serve approccio antropocentrico e trasversale”

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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, anche quella generativa, è formata da algoritmi complessi e sofisticati – qualcuno propone di parlare di Intelligenze Artificiali – che non sono dotati nè di oggettività nè di neutralità. Si basa sull’uso di complesse operazioni di algebra che utilizzano una massa di dati conosciuti come big data. La qualità delle risposte che i programmi di intelligenza artificiale forniscono dipende da quali dati vengono usati e da come sono utilizzati e confezionati e questa è una scelta umana dei programmatori che può essere influenzata da convinzioni e preconcetti. Il Papa ha affermato al G7 che l’intelligenza artificiale generativa più che generativa è “rafforzativa” perché non genera ma riordina i contenuti esistenti contribuendo a consolidarli, spesso senza controllare se contengano errori.

Il Santo Padre nel saluto ai partecipanti alla Conferenza Internazionale tenuta dalla Fondazione Centesimus annus Pro Pontifice in Vaticano il 21 giugno 2024 sul tema “L’Intelligenza Artificiale e il paradigma Tecnocratico: come promuovere il benessere dell’umanità”, ha concluso con una provocazione: “siamo sicuri di voler continuare a chiamare “intelligenza“ciò che intelligenza non è? È una provocazione. Pensiamoci, e chiediamoci se l’usare impropriamente questa parola così importante, così umana, non è già un cedimento al potere tecnocratico”, cioè ad una situazione, come l’attuale, in cui tecnologia ed economia siano la guida dell’agire umano, quindi il fine anziché strumenti. Insisto sull’uso della parola strumento perché l’intelligenza artificiale è uno strumento come ha fortemente sottolineato il Santo Padre. Ricordiamolo. Per capire e governare i potenziali danni dell’intelligenza artificiale ci dobbiamo porre la domanda: a cosa serve? A soddisfare i bisogni dell’umanità, a migliorare il benessere e lo sviluppo integrale delle persone o ad arricchire ed aumentare il già elevato potere dei pochi giganti tecnologici nonostante il rischio di distruggere l’umanità? Dipende: da come viene pensata e realizzata e da come viene usata l’intelligenza artificiale. In questo complesso processo di conoscenza e valutazione dei numerosi rischi connessi allo sviluppo e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, è necessario adottare un approccio trasversale con uno sguardo antropocentrico. Per questo l’intelligenza artificiale deve avere una ispirazione etica, sia nel processo di sviluppo sia nell’uso che se ne fa, il che vuol dire che si deve tener conto degli esiti dell’azione ed anche dei valori in gioco e dei doveri che da questi valori derivano (così Papa Francesco al G7). Questa valutazione richiede, attraverso una analisi multidisciplinare profonda, una capacità di individuare le scelte più opportune da compiere e se del caso individuare persino un limite all’innovazione se questa va a danno dell’umanità. La scienza non è neutrale, così come non lo è l’intelligenza artificiale.

L’analisi multidisciplinare è fondamentale. Parlare di etica in questi tempi stimola sempre una reazione di scetticismo ma senza etica che futuro abbiamo? Dobbiamo conoscere i problemi sollevati dall’intelligenza artificiale, valutarne le conseguenze ed adottare le necessarie azioni di governo e controllo. Questi sono gli aspetti da esplorare: in primis le modalità di configurazione e sviluppo utilizzate andrebbero ripensate perché oggi l’Intelligenza Artificiale non è etica, essendo non conoscibile, non universale e non generale come ha affermato Padre Paolo Benanti in molti suoi interventi. Va poi approfondito il delicato e strategico tema della assunzione e della responsabilità delle decisioni prese utilizzando l’IA, coinvolgendo giuristi, economisti e umanisti. Al G7 Papa Francesco ha affermato che l’Intelligenza artificiale generativa è uno strumento sui generis che “può adattarsi autonomamente al compito che le viene assegnato e, se progettata con questa modalità, operare scelte indipendenti dall’essere umano per raggiungere l’obiettivo prefissato”. La decisione non può prescindere dell’intervento umano, deve sempre essere l’essere umano a decidere. Questo è un tema rilevantissimo per le banche e le imprese. Per questo vanno Individuati i giusti incentivi e una efficace regolamentazione non solo per vietare o sottoporre a regole ferree ciò che non si vuole ma anche per stimolare l’innovazione etica, utile al progresso dell’umanità. L’Ue è stata la prima ed emanare una apposita norma con il “AI Act” che si basa sul risk approach. È un passo avanti ma ci sono ancora molti punti da considerare, soprattutto non c’è una regolamentazione globale ed una autorità mondiale per il governo e il controllo di questa importantissima innovazione. La normativa, per essere efficace, dovrebbe essere globale e flessibile.

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Tutto il mondo educativo dovrebbe avviare un coordinato processo per accrescere la consapevolezza di come usare correttamente l’IA. Vanno valutati, infine, gli effetti dell’Intelligenza artificiale sul mondo del lavoro, senza dimenticare gli effetti sulla sovranità, copyright, tutela delle innovazioni, sicurezza e sulla privacy. Per concludere, è sul fronte dell’innovazione tecnologica che si giocherà il futuro dell’economia, della civiltà, della stessa umanità. Come ricorda Papa Francesco “non dobbiamo perdere l’occasione di pensare ed agire in un modo nuovo, con le mani, la mente e il cuore”, per indirizzare l’innovazione verso una configurazione che garantisca sviluppo, benessere e convivenza pacifica, un utilizzo che protegga i più svantaggiati e la creazione di un ambiente normativo, economico e finanziario, che limiti il potere monopolistico di pochi e renda l’innovazione uno strumento a beneficio di tutta l’umanità.

Dirigente pubblica ed ex presidente Rai. Collabora con Papa Francesco sul tema dell’IA



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