Rating Germania: da locomotiva d’Europa a economia fragile, a rischio la tripla A

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L’agenzia Scope Ratings: il rating di credito AAA della Germania è in pericolo, il declino economico è alle porte

L’agenzia di rating Scope avverte: senza riforme, la Germania rischia di perdere il suo prestigioso rating di credito. Donald Trump minaccia di imporre dazi sull’Unione Europea, Putin spinge da est e la Germania si spacca tra crisi interna e insicurezza globale.
Il colosso industriale si scopre un gigante dai piedi d’argilla nel momento in cui doveva rimanere più solido. Esplode la bolla della stabilità ed emergono le sue debolezze, sono necessari investimenti e riforme economiche strutturali.

Elko Sievert, il direttore esecutivo dell’agenzia europea Scope Ratings, in un’intervista a Reuters, ha sottolineato:

Una crescita del PIL più debole, da sola, non costituisce una minaccia immediata per il rating AAA della Germania, nemmeno se la stagnazione economica dovesse proseguire nel 2025. Tuttavia, la pressione sulla valutazione aumenterà se la Germania non sarà in grado di affrontare le cause alla base della sua debole crescita.

Cos’è il rating e perché è importante?

Il rating di credito è un indicatore fondamentale che misura l’affidabilità di un paese nel ripagare i propri debiti. La Germania, con il suo rating AAA, gode di condizioni di finanziamento ottimali, ma questo status potrebbe essere compromesso se le sue debolezze strutturali non verranno affrontate.

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Le agenzie assegnano il valore di rating in base a:

  • Stabilità economica;
  • Debito pubblico;
  • Crescita;
  • Rischi politici.

Il rating è espresso con sigle alfabetiche: AAA indica massima affidabilità, D segnala default.

Avere un buon rating è importante perché:

  • Gli investitori hanno più fiducia nei mercati del paese e affluiscono più capitali;
  • Tassi di interesse più bassi: questo consente di ottenere prestiti a condizioni migliori;
  • Crescita economica: il declassamento del rating comporta maggiori tassi di interesse, che aumentano il costo del debito pubblico portando a una riduzione degli investimenti.
🔵 Massima affidabilità Germania, Svizzera, Norvegia AAA
🟢 Alta affidabilità Francia, Regno Unito, Corea del Sud AA
🟡 Affidabilità media Italia, Spagna, Portogallo BBB
🟠 Rischio elevato Brasile, Turchia, Grecia BB
🔴 Vicino al default Bolivia, Venezuela, Libano CCC / D

Rischio declassamento

Le agenzie di rating monitorano da vicino la situazione. Se il paese non riuscirà a rilanciare la crescita, la tripla A (AAA) potrebbe essere messa in discussione.
Solo pochi paesi mantengono il massimo rating, tra cui Germania, Svizzera e Norvegia. Mentre economie come l’Italia (BBB) sono già considerate più vulnerabili, con tassi di interesse più elevati e minore attrattiva per investitori. Un eventuale declassamento della Germania avrebbe conseguenze significative, rendendo più costoso finanziare il proprio debito e investire nel futuro.

Crisi interne e minacce esterne: un’economia in difficoltà 

Nel 2024, l’economia tedesca ha registrato una contrazione per il secondo anno consecutivo. Questa è la prima volta dal 2003 che la Germania non sperimenta due anni successivi di recessione. Colpita dalla domanda internazionale in calo e dalla crescente concorrenza, in particolare cinese. La crisi economica è stata uno dei fattori determinanti nella dissoluzione della coalizione semaforo guidata dal cancelliere Olaf Scholz e continua a rappresentare la principale preoccupazione per gli elettori tedeschi.

Gli europei ci trattano molto, molto male e se non correggeranno gli squilibri commerciali dovranno pagare i dazi“, dice il presidente americano Donald Trump a un incontro con i giornalisti.
Tra i Paesi europei che registrano il maggior surplus commerciale nei confronti di Washington c’è al primo posto la Germania, seguita da Italia e Irlanda. Nel suo primo mandato, il presidente degli USA aveva già imposto dazi all’industria automobilistica tedesca. Il rischio di vedere compromessa la sua posizione nel settore manifatturiero e nelle esportazioni è concreto.

Tra l’incudine e il martello

Donald Trump vuole imporre dazi. La Germania con un surplus commerciale di 86 miliardi di euro nei confronti degli Stati Uniti, è particolarmente vulnerabile a queste misure protezionistiche. L’introduzione di nuovi dazi potrebbe mettere a rischio fino a 300.000 posti di lavoro nel paese, principalmente nei settori orientati all’export. Dall’altro lato la Cina minaccia la competitività. Putin spinge sull’Ucraina e la Germania si spacca tra crisi interna e insicurezza globale. A ciò si aggiunge una crescente instabilità politica interna, con una frattura sempre più marcata tra est e ovest del Paese. Mentre l’ovest appare segnato dalla stagnazione economica, l’est manifesta crescente rabbia e risentimento, il partito di estrema destra anti-establishment AfD cresce vertiginosamente e si prepara a un risultato record nelle elezioni anticipate del 23 febbraio 2025.

Il problema del debito pubblico

“Nel confronto con altre grandi economie europee, il basso livello di indebitamento è un punto di forza“, ha spiegato Sievert. La Germania ha un debito pubblico sul PIL, pari al 63%. In Italia, il Centro Studi Confindustria stima che il debito pubblico raggiungerà il 139,1% del PIL nel 2024, con un ulteriore incremento al 141,1% nel 2025.
Prosegue Sievert, “tuttavia, gli altri paesi con rating AAA assegnato da Scope hanno un livello di debito ancora più basso, con una media del 36%. All’interno di questo gruppo, l’economia tedesca ha addirittura il più alto livello di debito pubblico“. Il basso livello di debito pubblico della Germania, non resta una garanzia per mantenere il rating AAA.

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Fonte: Banca d’Italia; Destatis

Il freno al debito

La Germania ha storicamente applicato il cosiddetto “freno al debito” (Schuldenbremse), una politica fiscale che limita il deficit pubblico allo 0,35% del PIL, imponendo dei vincoli alla spesa pubblica e alla capacità di maggiore indebitamento dello Stato. Di fronte alla crisi economica e alla necessità di finanziare il bilancio 2025, Scholz, insieme ai partner di coalizione SPD e Verdi, ha proposto di sospendere temporaneamente il freno al debito per consentire maggiori investimenti pubblici. Questo vincolo è al centro della crisi politica che ha portato al crollo del governo Scholz. Il ministro delle Finanze e leader del Partito Liberale Democratico (FDP), Christian Lindner, si è opposto fermamente a questa sospensione, sostenendo l’importanza di mantenere una rigida disciplina fiscale.

Crisi dell’industria e problemi strutturali

Il settore automobilistico tedesco è in crisi. La Volkswagen ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti nel Paese, una mossa che non si verificava dalla Seconda guerra mondiale, evidenziando la gravità della situazione. Il passaggio all’elettrico sta causando un drastico ridimensionamento dell’industria, con oltre 140.000 posti di lavoro a rischio secondo Hildegard Müller, presidente dell’associazione dell’industria automobilistica tedesca.

Secondo Sievert, i problemi strutturali della Germania includono:

  • I costi elevati dell’energia, che pesano sulla produzione e sulle esportazioni;
  • La mancanza di investimenti in infrastrutture, istruzione e digitalizzazione;
  • Riforme insufficienti del mercato del lavoro, che minano la competitività internazionale del paese.

Quali soluzioni per evitare il declino?

Per Sievert, il futuro della Germania dipenderà dalla capacità del prossimo governo di rafforzare gli investimenti pubblici e modernizzare l’economia. “Se la Germania vuole fermare il declino graduale della sua competitività, allora il prossimo governo dovrebbe concentrarsi sull’aumento significativo degli investimenti“, ha concluso Sievert.

La locomotiva d’Europa rischia di finire verso un binario morto?

Il dibattito pubblico in vista delle elezioni si preannuncia cruciale per il mantenimento di leader in Europa come colosso economico.
La crisi dell’industria automobilistica, l’incertezza politica interna e le tensioni internazionali rendono il quadro instabile. Il futuro economico della Germania è più incerto che mai.
Tuttavia, il Fondo Monetario Internazionale, intravede una possibile ripresa grazie all’aumento dei salari e a una moderata crescita dei consumi, questo potrebbe ridare slancio all’economia nei prossimi mesi.

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