Sopravvissuto al boia presenta un’altra denuncia contro il governo

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La posizione del governo italiano sul “caso Elmasry” si complica. E non solo perché le opposizioni hanno deciso di obbligare l’esecutivo a non galleggiare più in un silenzio intollerabile, ma anche perché da ieri una nuova denuncia pende sul conto di Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi e Carlo Nordo. Questa volta però a puntare l’indice contro i vertici di Palazzo Chigi non è “semplicemente” un avvocato come Luigi Li Gotti, che nei giorni scorsi aveva pure presentato uno stringato esposto per “favoreggiamento” desunto da notizie di stampa. A chiedere giustizia adesso c’è una presunta vittima di «mister Osama Elmasry Njeem» (copyright della Corte penare internazionale). Lam Magok Biel Ruei, originario del Sud Sudan, sostiene infatti di conoscere bene Elmasry, per averne subito le torture nelle prigioni di al Jadida e Mitiga. L’accusa per Meloni e i suoi ministriè, ancora una volta, di favoreggiamento nella fuga di un criminale. Al centro delle attenzioni dell’esposto finiscono «l’inerzia del ministro della Giustizia, il quale avrebbe potuto e dovuto chiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale, e il decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno, con l’immediata predisposizione del volo di Stato per ricondurre il ricercato in Libia». Atti che «hanno consentito ad Elmasry di sottrarsi all’arresto e di ritornare impunemente nel suo Paese di origine, impedendo così la celebrazione del processo a suo carico».

LA DENUNCIA, con ogni probabilità, finirà per rimpolpare il fascicolo già aperto dalla Procura di Roma (e ora al vaglio del Tribunle dei ministri), che la settimana scorsa ha provocato la reazione rabbiosa della premier contro una fantomatica congiura organizzata dalla magistratura capitolina per azzoppare il governo.

E proprio ieri, tra i tanti colpi di scena, è arrivato anche un esposto nei confronti del procuratore capo Francesco Lo Voi e di Luigi Ligotti, depositato a Perugia, per questioni di competenza territoriale, dall’avvocato Luigi Mele. Reati ipotizzati per il magistrato: omissione d’atti d’ufficio aggravata e oltraggio a corpo diplomatico. Per gli uffici guidati da Rffaele Cantone non resta che aprire un fascicolo modello 45, senza indagati e ipotesi di reato, in attesa di nuovi possibili sviluppi.

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MA, A DIFFERENZA di quanto accaduto con la denuncia depositata da Li Gotti, questa volta difficilmente Lam Magok, assistito dall’avvocato Francesco Romeo, potrà essere liquidato come un simpatizzante di Romano Prodi. Anche perché, secondo il legale, ci sarebbe una “pistola fumante” che inchioderebbe il governo alle sue responsabilità: il comunicato diramato dalla Corte penale internazionale il 22 gennaio. Quel documento, secondo Francesco Romeo, «dimostra che le autorità italiane erano state non solo opportunamente informate dell’operatività del mandato di arresto (spiccato il 18 gennaio, ndr), ma anche coinvolte in una precedente attività di consultazione preventiva e coordinamento volta proprio a garantire l’adeguata ricezione della richiesta della Corte e la sua attuazione». Non solo, quello stesso comunicato dice «che le autorità italiane hanno chiesto espressamente alla Corte penale internazionale di non commentare pubblicamente l’arresto di Elmasy, dimostrando, quindi, di esserne a conoscenza», spiega il legale. E in effetti c’è un passaggio su quella nota che riguarda le ore immediatamente successive all’arresto del ricercato per i crimini più odiosi: «Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto del sospettato», si legge. Quindi sarebbero state le autorità italiane a chiedere ai magistrati dell’Aja il silenzio su tutta l’operazione, segno, secondo i querelanti, che a Roma nessuno poteva dirsi ignaro degli eventi. Ed è anche grazie al cortese basso profilo della Cpi se il governo italiano ha potuto decidere di liberare Elmasry e riportarlo in patria su un volo di Stato «senza preavviso o consultazione con la Corte» il 21 gennaio.

PER LAM MAGOK è una beffa: «Io sono stato vittima e testimone di queste atrocità, orrori che ho già raccontato alla Corte penale internazionale», dice, adesso ospite di Baobab Experience. «Ma il governo italiano mi ha reso vittima una seconda volta».



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