Maxiprocesso contro la ‘ndragheta migra a Catania: protesta all’aula bunker di Bicocca VIDEO

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Giustizia

Di Laura Distefano |

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La misura è colma. E la migrazione del maxi processo d’appello “Rinascita Scott” (con oltre 200 imputati) da Lamezia Terme a Catania è stata «la ciliegina sulla torta». Stamattina i penalisti calabresi hanno abbandonato l’aula bunker di Bicocca appena è entrata la Corte d’Appello. Ma prima hanno letto un documento per spiegare le ragioni dell’astensione.

«Una manifestazione di protesta che vuole dire stop a un’amministrazione della giustizia di “massa” che non tiene conto del principio costituzionale della presunzione di innocenza», dice l’avvocato Giuseppe Milicia, coordinatore delle camere penali della Calabria e presidente della camera penale di Palmi. Il sistema Calabria della giustizia «assomiglia alla pesca a strascico» dove «il diritto di difesa è abolito». La ‘ndrangheta è l’organizzazione mafiosa più potente e pericolosa. E contrastarla è una priorità.

I difensori chiedono alla magistratura però di avere come “faro” il Codice e la Carta Costituzionale. «Le garanzie non possono essere messe da parte. E se poi i processi calabresi producono la percentuale maggiore di risarcimenti per ingiusta detenzione, forse dovremmo cominciare a farci delle domande e a darci delle risposte», argomenta il penalista.

Al «metodo militare» poi si sono aggiunti «i problemi strutturali dell’edilizia giudiziaria». Milicia è ancora incredulo: «Si è costruito un tribunale senza valutare i rischi idrogeologici del territorio. E i risultati sono stati quelli di dover costringere giudici e avvocati a trasferte di centinaia di chilometri. E inoltre i difensori si sono visti negare la possibilità, prevista dalla legge, di poter partecipare da remoto». E dal Dap gli avvocati si sono sentiti dire che per il mondo carcerario «sono dei corpi estranei». «I numerosi colleghi che hanno chiesto di partecipare al processo a distanza, prima hanno scoperto una nuova regola, quella dell’avvocato da collegare dal carcere più vicino a casa sua (anziché dallo studio professionale come previsto dalla norma); poi, 48 ore prima dell’inizio della causa, si son visti revocare l’umiliante invito a presentarsi in carcere», è scritto nel documento che annuncia la protesta a Catania.

Fiume di toghe

Un fiume di toghe c’era stamattina davanti ai cancelli dell’istituto penitenziario di Bicocca. Il coordinamento delle camere penali della Calabria ritiene che «i diritti della difesa nel processo a gestione militare sono compatibili soltanto con la difesa che non li esercita; perché se sceglie di esercitarli – anche quelli minimi – scopre che l’efficientissimo sistema di smaltimento dei “nemici della società” messo in piedi, si incepperebbe. E per tutte queste ragioni saremo fuori dall’aula bunker di Bicocca a manifestare contro l’intollerabile degenerazione del sistema della “Calabria giudiziaria”». Nessun urlo. Perché anche la forma è sostanza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA






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