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Gentile Varesenews,
Vorrei condividere un pensiero rispetto alla situazione attuale del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Questa riflessione non vuole essere una critica rivolta a qualcuno in particolare (cariche istituzionali o altro) ma nasce come spunto di discussione e sensibilizzazione rivolto a tutta la Popolazione con un faro in più verso tutti gli Operatori Sanitari e Socio Sanitari dell’SSN. Senza andare troppo in dietro negli anni sento di citare la nostra Costituzione, in fattispecie il suo Articolo 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Nel 1978, data vicina all’era contemporanea, venivano piantate le fondamenta del Servizio Sanitario Nazionale ponendo i 3 pilastri cardine: Universalità, Equità, Solidarietà.
Su questa strada quindi in Italia, da quella data in poi, ci si ritrova a vivere un periodo post Mutualistico importante e all’avanguardia rispetto ad altre nazioni Europee. Al giorno d’oggi ci si interfaccia ancora con lo stesso Servizio Sanitario diramato a sua volta in servizi regionali con notevoli differenze. Il SSN procede dunque vacillante da qualche anno non per colpa dei cittadini o degli Operatori Sanitari, bensì dal continuo alternarsi di Governi (non tutti) che in questo Servizio Pubblico e gratuito non credono più. È lampante, perciò, l’indifferenza verso quelli che furono i punti cardine e gli ideali formanti la nostra Costituzione. Vi sono differenti visioni politiche con Focus volti a più temi sociali, tutti importanti, a volte convergenti altre volte no, ma sicuramente il tema della Salute, in maniera olistica, coinvolge e deve interessare tutti quanti. Tutta la popolazione e non solo gli operatori Sanitari. In questa direzione, dove la tacita negligenza prende piede, ci si ritroverà scagliati ben presto in un quadro lugubre dove la Sanità pubblica ha colori scarni e in contempo viene depredata delle sue risorse umane. In aggiunta si fa strada una logorante policy volta alla crescita della sanità privata, non più come “sussidiaria” ma come concorrente al Servizio Sanitario Pubblico. Questo sistema si trova a dover chiedere ai cittadini di pagare (per 2 volte) una visita specialistica e potrei elencare decine di esempi affini. Così come tanti sono i casi di una sanità privata che arruola i professionisti della salute alla sanità pubblica offrendo loro benefit che ad oggi l’SSN non riesce a garantire.
Allora come dobbiamo comportarci? Cosa è giusto fare? In che modo? Spinto dalla convinzione che ci debba essere un movimento di sostegno alla Sanità pubblica a partenza popolare, credo sia opportuno “convincere” la classe politica (i famosi decision maker) a non svendere qualcosa che l’Italia ha voluto ed ottenuto negli anni precedenti con non poca fatica. Si sentono mille parole nelle varie regioni con altrettanti progetti come il famigerato 110% avente come obiettivo l’abbattimento delle Liste D’Attesa… ma tutte queste manovre, tutti questi interventi “riparativi” tengono conto del nucleo vitale di questo SSN? LE RISORSE UMANE… Quei Medici, Infermieri, Tecnici, operatori sociosanitari, Coordinatori ecc… che vi operano giorno e notte. Chiedere a chi già lavora in maniera affannosa di far ancor di più e vicariare alle croniche carenze del personale sembra essere poco gratificate e men che meno rispettoso per tutte le professioni coinvolte. Un altro discorso invece è volto a tutte le persone operanti nel SSN dove sento l’obbligo di esprimermi in prima persona: Ricordiamoci, colleghi, che la sanità la facciamo noi.
La sanità siamo tutti noi che vi prodighiamo giorno e notte, siamo noi quelli che si espongono alla vita ed alla morte, al dolore e alle lacrime, al sacrificio e alla gioia, a malattie e beghe legali, quindi deve partire da noi una campagna di sensibilizzazione a tutto tondo, sia verso i cittadini sia verso la classe politica. In Italia siamo a 6.3 Infermieri ogni 1000 abitanti, a differenza della media europea di 8,3 (dati OCSE, 2020). I medici hanno una media di 4.1 ogni 1000 abitanti (dati Eurostat, 2021), 14esimo stato in Europa. Notiamo una grande differenza in questi termini. Perché? Come ci siamo finiti in questo baratro? Sia per una poca valorizzazione della professione infermieristica e medica (come tutte le altre, d’altronde) sia per i pochi investimenti reali sulla carriera e crescita professionale. In questo Stato, il nostro amato paese, sussiste un grosso problema di ATTRATTIVA. Un infermiere oggi inizia il suo percorso lavorativo e si trova dinanzi ad una prospettiva di crescita che rasenta lo Zero, sia in termini economici (relegati a contrattazioni sindacali aziendali), sia a livello professionale e di valorizzazione di tutti quei percorsi di crescita che un Infermiere compie.
La Federazione Nazionale Delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) lo denuncia da tempo portando avanti proposte che spaziano dal momento accademico all’apice della carriera professionale. Uno dei punti esortato dalla FNOPI, per esempio, è la modifica dell’art. 1, comma 1 e comma 2 del D. Lgs n. 67/2011 al fine di inserire l’attività dell’infermiere tra i lavori usuranti, con i consequenziali benefici previdenziali e di legge. Un’ulteriore proposta è stata avanzata con una distinzione di visione temporale che spazia dal “valorizzare la professione infermieristica nelle strutture socio sanitarie territoriali; prevedere uno sviluppo in chiave clinica per attualizzare la necessaria maggiore pertinenza alla complessità e tipologia assistenziale di carriera e sotto il profilo gestionale” a quella di incentivare il rientro dall’estero degli infermieri con incentivi contrattuali ed economici (si contano circa 20000 infermieri italiani che lavorano all’estero) fino ad arrivare all’utopico equiparazione con i colleghi europei in termini di valorizzazione dove in Spagna, Francia e Regno Unito sono anche prescrittori di farmaci non specialistici e di presidi sanitari (ovviamente con riconoscimenti economici commisurati alla responsabilità).
Per la classe medica si ha una lieve differenza data la diversa formazione ma comunque una prospettiva che sfiora il plateau per quanto concerne una prospettiva di crescita. Questo flusso di pensieri ha come obiettivo quello di smuovere le corde emotive della popolazione e della classe dirigente italiana che, in termini di politiche di Welfare e Sanitarie, dovrebbe ambire al meglio dei pari europei. Una volta per tutte vorrei poter essere testimone, da cittadino italiano e Sanitario, di nuove strade, luminose, prospere, all’avanguardia, meritevoli e soprattutto giuste. Vorrei poter investire e credere nel nostro Servizio Sanitario Nazionale e riabbracciare quei principi cardine che hanno da sempre voluto essere una bussola lungo la strada della sanità a discapito, invece, di quelle parole sterili tanto vocalizzate da alcuni politici, che hanno visione futura volta al breve termine e non ad un futuro migliore per le prossime generazioni.
Con rammarico e speranza, Zakaria Rouimi Infermiere
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