Stefano Bizzotto ha presentato, a Bolzano, ‘La cattura‘, il secondo romanzo dell’aquilano Alfredo Sebastiani. “Una storia che ha tutte le premesse per essere portata sul grande schermo o anche su un palcoscenico teatrale”, ha commentato il giornalista
L’AQUILA – “Un libro bellissimo, coinvolgente, ha tutte le premesse per essere portata sul grande schermo o anche su un palcoscenico teatrale. Già dalla prima pagina ti cattura e, alla fine di ogni capitolo, pensi di aver intuito cosa succederà dopo, ma ti rendi conto che la storia prende sempre una piega inaspettata. Un colpo di scena dietro l’altro, che ti tiene con il fiato sospeso e ti fa quasi mancare il respiro. È uno di quei libri che ti dispiace finire, perché è talmente ricco di emozioni e momenti intensi che vorresti durasse ancora”.
Così il giornalista Stefano Bizzotto che, qualche giorno fa, ha intrattenuto il pubblico di Bolzano in compagnia del nostro Alfredo Sebastiani, nel corso della presentazione del romanzo ‘La cattura’, seconda fatica del mister aquilano, da anni trasferitosi a Bolzano.
L’intervista di L’Aquila Blog
Alfredo, questo è il tuo secondo romanzo. Come è nata la tua passione per la scrittura, considerando il tuo background sportivo?
È proprio questo il punto centrale della mia storia. Ho sempre praticato sport fin da giovanissimo: tra pugilato e calcio ero costantemente impegnato e, di conseguenza, avevo davvero poco tempo per studiare. Devo ammettere che al liceo ho fatto il minimo indispensabile, ma mi salvavano due cose: la matematica, in cui ero sorprendentemente bravo senza fare troppi sforzi, e i temi, perché sapevo scrivere bene.
Nonostante ciò, la scrittura vera e propria è arrivata molto più tardi, inizialmente con pubblicazioni tecniche legate al mio lavoro nell’ambito sportivo, come lo stretching. Erano lavori necessari, ma non mi entusiasmavano. La svolta è arrivata tra il 2015 e il 2016, dopo essere tornato dall’Inghilterra dove lavoravo come allenatore. Avevo vinto un campionato e mi trovavo in un periodo di pausa forzata, senza squadra.
A quel punto, mia moglie mi spinse a partecipare a un concorso di scrittura. Inizialmente ero titubante, ma alla fine mi iscrissi. Dopo un mese, mi arrivò il responso: ero tra i tre finalisti e fui convocato a Pisa per la premiazione. Successivamente, partecipai a un altro concorso a Como, ma non ricevetti notizie per mesi. Poi, all’improvviso, mi comunicarono che avevo vinto. Fu un segnale importante per me.
Da quel momento, iniziai a scrivere un romanzo ispirato alle mie esperienze in bicicletta: un viaggio tra le montagne in cui il protagonista si immergeva completamente nella natura e in sé stesso. Non avevo pensato di pubblicarlo, ma i miei familiari e amici insistettero affinché lo facessi. Dopo averlo inviato a una casa editrice, venne pubblicato ed ebbe un ottimo riscontro, soprattutto a Bolzano.
Dopo il successo del primo libro, come sei arrivato al secondo?
La scrittura del secondo romanzo è stata più complessa. Dopo la pubblicazione del primo, ho attraversato un periodo molto difficile: prima la malattia e la scomparsa di mia suocera, poi quella di mia moglie. Per due anni ho dovuto affrontare il dolore e il vuoto che ha lasciato. Lei, però, prima di andarsene, mi disse di riprendere in mano quel manoscritto che avevo iniziato nel 2017. Così ho fatto.
Oggi quel libro è pubblicato e sta piacendo molto. Chi lo ha letto mi dice che è coinvolgente, che finito un capitolo non si vede l’ora di iniziare il successivo. Questo mi dà grande soddisfazione. Anche Stefano Bizzotto, che mi conosceva inizialmente come allenatore, si è appassionato ai miei romanzi e li ha divorati entrambi.
Hai già in mente di scrivere un terzo libro?
Scrivere per me è un atto di sincerità. Credo che si debba scrivere solo quando si ha qualcosa da dire, non per il semplice bisogno di pubblicare. I miei primi due romanzi sono nati da esperienze vissute profondamente: il primo parlava di ciclismo, una mia grande passione, il secondo era ambientato nel mondo del pugilato, disciplina che ho praticato a livello agonistico. Ho raccontato storie che conosco nel dettaglio, con un’attenzione certosina ai particolari. Se un giorno avrò di nuovo qualcosa di significativo da raccontare, scriverò un altro libro.
Ti vedremo presentare il tuo nuovo libro a L’Aquila?
Mi piacerebbe molto. Quando è uscito il primo romanzo, ho ricevuto grande affetto dagli amici aquilani, e anche questo secondo libro è stato accolto con entusiasmo. L’idea di una presentazione a L’Aquila mi sembra bellissima. Devo organizzarmi con gli impegni, ma sarebbe una cosa che farei con piacere.
Hai ancora un legame forte con L’Aquila? Hai mai pensato di tornare stabilmente?
Torno spesso a L’Aquila. Ho una piccola baita dove organizzo cene con amici e cugini. Quando torno, mi piace riunire tutti. È un legame che non si è mai spezzato, anche se ormai vivo stabilmente a Bolzano.
La tua vita è stata segnata da un grande dolore con la perdita di tua amatissima moglie. Come stai affrontando questo momento?
È difficile. Lei è sempre con me, anche se non c’è più fisicamente. Mi capita di parlare con lei, di immaginare le sue risposte. Quando cucino, quando accendo la lavatrice, mi sembra di sentire la sua voce che mi rimprovera perché non ricordo mai che tasti premere. Era una donna straordinaria, e la sua assenza si fa sentire ogni giorno.
Voglio anche lanciare un messaggio: fate sempre le ecografie al seno, oltre ai normali esami di routine. Mia moglie si è scoperta malata quando ormai era troppo tardi. Gli ultimi due anni sono stati pieni di speranza, ma l’ultimo è stato solo dolore e disperazione. È una battaglia che nessuno dovrebbe affrontare impreparato.
Grazie per questa testimonianza intensa e per aver condiviso con noi il tuo percorso. Ti aspettiamo a L’Aquila per la presentazione del libro.
Grazie a voi. Spero di poter tornare presto e condividere questo momento con tutti quelli che mi sono stati vicini.
Il commento integrale del giornalista Stefano Bizzotto
Il libro è bellissimo, coinvolgente, ha tutte le premesse per essere portata sul grande schermo o anche su un palcoscenico teatrale. Già dalla prima pagina ti cattura e, alla fine di ogni capitolo, pensi di aver intuito cosa succederà dopo, ma ti rendi conto che la storia prende sempre una piega inaspettata. Un colpo di scena dietro l’altro, che ti tiene con il fiato sospeso e ti fa quasi mancare il respiro. È uno di quei libri che ti dispiace finire, perché è talmente ricco di emozioni e momenti intensi che vorresti durasse ancora.
È affascinante vedere come una persona che è stata sempre legata allo sport abbia trovato nella scrittura un nuovo modo per esprimersi. Lo conosciamo da sempre come uomo di sport, ma questa vena narrativa si è rivelata molto forte, tanto che è già arrivato al suo secondo romanzo. E non è detto che si fermi qui! Mi sembra ben avviato, e con una capacità di scrittura che coinvolge sempre di più. Se il primo libro era già molto bello, questo secondo riesce a trasmettere ancora più emozioni.
Alfredo porta dentro di sé un grande dolore. Lo si percepisce, anche se non lo esprime apertamente. Quando parla di sua moglie, sembra quasi che lei sia ancora presente. Si sente il vuoto che ha lasciato. Prima erano loro due, ora è rimasto solo. Questa consapevolezza, quando la si ascolta dalle sue parole, fa riflettere profondamente. Certo, ha una vita piena di impegni, ma il freddo della solitudine è qualcosa che nessuna coperta può riscaldare.
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