Forza Ministro Giuli! Gli Italiani sono con Lei – Torino Cronaca

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C’è una costante, sottile ma inesorabile, nel modo in cui la Lega cerca di smantellare pezzo dopo pezzo gli organismi di controllo dello Stato centrale: l’assalto alle Soprintendenze ne è solo l’ultimo esempio. Sotto la bandiera della “semplificazione”, il Carroccio ha presentato un emendamento al Decreto Cultura che punta a svuotare il potere delle Soprintendenze, trasformando i loro pareri da vincolanti a meri suggerimenti. La giustificazione? Accelerare i cantieri, dare più potere ai sindaci. Una narrazione che suona bene agli orecchi di chi vuole costruire senza vincoli, ma che nella realtà rappresenta un pericoloso indebolimento di uno dei pochi baluardi rimasti a tutela del patrimonio culturale e paesaggistico italiano.

Il colpo di mano, orchestrato dal deputato leghista Gianangelo Bof e avallato dal vicepremier Matteo Salvini, mirava a consentire interventi su aree protette senza il peso di un parere vincolante da parte degli organi tecnici. Un via libera mascherato alle speculazioni, un regalo ai cementificatori, una mossa che avrebbe consegnato ai sindaci – spesso privi di una preparazione adeguata e talvolta ignoranti- o esposti a pressioni economiche e politiche – la facoltà di decidere il destino del paesaggio italiano. La Lega non si è ancora data per vinta e minaccia di ripresentare la proposta con un prossimo decreto ministeriale, mettendo in difficoltà la coesione della maggioranza.

Di fronte a questo tentativo di aggirare i meccanismi di tutela, c’è però chi ha alzato un muro: il Ministro della Cultura Alessandro Giuli. Con fermezza e lucidità, ha bloccato l’iniziativa leghista, dichiarandosi contrario a qualsiasi modifica che trasformi il parere delle Soprintendenze in una semplice formalità. Una posizione netta, che ha suscitato le ire della Lega ma che ha trovato il sostegno di molti addetti ai lavori e fatto gongolare l’opposizione, che comunque si è schierata a favore di Giuli, per la divisione nella maggioranza governativa. Per comprendere la gravità dell’emendamento leghista, occorre ripercorrere il ruolo e la storia delle Soprintendenze. Questi organi periferici del Ministero della Cultura hanno il compito di vigilare, proteggere e valorizzare il patrimonio artistico, storico e paesaggistico italiano. Furono costituite territorialmente nel 1907 e dipendevano dal Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1923 vennero istituite le “Soprintendenze dell’arte medievale e moderna”. Nel 1939 la struttura delle Soprintendenze fu potenziata con la L. 823 del 22 maggio 1939 e con le Leggi n.1089 del 1 giugno !939 e n.1497 del 14 ottobre 1939 furono promulgate le norme fondamentali di protezione dei beni culturali e paesaggistici. Come dire che il fascismo qualcosa di buono lo aveva pur fatto. Oggi le Soprintendenze operano in base a precisi poteri sanciti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004) e dalla Costituzione italiana.

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Ecco alcune delle loro funzioni più rilevanti:

  • Dichiarazione di interesse culturale : le Soprintendenze identificano e vincolano beni immobili e mobili di valore storico, artistico o archeologico.
  • Autorizzazione ai lavori : qualsiasi intervento che possa alterare un bene tutelato deve passare per il loro via libera.
  • Vigilanza e ispezioni : le Soprintendenze monitorano lo stato di conservazione del patrimonio culturale e possono imporre misure per evitarne il degrado.
  • Vincoli paesaggistici : possono imporre limitazioni a interventi edilizi o infrastrutture che possano compromettere il paesaggio.

In sostanza, senza il loro parere vincolante, chiunque – dal sindaco all’imprenditore di turno – potrebbe decidere di costruire strade, installare cartelloni pubblicitari o alterare irreversibilmente un’area protetta con il solo pretesto dello “sviluppo”. Un incubo che abbiamo già vissuto, con l’obbrobrio delle periferie delle grandi città e lo scempio di tanti paesi e borghi italiani che, senza la resistenza di questi enti, avrebbe devastato in modo irreparabile tutto il nostro Paese.

La proposta della Lega si colloca perfettamente nel solco della retorica edilizia che Salvini e soci cavalcano da anni. Il loro slogan è sempre lo stesso: meno vincoli, più sviluppo. Una favola che nasconde una realtà molto più prosaica: meno vincoli per chi vuole speculare, più danni per il patrimonio collettivo. Il tentativo di indebolire le Soprintendenze è stato respinto grazie all’opposizione del Ministro Giuli, che ha chiesto e ottenuto il ritiro dell’emendamento. Il Ministero della Cultura ha ribadito la sua linea: nessun compromesso sui pareri vincolanti delle Soprintendenze.

La reazione della Lega? Immancabile e scontata. Salvini ha subito attaccato, parlando di un atto di “burocrazia soffocante” e rilanciando la retorica della semplificazione. Ma semplificare non può significare devastare. E la burocrazia che rallenta è principalmente quella degli enti locali e della trafila degli altri organismi che devono apporre i loro timbri. L’Italia è il Paese con il maggior numero di siti UNESCO al mondo. Abbiamo una ricchezza culturale e paesaggistica che ci invidia tutto il pianeta, un’eredità costruita nei secoli e che richiede protezione costante. I turisti vengono in Italia per vedere i suoi paesaggi e le sue città, contribuendo al nostro PIL per quasi il 20%. Delegare la gestione di questi beni ai Comuni senza il filtro delle Soprintendenze significa consegnare il nostro patrimonio agli interessi privati ​​e locali, senza garanzie di competenza e imparzialità, dove gli interessi privati si contrappongono a quelli pubblici e delle generazioni future. Negli anni, le Soprintendenze hanno impedito scempi urbanistici, frenato l’abbattimento di edifici storici, bloccato opere invasive in contesti protetti. Non sono il problema, ma la soluzione. Non sono un ostacolo, ma uno strumento di tutela. Se il sistema delle autorizzazioni ha dei difetti, lo si può migliorare, ma non certo abbattendo l’unico baluardo rimasto tra la nostra storia e il cemento. Ecco perché è fondamentale sostenere il Ministro Giuli nella sua battaglia contro il tentativo di indebolire la tutela del patrimonio italiano. Il Ministro ha dimostrato coerenza e visione, rifiutando ogni cedimento e schierandosi dalla parte della cultura e della storia. La vera domanda è: dove vuole portarci la Lega? Verso un’Italia senza più tutele, in cui la bellezza viene sacrificata sull’altare del profitto immediato? Verso un Paese che permette ai suoi sindaci di decidere arbitrariamente cosa distruggere e cosa preservare? Per adesso il blitz è stato fermato. Ma la guardia deve restare alta. La tutela del patrimonio culturale e paesaggistico non è un lusso, è una necessità. Perdere questa battaglia significherebbe perdere il volto stesso dell’Italia. Forza Ministro Giuli ! Gli Italiani sono con Lei.

 



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