Brevetti anticancro, Italia sesta in Europa. Tarapie “smart” made in Calabria

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MILANO Nanostrutture per terapie “smart” anticancro “made in Calabria; da Roma sistemi avanzati di microscopia a fluorescenza; in Toscana caccia a biomarcatori oncologici; a Milano dispositivi per monitorare la posizione e i movimenti dell’occhio durante la radioterapia oculare. Sono solo alcuni esempi delle nuove frontiere in oncologia, in cui ci si può imbattere scorrendo l’elenco dei brevetti tricolore nel sistema dell’European Patent Office (Epo), una sorta di giro d’Italia delle invenzioni contro il cancro. Il Belpaese è tra i principali Paesi su questo fronte, è sesto in classifica in Europa per famiglie di brevetti relativi alla lotta ai tumori, ma si distingue per avere la più ampia quota di startup in fase iniziale (46%). In uno scenario in cui le domande di brevetto in questo settore dal Vecchio Continente stanno rallentando rispetto a quelle provenienti da Stati Uniti e Cina. E’ il quadro che emerge da uno studio sulle tecnologie oncologiche pubblicato dall’Ufficio europeo dei brevetti in vista della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra martedì 4 febbraio. Il cancro rimane una delle principali minacce per la salute in Europa, dove – spiegano gli esperti – si concentrano quasi il 25% dei casi globali e oltre il 20% dei decessi, nonostante la regione rappresenti meno del 10% della popolazione mondiale. I progressi tecnologici possono avere un impatto positivo. L’analisi dell’ufficio brevetti mostra i settori tecnologici in più rapida crescita, tra cui l’immunoterapia cellulare (dove il numero di domande di brevetto è cresciuto a un tasso medio annuo del 37,5% tra il 2015 e il 2021), la terapia genica (+31%) e l’analisi delle immagini (+20%).
Se da un lato si osserva un rallentamento delle domande, dall’altro emerge che l’Europa ospita il maggior numero di startup legate all’oncologia. «Alla luce della relazione di Mario Draghi sul futuro della competitività europea – osserva in una nota il presidente dell’Epo, António Campinos – i risultati di questo studio devono servire da campanello d’allarme per il sistema europeo di innovazione oncologica. Mentre le tecnologie per la lotta contro il cancro evolvono rapidamente e si sviluppano in direzioni inaspettate, l’Europa deve reagire per mantenere il suo vantaggio competitivo nell’innovazione sanitaria e salvare vite umane. Le vivaci startup europee nel settore dell’oncologia sono un faro di speranza per la lotta contro il cancro, ma hanno bisogno di investimenti e di sostegno per far crescere le loro invenzioni». In particolare, l’Italia è al sesto posto in Europa per numero di startup impegnate nella lotta contro il cancro, dopo il Regno Unito (290 startup), la Francia (246), la Germania (208), la Svizzera (151) e la Svezia (112). Il nostro Paese si distingue con un totale di 80 startup legate all’oncologia, cifra significativamente superiore alla media Ue, che è di 48,9 startup per nazione. Ma soprattutto presenta la quota più alta di startup in fase iniziale (oltre il 46%), che viene letto come un indicatore del potenziale di innovazione e delle prospettive future del Paese in questo campo. L’Italia è inoltre sesta in Europa, con oltre 1.100 Ipf (famiglie di brevetti) registrati nel periodo 2010-2021, pari ad una quota superiore all’1%. E rappresenta una quota del 4,6% di tutte le tecnologie oncologiche brevettate in totale in Europa nel periodo 2017-2021, emerge dai dati. Nel complesso, lo studio rivela un netto contrasto nelle fasi di crescita: mentre l’Europa ha un maggior numero di startup nelle fasi di avvio e di crescita iniziale, gli Stati Uniti superano significativamente l’Europa per numero di startup in fase di crescita avanzata. Quasi il 40% delle startup statunitensi legate alle tecnologie anti-cancro ha raggiunto questa fase avanzata, rispetto ad appena il 24% nell’Ue e a meno del 27% in altri Stati dell’Epo, evidenziando le sfide che le startup europee devono affrontare per raggiungere il successo. Gli enti di ricerca pubblici in Italia, spiegano gli autori del report, hanno contribuito in modo significativo ai progressi in campo oncologico, con un impegno diretto nella ricerca che rappresenta il 38,4% dei progressi dal 2016 al 2021, superando la media Ue, che è del 34,9%. Se si includono anche i contributi indiretti alla ricerca, il contributo totale sale a un 59,5% in Italia, evidenziando «il ruolo cruciale di queste istituzioni nella lotta contro il cancro». Quasi la metà di tutti i brevetti provenienti dagli Stati membri dell’Unione Europea tra il 2010 e il 2021 proviene da università, enti di ricerca pubblici o ospedali. Al di là dell’attività brevettuale diretta, oltre il 12% delle domande di brevetto relative alla lotta al cancro nell’Ue ha avuto origine presso gli istituti di ricerca ma è stato depositato dalle aziende. In altri Stati membri dell’Epo, si legge, gli istituti di ricerca hanno contribuito a quasi il 30% di tutti i brevetti, mentre il 6,4% è stato depositato da aziende. 

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