Alessandra Todde ritorna in Aula dopo la decadenza: «Così si stravolge il voto». Sardegna a rischio stallo. Il centrodestra attacca

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di
Alberto Pinna

La governatrice: «La bolletta e le spese contestate? Irrilevanti». Il rebus dei tempi nella Regione a rischio paralisi: tra decisione, motivazioni, udienze in Appello, pronuncia ed eventuale ricorso in Cassazione possono passare anni

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CAGLIARI – Un mese dopo l’ordinanza con la quale il collegio di garanzia della Corte d’appello avviava l’iter di decadenza per irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali, Alessandra Todde sembra essere riuscita a disinnescare il rischio di un precoce tramonto politico. In Consiglio regionale la presidente ha caparbiamente contestato la decisione del collegio di garanzia, ma nello scontro col centrodestra non si sono replicati toni e veleni di inizio d’anno: nell’aula mai è risuonata la parola «dimissioni». Asperità verbali: «Dilettantismo, incompetenza, superficialità». L’attacco più duro è venuto dal suo competitor alle elezioni, l’ex sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, ora capogruppo FdI: «La legislatura è morta, neanche un pronunciamento della giustizia favorevole (alla Todde, ndr) potrebbe salvarla: ha perduto ogni credibilità politica». Parole forti, ma clima non infuocato. Tant’è che infine la stessa Todde l’ha riconosciuto («Confronto misurato») e ha ringraziato.

La legislatura proseguirà ed è proprio la preoccupazione di molti consiglieri di non essere riconfermati in caso di elezioni anticipate può aver contribuito a far abbassare il livello dello scontro politico. Il «caso Todde» s’incanala dunque nella normalità istituzionale e giudiziaria: l’ordinanza ritorna alla giunta per le elezioni — che ha già fatto sapere che non si pronuncerà prima di una decisione definitiva della magistratura — e poi sarà il Consiglio regionale a dire l’ultima parola sulla decadenza. La prima udienza del Tribunale civile il 20 marzo. Difficile prevedere i tempi, ma fra decisione, motivazioni, fase per un eventuale ricorso, udienze in appello, pronuncia, nuovo (eventuale) ricorso e Cassazione, possono passare anni. E non è escluso — significativi i riferimenti del capogruppo del Partito democratico Roberto Deriu — persino che il «caso Todde» approdi alla Corte costituzionale. Quando tutto sarà finito, alla conclusione naturale della legislatura (2029), potrebbe a quel punto mancare poco.




















































Il rischio è lo stallo, almeno fino a quando non verrà risolto il problema della decadenza: «È la prima volta in Italia — ha insistito Todde — che un procedimento amministrativo stravolge il risultato di un voto popolare. Il governatore del Veneto Luca Zaia per una vicenda analoga alla mia non ha avuto sanzioni ed è lì dal 2015». E ha rincarato: «Mi hanno attaccato gli stessi che difendono una ministra accusata di falso in bilancio e frode allo Stato, sostenendo che sono io che devo vergognarmi perché ho pagato una bolletta di 153 euro, spesi comunque non per la campagna elettorale ma per il mio ufficio di rappresentanza parlamentare». 

Neanche tanto velato il riferimento a una «manina» politica esterna, sulla quale sono stati più espliciti nel ricorso in Tribunale i suoi avvocati. Che nell’evidenziare la risicata maggioranza nel collegio della Corte d’Appello (quattro favorevoli e tre contrari) hanno individuato un conflitto di interessi: un commissario «non ha avvertito di aver fatto campagna elettorale per il figlio», candidato per Forza Italia, e la stessa presidente Gemma Cucca «ha omesso di segnalare di essere sorella del segretario regionale di Azione, impegnato politicamente nelle elezioni» in contrapposizione a Todde e «recentemente proposto sindaco di Nuoro dalla coalizione di centrodestra».

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3 febbraio 2025 ( modifica il 3 febbraio 2025 | 21:57)

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