni politiche, con il pressing della Lega per una nuova rottamazione e l’opposizione che denuncia una misura che premia i contribuenti non in regola. Il magazzino delle cartelle esattoriali non riscosse continua a crescere, superando i 1.275 miliardi di euro. Nel frattempo, le trattative in Parlamento si fanno sempre più serrate, con migliaia di emendamenti ancora da vagliare. Quali sono gli effetti concreti della riforma? Ecco tutti i dettagli sulle misure confermate e su quelle che sono state cancellate.
Il Milleproroghe 2025 è un provvedimento legislativo che si propone di prorogare e modificare alcune misure fiscali ed economiche in scadenza. Quest’anno il decreto si concentra su due aspetti chiave: la conferma della rottamazione-quater e l’eliminazione del concordato preventivo biennale. La scelta del Governo è stata oggetto di forte dibattito, con la Lega che spinge per un’ulteriore rottamazione-quinques, mentre le opposizioni accusano l’esecutivo di favorire i contribuenti non in regola a discapito di chi paga regolarmente le tasse. Il decreto dovrà essere approvato entro il 25 febbraio e al momento si trova ancora in prima lettura al Senato. Ma quali sono le conseguenze per i cittadini e le imprese? Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle modifiche previste.
Rottamazione-quater: chi può beneficiarne?
Il Milleproroghe 2025 prevede la riammissione dei decaduti dalla rottamazione-quater, ma solo per chi ha già fatto richiesta in passato. Questo significa che non saranno aperte nuove adesioni, ma i contribuenti che non hanno rispettato le scadenze potranno sanare la loro posizione.
I punti chiave della misura:
- Nessuna nuova finestra di adesione: il beneficio è riservato solo a chi aveva già aderito alla rottamazione-quater.
- Possibilità di rientro per i decaduti: chi non ha rispettato i termini potrà regolarizzare la propria posizione.
- Saldo agevolato delle cartelle esattoriali: possibilità di rateizzare il debito con uno sconto sulle sanzioni.
Questa misura è stata fortemente voluta dalla Lega, che continua a chiedere un’ulteriore rottamazione-quinques per includere anche altri contribuenti.
Il concordato preventivo biennale viene cancellato
Se da un lato la rottamazione viene mantenuta con alcune limitazioni, dall’altro il concordato preventivo biennale è stato completamente eliminato. La norma, che avrebbe consentito alle aziende di concordare preventivamente il proprio reddito imponibile per due anni, è stata ritirata dopo lunghe trattative.
Gli effetti di questa decisione:
- Maggiore incertezza per le imprese, che dovranno tornare ai metodi tradizionali di calcolo delle imposte.
- Semplificazione del sistema fiscale, eliminando un meccanismo ritenuto poco efficace.
- Riduzione delle contestazioni con l’Agenzia delle Entrate, poiché il concordato prevedeva un sistema di accordo fiscale preventivo.
Un magazzino di cartelle esattoriali sempre più grande
Secondo i dati del Sole 24 Ore, il magazzino delle cartelle esattoriali non riscosse ha raggiunto la cifra record di 1.275 miliardi di euro, pari a 21.611 euro per ogni cittadino italiano. Questo dato evidenzia l’enorme difficoltà del fisco nel recuperare i crediti accumulati nel tempo.
Le regioni con il maggior numero di cartelle esattoriali sono:
- Lazio
- Campania
- Lombardia
Il problema principale riguarda l’efficacia della riscossione, con un sistema che fatica a recuperare i crediti non pagati e che spesso necessita di misure come la rottamazione per incentivare i pagamenti.
Milleproroghe 2025: cosa accadrà ora?
Il Milleproroghe 2025 conferma il principio della rottamazione per chi ha già aderito, ma chiude definitivamente le porte al concordato preventivo biennale. Il pressing della Lega per una nuova rottamazione-quinques potrebbe portare a ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. Nel frattempo, la scadenza del 25 febbraio si avvicina e il decreto dovrà essere approvato definitivamente per evitare che alcune misure fiscali decadano definitivamente. Il tema resta al centro del dibattito politico, con forti divisioni tra maggioranza e opposizione. Resta da vedere se il Governo apporterà ulteriori modifiche per placare le tensioni e rendere il provvedimento più equilibrato.
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