Legge Aree Idonee Sardegna impugnata dal Governo, perché?

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Retroattività e violazione dei principi costituzionali, Contrasto con la disciplina nazionale ed eccesso di competenza legislativa, alcuni motivi alla base dell’impugnazione, mentre Giunta Todde e MASE cercano un punto di incontro

Foto di Maik Winnecke su Unsplash

I perché dietro alla legge impugnata dal Governo

Un confronto utile e costruttivo. Con queste parole la presidente della Sardegna Alessandra Todde, ha definito l’incontro del 31 gennaio con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. Riunione che aveva nell’ordine del giorno anche la Legge Regionale Aree Idonee del 5 dicembre 2024, n.30, impugnata dal Governo nell’ultimo Consiglio dei Ministri.

Una decisione, quella dell’Esecutivo, che non ha sorpreso più di tanto e che potrebbe non essere l’unica, visto l’ampio spazio di manovra concesso ai poteri locali per l’individuazione di aree idonee e non idonee all’installazione degli impianti rinnovabili.

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Il tallone d’Achille del Decreto Aree Idonee

Le difficoltà di far conciliare gli obiettivi nazionali in fatto di sviluppo di green energy con le esigenze territoriali è storia antica. Tuttavia il DM Aree Idonee avrebbe dovuto, almeno in teoria, cercare di arginare questa difficoltà stabilendo in maniera chiara ed univoca criteri nazionali per l’installazione. Nella pratica, però, ha semplicemente demandato questo compito alle Regioni. Con il rischio non solo di andare incontro ad un puzzle normativo, ma anche di creare un conflitto con le norme nazionali.

Rischio che ha preso subito corpo. Nell’iter avviato dal Decreto ministeriale (al netto della sospensiva imposta dal Consiglio di Stato), la Sardegna ha superato tutti presentando immediatamente la legge richiesta. E fissando rigidi paletti allo sviluppo delle rinnovabili, capaci di incidere anche in maniera retroattiva sulle progettualità già autorizzate.

Ecco perché il 28 gennaio 2025 su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, il Governo ha deliberato di impugnare la legge della Sardegna.

I motivi per cui il Governo ha impugnato la Legge della Sardegna

Nella raccolta giudizi di legittimità Costituzionale pubblicata dal Ministero dell’interno è stata pubblicata l’impugnativa riportando i motivi che hanno fatto scattare il no dell’Esecutivo. Questi alcuni dei grandi problemi ravvisati nel testo:

Retroattività e violazione dei principi costituzionali

Il provvedimento della Sardegna si applica anche agli impianti a fonti rinnovabili con procedimento autorizzativo già concluso, configurandosi come una sopravvenienza normativa sfavorevole. Una retroattività che risulta in netto in contrasto con i principi di uguaglianza (art. 3 Cost.), certezza del diritto, legittimo affidamento e libertà di iniziativa economica (art. 41 Cost.).

Secondo l’impugnativa la legge sarda potrebbe incidere restrittivamente sul “minimum” di aree idonee per impianti rinnovabili, così come identificate dalla legislazione statale (D.lgs. n. 199/2021, art. 20, comma 8), rendendo “non idonee” aree che lo Stato considera invece adatte. E creando un conflitto di competenze.

Diverse le criticità evidenziate nell’articolo 3. Per il Governo la norma prevede una procedura troppo complessa e restrittiva (troppi passaggi, necessità di unanimità in Conferenza Servizi e possibilità di utilizzare solo le procedure PAS e AU) per consentire, in determinate circostanze, la realizzazione di impianti in aree che la stessa legge ha precedentemente dichiarato “non idonee”.

Il testo potrebbe presentare dunque profili di incostituzionalità, in quanto potrebbe ostacolare eccessivamente la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, in contrasto con i principi di massima diffusione di tali fonti e con la normativa europea in materia.

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Contrasto con la disciplina nazionale e violazione di competenze statali:

La legge prevede procedure particolari che si sovrappongono a profili amministrativi e politici, ponendosi in contrasto con la disciplina nazionale del procedimento amministrativo. Violando l’articolo 117 della Costituzione, che demanda al legislatore statale la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e che affida allo Stato la tutela dei beni culturali e paesaggistici.

L’impugnativa evidenzia come l’articolo 1, comma 5, in combinato disposto con gli allegati della Legge, preveda una casistica molto ampia di aree interdette, che vanno oltre le aree specificamente tutelate a livello europeo, nazionale e regionale (come i beni UNESCO o le aree naturali protette) e le aree in assoluto inidonee (ad esempio per motivi di sicurezza idrogeologica).

La legge regionale include anche aree genericamente definite, come quelle con “elementi con valenza storico-culturale” non ricompresi nel Piano Paesaggistico o le “aree di riproduzione, alimentazione e transito di specie faunistiche protette”, senza una precisa delimitazione e motivazione. Questa genericità dei divieti secondo il Governo rischia di interdire la realizzazione di impianti rinnovabili in gran parte del territorio regionale, impedendo una valutazione bilanciata dei diversi interessi costituzionali.

Eccesso di competenza legislativa

Lo Statuto speciale della Sardegna riconosce alla Regione competenza legislativa in materia di “produzione e distribuzione dell’energia elettrica”, con i limiti stabiliti dallo stesso Statuto. La legge regionale Aree Idonee, in alcuni punti, eccede tali limiti, invadendo competenze statali in materia di energia, che sono più ampie di quelle previste per la sola energia elettrica.

Confronto Todde-Pichetto

Lo scontro tra potere centrale e potere locale era pressoché certo. All’indomani del Consiglio dei Ministri la governatrice Todde aveva criticato la decisione governativa presa “violando lo Statuto sardo che riconosce il diritto di partecipare al Consiglio dei Ministri quando si discutono temi di rilievo per la Regione”.

È seguito un primo confronto a Roma il 31 gennaio. Todde e l’Assessore sardo dell’Industria Emanuele Cani hanno incontrato il ministro Gilberto Pichetto. Punto centrale del meeting il DPCM Sardegna relativo all’individuazione di opere e infrastrutture per la metanizzazione dell’isola, ma lasciando spazio anche alla legge delle Sardegna Aree idonee.

“L’incontro di oggi – ha commentato la giunta sarda  – pur nella consapevolezza delle differenti posizioni, è stato un confronto utile e costruttivo e ha costituito un passaggio necessario per il superamento delle centrali a carbone presenti in Sardegna. Inoltre, abbiamo ribadito la volontà della Regione di rispettare gli obiettivi del Pniec continuando a tutelare gli interessi della Sardegna e dei sardi”.

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