A Palazzo Madama, il 4 febbraio, si è svolta la premiazione della terza edizione di Iren Esg Challenge 2025, che ha visto protagoniste dieci tesi di laurea di studenti provenienti da diverse università d’Italia nell’ambito Environmental, Social and corporate Governance (Esg). Le tesi spaziavano da modelli di desertificazione e valutazione di scenari alternativi a studi sulla profittabilità dei sustainability bond emessi dalle aziende.
Adottare le Esg significa che un’azienda (o un’organizzazione) mette tra i suoi obiettivi il raggiungimento di determinati traguardi in ambito sociale e ambientale. Secondo il presidente di Iren Luca dal Fabbro, che nella Sala del Senato di Palazzo Madama ha aperto la mattinata, il tema della sostenibilità per le aziende “non è un costo, ma un beneficio” e ha portato ad esempio il caso di Iren: su otto miliardi di investimenti fatti in dieci anni, il 70% è stato legato alla sostenibilità. Ha inoltre rimarcato il valore della Esg Challenge, che ha visto crescere l’attenzione e la partecipazione negli anni.
Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha introdotto la premiazione vera e propria, spiegando che è necessario “interrogarsi sulla transizione senza ideologia”. I ragazzi sono saliti a turno sul palco, hanno presentato i propri lavori e ricevuto una targa e un premio di mille euro.
“Spero di poter contribuire a cambiare le abitudini di consumo”, dice Chiara Caleandro, dell’Università La Sapienza di Roma, che ha realizzato un dataset nel quale ha calcolato la quantità di CO2 emessa e l’acqua sprecata, tramite una survey realizzata tra i suoi compagni. Tra gli altri lavori, tutti degni di nota, Elena Frassinelli ha presentato un’indagine sui contenziosi climatici: cause presentate dai cittadini contro gli Stati accusati di non tutelare il diritto alla salute mediante azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. “L’esito dipende dalla sensibilità di ogni Stato” ha commentato. Alice Mannucci ha presentato uno studio sul biochar, un materiale composto da biomassa trattata termicamente e prodotto in maniera sostenibile, che potenzialmente può fertilizzare i terreni, sostituire il litio nelle batterie, purificare acque e suoli e risolvere il problema dello smaltimento della biomassa.
Sostenibilità, crisi climatica e opportunità per le aziende in ambito Esg sono stati al centro dell’intera mattinata. Telmo Pievani, evoluzionista e filosofo della scienza presso l’Università di Padova, ha spiegato le dimensioni della “policrisi” in corso: aumento della temperatura assestatosi sugli 1,5 °C, aumento degli eventi meteorologici estremi, immobilità delle governance. Il risultato? Nel 2020 la “massa antropica” (cioè la somma del peso di ogni artefatto e ogni essere umano) ha raggiunto per la prima volta le stesse dimensioni della biomassa. In chiusura, ha esortato il pubblico a guardare i modelli da “un punto di vista positivo”, spiegando che “le proiezioni non sono previsioni”. Ha portato sul palco l’esempio del modello sviluppato da Edward Wilson, ideatore del termine “biodiversità”, secondo il quale basterebbe proteggere il 50% del territorio per invertire la curva dell’estinzione della biodiversità. In Italia siamo già tra i migliori d’Europa con il 22% di territorio tutelato. Ha inoltre elogiato le politiche assunte dai governi per contrastare il buco dell’ozono, che di conseguenza ha ridotto la sua estensione del 70% nel 2024. Ha concluso con un dato: prevenire i danni causati dal cambiamento climatico costa un ventesimo di quello che si dovrebbe spendere affrontare il fatto compiuto. È per questo che le Esg sono così importanti.
Ivan Faiella, coordinatore del Nucleo cambiamenti climatici e sostenibilità della Banca d’Italia, ha mostrato come i costi attuali dell’energia pesino in maniera maggiore sulle famiglie meno abbienti. Ha messo in guardia contro una “transizione brusca e disordinata”, che provocherebbe più danni economici che benefici (citando le incertezze delle politiche dell’industria automotive europea dovuta a una transizione troppo improvvisa). Infine, ha rivolto la sua attenzione all’elezione di Donald Trump e alle sue politiche negazioniste: ” I cicli climatici non seguono i cicli elettorali”, per cui più che preoccuparsi di situazioni contingenti, occorre ragionare sul lungo periodo.
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