Stm, è crisi profonda. A rischio i dipendenti (ma solo quelli italiani)

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L’ad Chery ha annunciato ai sindacati tagli per 300 milioni e un piano di uscite volontarie. Ma solo per l’Italia. La crisi è aggravata dai nuovi player, come DeepSeek

La crisi globale dei semiconduttori rischia di abbattersi anche sull’Italia. Così STMicroelectronics, gigante italo-francese del settore, in cui il governo italiano gioca un ruolo chiave essendo azionista di maggioranza al pari di quello francese. Dopo anni di assunzioni e investimenti, starebbe valutando un netto taglio del personale.

Secondo fonti sindacali, rischierebbero il posto circa tremila lavoratori nei suoi stabilimenti, arrivando a tagliare il sei per cento della sua forza lavoro e, stando ai rumors, l’azienda parrebbe concentrare i tagli nel nostro Paese piuttosto che in Francia. Un’eventualità a cui l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, rappresentato dal ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è chiamato a rispondere.

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Stabilimenti italiani sotto pressione

Nonostante la partecipazione azionaria equamente divisa tra i due governi (Italia e Francia detengono ciascuna il 13,75 per cento delle azioni attraverso la STMicroelectronics Holding NV), il management è sempre più orientato Oltralpe. Lo scorso 30 gennaio, l’amministratore delegato di StMicroelectronics Jean-Marc Chery, in occasione della presentazione dei risultati del quarto trimestre, ha affermato che l’azienda avrebbe avviato colloqui con i sindacati su un piano di uscite volontarie del personale nell’ambito di un programma di riduzione dei costi da 300 milioni di dollari, a cominciare da una serie di riduzioni e razionalizzazioni nei suoi principali siti produttivi italiani.

Lo stabilimento di Agrate Brianza, con i suoi oltre 5 mila dipendenti, è tra i più esposti, con prospettive di riduzione della forza lavoro attraverso prepensionamenti, blocco del turnover e possibili chiusure di reparti. Situazione simile nel sito di Catania, storico polo dell’innovazione nei semiconduttori, dove il recente investimento da 5 miliardi di euro per la fabbrica di chip di potenza non sembra sufficiente a garantire stabilità occupazionale.

In Francia, invece, STMicroelectronics avrebbe adottato un approccio più cauto: nessun annuncio di tagli drastici, nonostante la crisi del settore. Questo ha sollevato polemiche sulla gestione bilaterale della partecipazione statale, con Parigi che sembra esercitare un peso maggiore rispetto a Roma nelle scelte strategiche della società, esprimendo i ruoli apicali (su tutti l’Ad Chery) e privilegiando gli investimenti in terra transalpina piuttosto che in Italia. Una disparità di trattamento che si ripercuote nel tessuto industriale del nostro paese.

Il crollo del mercato dei semiconduttori

La difficile situazione di STMicroelectronics s’innesta nel momento delicato che sta affrontando il settore dei semiconduttori, in difficoltà a livello globale. Nell’ultimo periodo l’azienda italo-francese ha registrato una brusca flessione nelle vendite: i ricavi stimati per il primo trimestre del 2025 sono pari a 2,51 miliardi di dollari, in calo del 27,6 per cento, in netto calo rispetto ai 3,47 miliardi dello stesso periodo del 2024.

La crisi è aggravata dall’ascesa di nuovi player nel mercato, su tutti DeepSeek, l’azienda cinese che ha sviluppato modelli di intelligenza artificiale avanzati scatenando il panico a Wall Street: l’effetto dell’Ia cinese sul settore ha portato a una perdita di quasi un trilione di dollari nel valore di mercato delle principali aziende tecnologiche, con Nvidia che ha registrato un crollo storico in borsa. Inoltre, la sua tecnologia competitiva sta accelerando la trasformazione dell’industria, costringendo aziende come STMicroelectronics a rivedere strategie e investimenti.

La preoccupazione dei sindacati

I sindacati metalmeccanici hanno espresso forte preoccupazione per le decisioni dell’azienda. «Non possiamo accettare che una multinazionale con forte partecipazione pubblica scarichi la crisi solo su un Paese», ha dichiarato il segretario della Cgil Maurizio Landini. «L’azienda deve garantire un futuro certo ai lavoratori italiani. Serve un tavolo di confronto immediato con il governo», ha affermato il segretario della Uilm Rocco Palombella. Nel frattempo, il governo italiano ha avviato interlocuzioni con la dirigenza di STMicroelectronics per limitare l’impatto occupazionale, ma le risposte fornite finora non sembrano rassicuranti.

Con migliaia di posti di lavoro a rischio, il futuro dell’industria microelettronica in Italia appare incerto, mentre la competizione globale si fa sempre più aggressiva con l’emergere di nuove realtà come DeepSeek. Nei prossimi mesi, il confronto tra azienda, governo e sindacati sarà decisivo per determinare le sorti dei lavoratori italiani e della leadership tecnologica del Paese.

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