una necessità o una difficoltà? – Telemia

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Negli ultimi tempi il mondo scolastico sta subendo innumerevoli sconvolgimenti e cambiamenti sia per quanto concerne l’ambito prettamente educativo sia riguardo la formazione e il reclutamento dei docenti. Molte di queste decisioni attuate dal governo e dalla legge di Bilancio si ripercuotono su migliaia di aspiranti docenti che nel vano tentativo di realizzare il proprio sogno di poter insegnare sono costretti ad investire ma si ritrovano spesso e volentieri senza un posto di lavoro oppure subalterni di contratti a termine. Si parla di docenti, in primis persone, in primis lavoratori, sempre più precari e sempre più poveri costretti senza una risoluzione a lasciare la propria terra (questa situazione particolarmente accentuata al sud) per intraprendere questa carriera geograficamente distanti dai propri affetti che spesso ai fini della sopravvivenza sono mantenuti economicamente sulle spalle delle famiglie. Cosa spinge questi docenti a lasciare la propria terra in cerca di un altrove più roseo? La speranza, quel briciolo di speranza e volontà che le cose un domani possano prendere una piega diversa. Tuttavia bisogna fare i conti con la triste realtà, e la situazione odierna si presenza così: aspiranti docenti costretti a fare e rifare concorsi senza alcuna logica di immissione in ruolo, corsi di formazione onerosi i quali sono ripetizioni di materie dei corsi di laurea intrapresi da questi ultimi. Un business di corso e crediti a pagamento, tutto ciò a discapito dei giovani precari. Il cosiddetto dimensionamento scolastico ossia una dimensione “ottimale” delle scuole in relazione alla popolazione scolastica e alle risorse disponibili è stata una manovra del governo prevista appunto dalla legge di bilancio. La scuola odierna si concentra meramente su un’ottimizzazione economica tralasciando quello che è il cosiddetto “capitale umano” (insieme di conoscenze, competenze, abilità e capacità di una persona che possono essere utilizzare per generare valore economico e sociale). Al sud questo processo, come molte altre decisioni del governo, si scontra con una realtà alquanto complessa. Senza dubbio il calo demografico (in particolare nelle zone rurali e montane) ha comportato una riduzione degli alunni iscritti alle scuole comportando la chiusura definitiva di alcuni plessi. Di contro, il dimensionamento scolastico ha portato alla riorganizzazione della rete scolastica accorpando istituti talvolta con indirizzi poco simili e coerenti. Per quanto riguarda la situazione prettamente lavorativa dei docenti il numero dei contratti a tempo determinato supera di gran lunga quello dei contratti stabili incrementando la difficoltà di stabilizzarsi nel ruolo. Queste conseguenze si riversano anche sullo status psicologico del lavoratore poiché le riorganizzazioni scolastiche legate al dimensionamento comportano l’introduzione di nuove modalità didattiche e la creazione di classi sovraffollate provocando il cosiddetto “burnout” il quale può portare a problemi come ansia, depressione, irritabilità e inadeguatezza. Una bassa motivazione e senso di alienazione si riflette in una minore partecipazione emotiva e professionale. Ulteriore conseguenza è la bassa remunerazione e soprattutto ritardi nei compensi, personale educativo e scolastico di età avanzata rispetto alla media dei neolaureati che si affacciano nel mondo dell’insegnamento. La difficoltà a sostenere i costi di formazione si riversa spesso nei riguardi degli alunni con BES che in molti casi si ritrovano a non aver ancora a inizio anno assegnato un docente di sostegno preparato. Spesso gli alunni BES necessitano di un ulteriore supporto ovvero la figura dell’ ASACOM (assistente all’autonomia e alla comunicazione) il quale purtroppo viene assegnato tardi a causa di logiche di subordinazione economiciste degli enti locali. Questo professionista è di fondamentale importanza poiché anzitutto collabora con i docenti curriculari al fine di progettare e realizzare attività didattiche inclusive supportando gli studenti nel superamento delle difficoltà che potrebbero incontrare durante l’apprendimento. Aiuta nella prevenzione all’emarginazione sociale creando un ambiente favorevole alla socializzazione evitando che gli studenti con BES si possano sentire esclusi nel gruppo classe. Il suo ruolo va oltre la semplice assistenza tecnica diventando un mediatore tra l’alunno, gli insegnanti e il gruppo classe. Al fine di evitare queste situazioni spiacevoli sarebbe necessario incrementare i fondi destinati alle scuole del Sud per garantire un supporto adeguato agli studenti con disabilità. In conclusione le politiche educative devono tener conto di questi effetti e cercare di rispondere alle esigenze dei lavoratori al fine di garantire una scuola di qualità, stabile e inclusiva per tutte le regioni italiane. Per sopperire ancora una volta al divario tra nord e sud è di necessaria urgenza la stabilizzazione dei docenti, del personale ATA coinvolto e del personale educativo. Questo è sicuramente un primo passo per migliorare il futuro del sistema scolastico auspicando ad interventi di reclutamento migliori, di flessibilità ai cambiamenti sempre più repentini evitando una fuga esasperata di molti giovani che hanno desiderio di rimanere nella propria terra.
“L’educazione è l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo” Mandela N.,
Dott.ssa Santostefano Francesca – Sociologa specializzata in analisi e gestione dei confltti

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