Extraprofitti da 100 miliardi: così la Norvegia «vince» la guerra di Putin (ma ora aiuterà l’Ucraina di più?)

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di
Federico Fubini

Il fatturato dell’export di gas norvegese è esploso dall’inizio della guerra a dicembre scorso. Ricavi quasi quintuplicati. E non perché la Norvegia abbia venduto molto di più, ma perché lo ha fatto a un prezzo molto più alto

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Ministro delle Finanze delle Norvegia da pochi giorni, Jens Stoltenberg ha voluto rivolgere subito un messaggio al resto del mondo: il suo Paese, ha puntualizzato, non è un «profittatore di guerra». Stoltenberg è stato segretario generale della Nato per dieci anni fino all’ottobre scorso e la sua autodifesa si spiega con il posto speciale che la Norvegia occupa nei delicati equilibri europei dell’energia. Il Paese ha le più vaste riserve di petrolio e gas naturale del continente dopo la Russia e ha contribuito a compensare parte del crollo delle forniture di quest’ultima.

Il gas norvegese e l’Italia

Ma basta ciò a giustificare l’accusa a Oslo, mossa da più parti, di essere un «profittatore» perché aumenterebbe le proprie entrate grazie alla guerra in Ucraina? Aiuta a capirlo un’occhiata ai rapporti fra la Norvegia e il resto d’Europa in questi anni, durante i quali tutti i Paesi dell’Alleanza atlantica (meno la Turchia) hanno drasticamente ridotto gli acquisti dalla Russia. Per l’Italia certo il gas nordico non è granché cresciuto in importanza, anzi nel 2024 il suo flusso era in calo per il secondo anno di seguito (a meno di un decimo dell’import totale).




















































Il gas norvegese e l’Europa

Per l’Europa, nel suo complesso, è diverso. Fra il 2021 e l’anno scorso gli acquisti di metano scandinavo sono cresciuti, in volume, del 5,8% (secondo la banca dati del centro studi Bruegel di Bruxelles). In valore poi l’effetto è più vistoso, secondo i dati dell’agenzia statistica di Oslo: il fatturato dell’export di gas norvegese esplode da una media di 15,9 miliardi di euro all’anno nel periodo 2016-2020 a 74,3 miliardi di euro in media all’anno dall’inizio della guerra a dicembre scorso. In sostanza, ricavi quasi quintuplicati. E non perché la Norvegia abbia venduto molto di più, ma perché lo ha fatto a un prezzo molto più alto. I contratti prevedono infatti che le spedizioni siano basate sul prezzo medio del mercato di Amsterdam (Ttf) del mese prima; e dal 2022 il listino del Ttf è letteralmente irriconoscibile.

Neanche questo però dice tutto, perché quei fatturati non tengono conto delle vendite di petrolio, né corrispondono alle entrate effettive del governo di Oslo. Su queste ultime gettano invece luce i bilanci di Equinor, il monopolio norvegese del settore controllato al 67% dallo Stato ma molto trasparente perché quotato alla borsa di New York. Lì si vede che nei cinque anni prima dell’inizio della guerra – dal 2016 al 2020 – Equinor ha pagato al governo di Oslo in media 7,2 miliardi di dollari l’anno sotto forma di tasse e 1,9 miliardi di dollari sotto forma di dividendi. Nei tre anni di guerra tutto cambia. I trasferimenti, letteralmente, esplodono: Equinor paga al governo 31 miliardi di dollari l’anno in tasse e 6,1 miliardi di dollari di dividendi. Per lo Stato norvegese un balzo nei ricavi di oltre il 300%, in grandissima parte grazie all’aumento del prezzo del gas determinato dall’aggressione all’Ucraina. Se le quotazioni fossero rimaste nelle medie dei cinque anni prima delle tensioni scatenate da Vladimir Putin, il governo della Norvegia avrebbe incassato 86 miliardi di dollari in meno solo negli ultimi tre anni. È poi molto probabile che le entrate supplementari del governo siano ben più vicine ai cento miliardi di dollari – oppure sopra quella cifra – quando si tiene conto di altri due fattori: il taglio volontario delle forniture da parte di Mosca in preparazione dell’attacco aveva già fatto schizzare verso l’alto i prezzi (e i ricavi di Oslo) nel 2021; quindi quest’anno i prezzi del gas sono raddoppiati rispetto a un anno fa – sempre per colpa della guerra – di conseguenza il flusso di cassa per il governo di Stoltenberg prosegue a ritmo vivace.

La guerra in Ucraina ha fatto bene ai norvegesi

A seguito delle azioni di Putin, in media ogni cittadino norvegese ha involontariamente registrato un incasso inatteso di 20 mila dollari attraverso lo Stato. L’extraprofitto di guerra di Oslo c’è stato. Ed è significativo.

Proprio Stoltenberg, quando era ai vertici della Nato, riprendeva spesso i governi europei chiedendo loro di aumentare e accelerare gli aiuti all’Ucraina. Il suo governo finora ha versato a Kiev circa 3,5 miliardi di euro, secondo il Kiel Institute for International Economics: una minima frazione dell’incasso supplementare permesso dalla guerra. Ora che è ministro delle Finanze, Stoltenberg ha promesso di aumentare i trasferimenti del suo governo a Kiev. Ne ha ampiamente facoltà.

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9 febbraio 2025 ( modifica il 9 febbraio 2025 | 09:32)

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