solidarietà di Coa e penalisti

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Ancora un episodio in cui il diritto di difesa è considerato inammissibile dai “tribunali” dei social network. L’avvocata Manuela Mauro del Foro di Sondrio è stata pesantemente insultata e minacciata dai commentatori della rete che ogni giorno discettano sui fatti e misfatti della nostra società ed emettono le loro sentenze inappellabili. Il motivo di tanto livore? Aver svolto il proprio lavoro.

Alla fine dello scorso dicembre tre giovani sono stati arrestati perché considerati gli appartenenti alla cosiddetta “banda delle farmacie”. Diverse le rapine messe a segno nella provincia di Sondrio. I protagonisti dei colpi, avvenuti in diversi esercizi, sono di origini marocchine. Sono stati fermati dai carabinieri il 31 gennaio scorso, dopo un inseguimento in una località boschiva tra i Comuni di Castello dell’Acqua e Teglio. È stato necessario svolgere alcuni esami radiologici che hanno stabilito la maggiore età dei presunti rapinatori. Un esito contestato dall’avvocata Manuela Mauro, la quale ha sostenuto la presenza di elementi tali da considerare minorenni i componenti della “banda delle farmacie”.

Un lavoro non facile quello della professionista sondriese, impegnata ad ottenere i certificati di nascita per chiedere il trasferimento del fascicolo alla procura dei minori di Milano. Il tutto motivato dal fatto che il carcere di Sondrio non può considerarsi un luogo adeguato, considerata la presunta minore età dei tre giovani. A questo punto si scatena il putiferio su internet. L’attività difensiva dell’avvocata Mauro è stata subito etichettata come “vergognosa” e “inaccettabile”. Un fatto imperdonabile per i commentatori del web, che hanno vomitato la loro ira con offese di ogni genere.
Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Sondrio, presieduto da Paolo Tarabini, ha espresso solidarietà e vicinanza alla propria iscritta. In una delibera di pochi giorni fa ha sottolineato le preoccupazioni per un clima sempre più velenoso. «Purtroppo – si legge nel documento – sempre più spesso si assiste a tale fenomeno deprecabile e censurabile sotto ogni punto di vista, espressione di una percezione distorta del ruolo difensivo ed essenziale degli avvocati nell’esercizio della giurisdizione. Alcuni atti sono lesivi della dignità e dell’onore professionale della collega e dell’intera classe forense. Il rispetto e la tutela della dignità professionale degli avvocati sono principi fondamentali per il corretto esercizio della professione forense e per la salvaguardia dello Stato di diritto».

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L’avvocatura di Sondrio sottolinea l’importanza dell’obbligo della difesa tecnica e della funzione difensiva, garantita dall’articolo 24 della nostra Costituzione, che «non devono e non possono giammai essere confusi con i fatti imputabili alle parti». Per questo motivo «è dovere dell’Ordine degli avvocati promuovere e difendere i diritti e la dignità dei propri iscritti». «Gli attacchi e gli insulti subiti dalla collega Mauro – aggiunge il Coa di Sondrio – costituiscono un grave atto di violenza verbale e morale che richiede una risposta ferma e solidale da parte di questa istituzione». Da qui la «piena solidarietà alla avvocata Manuela Mauro, per gli ingiustificati attacchi subiti sui social media» e la “ferma condanna” per «qualsiasi forma di violenza, offesa o intimidazione rivolta agli avvocati, sia nel contesto professionale che personale».

Inoltre, l’Ordine degli avvocati di Sondrio ha annunciato che intraprenderà «tutte le azioni necessarie per tutelare la dignità e l’onore della collega anche valutando eventuali azioni legali nei confronti dei responsabili dei menzionati attacchi» e promuoverà «iniziative di sensibilizzazione sull’importanza del rispetto e della dignità professionale degli avvocati, coinvolgendo i media e le istituzioni competenti».
Sulla vicenda è intervenuta pure la Camera penale di Sondrio (il presidente è Stefano Di Pasquale). «Il direttivo della Camera Penale di Sondrio – evidenziano i penalisti -, a seguito dei sempre più numerosi attacchi nei confronti di chi svolge il ruolo di difensore, ritiene fondamentale ribadire i principi costituzionali che sono alla base di uno Stato di diritto. Ciascun individuo, anche l’autore dei reati più odiosi, ha il sacrosanto diritto di essere difeso in un processo penale. Qualora questo diritto fosse limitato o messo in dubbio, il sistema giustizia, inevitabilmente, crollerebbe». Cosa significa – si interroga la Camera penale sondriese – difendere? Questa la risposta che immediatamente ne consegue: «Difendere un indagato o un imputato non significa difendere il reato che è stato commesso. Difendere significa garantire a chiunque di avere un processo equo, a prescindere dal reato per cui è accusato».



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