Perché dico che Cruciani sulla droga ha ragione. E non è una buona notizia

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Tra le numerose polemiche sollevate da “La Zanzara”, merita una riflessione quella tra Giuseppe Cruciani e il centrosinistra di Macerata in merito alla droga, un tema che conosco piuttosto bene per formazione ed esperienza professionale (seppure remota).

Cosa è successo: le frasi contestate
L’11 gennaio Cruciani partecipa alla IV° edizione del Festival “Presente Liberale”, organizzato dall’amministrazione comunale maceratese sul tema della censura. Un invito a nozze per il collega giornalista, sempre prodigo di esternazioni sul tema e soprattutto in fase di promozione del suo libro “Via Crux – Contro il politicamente corretto”, dal quale è tratto anche uno spettacolo di successo. Dal palco Cruciani ribadisce le sue note posizioni anti-proibizioniste, affermando che la guerra allo spaccio di droga è persa ipso facto e che quindi tanto varrebbe passare a una liberalizzazione totale. In una sorta di flusso di coscienza, manifesta il suo essere controcorrente anche sminuendo alcune convenzioni sociali, dalla fedeltà coniugale all’igiene personale, arrivando poi persino al bullismo. Posizioni non certo inedite, ma fortemente rilanciate dalla rielezione di Trump e dall’ondata anti-woke che – almeno nelle intenzioni – punta a un giro di vite sul tema del free speech. Liberi tutti.

Le reazioni politiche
I consiglieri di opposizione invitano la Giunta di centrodestra a dissociarsi dalle affermazioni di Cruciani. Oltre a stigmatizzare l’utilizzo di fondi pubblici per l’evento, si chiede a sindaco e assessore alla Cultura di “assumersi la responsabilità di essere venuti meno al loro ruolo istituzionale su problematiche di grandissimo impatto sociale”. Sul bullismo, il Pd locale sottolinea la contraddizione insita nel fatto che la stessa Giunta si vanti di essere “paladina del sociale” promuovendo “incontri e iniziative nelle scuole su bullismo, droga e disagio e poi accetti senza battere ciglio quanto è stato detto sul palco del teatro”.

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La polemica mediatica
Il dibattito sulla mozione impegna il Consiglio comunale per circa un’ora e mezza, spingendo Cruciani a rispondere con la solita verve via etere, ribadendo sostanzialmente tutto, ma con una significativa precisazione: non era al bullismo che voleva riferirsi, tantomeno definendolo “una cavolata della quale lo Stato non dovrebbe occuparsi”, bensì ridimensionare le diffuse lamentele sugli hater in Rete dai quali suggerisce di difendersi semplicemente lasciando i social. Probabilmente lui stesso si accorge della scivolata: il bullismo e l’odio online non sono la stessa cosa e comunque nessuno dei due è un fenomeno da prendere sottogamba. Ovviamente si discute ampiamente del fatto che Cruciani, liberale con simpatie trumpiane, abbia avuto un palco messo a sua disposizione da parte del centrodestra, ma che parli solo per sé stesso lo conferma implicitamente anche il Pd (proprio ricordando alla Giunta gli impegni assunti contro il bullismo) e certamente sulla liberalizzazione Cruciani è più vicino a chi scrive – di centrosinistra – che al rigido arrocco proibizionista che caratterizza il centrodestra. Ma finché siamo nel campo delle opinioni, è tutto lecito: Cruciani dica ciò che vuole e chi lo ascolta lo critichi, lo lodi oppure lo ignori, come meglio ritiene. È decisamente più interessante entrare nel merito delle sue parole sul tema della droga che, sul piano tecnico e scientifico, invece non possono essere smentite.

Provocazione? No, scomoda realtà
L’antiproibizionismo è una posizione politica e quindi discutibile, mentre quando Cruciani dice che ci si droga “perché è bello” non esprime giudizi: fotografa una realtà oggettiva. Che sia eroina o cocaina, che siano psicofarmaci o alcool, l’assunzione procura al soggetto un piacere immediato e assoluto, che certamente varia in tipologia e intensità in base al tipo di sostanza, ma che in ogni caso anestetizza pensieri e preoccupazioni, ricreando quello stato di soddisfazione allucinatoria che è tipico del neonato, al quale basta strillare perché la madre accorra, pronta a porgergli il seno e riportarlo alla beatitudine estatica. Solo attraverso il lungo processo che costituisce una crescita equilibrata si apprende quella che gli psicologi chiamano “tolleranza alla frustrazione”. La dipendenza, con tutti i suoi disastrosi effetti, non è l’esito ricercato da chi assume una qualunque droga: subentra solo in seguito, come effetto collaterale tanto inesorabile quanto indesiderato. Nessuno assume droga per autolesionismo, ma, al contrario, per il suo pressante bisogno di stare bene, subito. E questo in effetti funziona, ma solo per il breve tempo che anticipa la tragedia.

Il problema di fondo che fa fallire la prevenzione
Se davvero si tiene alla prevenzione delle tossicodipendenze, bisogna capire bene la dinamica sopra descritta, lasciando da parte moralismo e pregiudizi. In caso contrario, si va incontro a fallimenti clamorosi come quelli di quasi tutte le campagne di sensibilizzazione, le quali non fanno che sottolineare quanto male faccia la droga, come se si trattasse di un caso di masochismo collettivo o di scarsa informazione. Il fatto che ancora ci si accapigli sul tema è un problema. In realtà ogni tossicodipendente conosce benissimo i danni provocati dalle sostanze, così come ogni fumatore è perfettamente conscio delle conseguenze dell’assunzione di tabacco: entrambi però mentono a loro stessi, trovando scuse puerili per giustificarsi, perché in realtà non riescono a prendere le distanze dal piacere che – oggettivamente – la loro cattiva abitudine garantisce loro.

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Ribadire ossessivamente la letalità degli effetti collaterali serve solo a stimolare il senso di colpa e quindi a rafforzare paradossalmente meccanismi difensivi come la negazione del problema: vi dice niente la frase “smetto quando voglio”? Invece il problema esiste eccome e l’unico modo costruttivo di guardarlo in faccia è aiutare le persone ad andare “al di là del principio di piacere” (Freud docet). Per farlo, bisogna prima riconoscere il fatto che ci sia una tentazione molto forte. Forse involontariamente e certamente con un wording migliorabile, ma Cruciani ha comunque dato un eccellente contributo al dibattito sul problema delle tossicodipendenze. Se davvero – come annunciato – ci sarà un nuovo incontro pubblico per svilupparlo più in profondità, suggerisco davvero di ripartire da qui.



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