Si velocizzano i pagamenti dello Stato ai Comuni per i cantieri del Pnrr, anche grazie alle nuove norme di semplificazione burocratica approvate dal governo a inizio dicembre. Fonti dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani, segnalano a Il Messaggero che i ministeri, tra fine 2024 e gennaio, hanno iniziato a smaltire circa 300 grandi richieste di rimborsi sui progetti e i cantieri avviati, per lo più delle grandi città come Roma. Sarebbero quindi stati versati 1-1,5 miliardi sui circa 8 miliardi di trasferimenti attesi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Una velocizzazione rilevante, visto che l’anno scorso sarebbero stati pagati dallo Stato ai Comuni appena 1,8 miliardi di arretrati sugli investimenti in tutti e dodici i mesi. Le 300 domande sono tecnicamente “nuove richieste”, in primis quelle aggiornate per avanzamento dei lavori, mentre per quelle ancora non aggiornate gli enti locali attendono l’accelerazione da parte dei dicasteri. Per entrambe le corsie il decreto dello scorso 6 dicembre del ministero dell’Economia ha previsto una semplificazione.
LE SPESE
Le amministrazioni centrali, ora, devono rimborsare i Comuni con fino al 90% di quanto richiesto entro 30 giorni dall’invio della domanda. Basta una semplice attestazione caricata sulla piattaforma statale Regis, da parte dei soggetti attuatori, dell’ammontare delle spese che risultano dall’avanzamento dei lavori e dei controlli avvenuti. In sostanza i funzionari comunali non devono più procedere con la giustificazione puntuale di ogni voce di costo sostenuta e i controlli, a campione, vengono fatti a posteriori. Il termine dei 30 giorni per il pagamento può essere però interrotto laddove siano richieste integrazioni, che devono essere fornite entro 10 giorni.
Ci sono poi verifiche aggiuntive che chiamano in causa la Ragioneria generale dello Stato, soprattutto sulla corsia delle “vecchie richieste”. Non è ancora chiaro, ma potrebbe essere una delle ragioni del mancato sprint su questo filone. Le stesse regole di semplificazione, comunque, valgono anche per le erogazioni relative ai progetti Pnrr finanziati a valere sul bilancio dello Stato e per i progetti non più finanziati in tutto o in parte con il Piano, vista la rimodulazione approvata da Bruxelles un anno fa.
I PROBLEMI
I piccoli Comuni, però, ancora non vedono una vera e propria accelerazione. «Non ne abbiamo ancora la percezione – spiega a Marco Bussone, presidente di Uncem (Unione nazionale Comuni ed enti montani) – probabilmente i ritardi sui rimborsi ci saranno fino a quando non ci sarà un sistema di fondo rotativo, ad esempio incardinato in Cassa depositi e prestiti, che agevoli i flussi finanziari tra enti locali e ministeri».
Per i bilanci dei centri minori pagamenti da centinaia di migliaia di euro, attesi anche da oltre un anno, rischiano di essere molto gravosi. C’è chi come Mara Maria Lavarini, sindaca di Armeno, appena 2mila abitanti in provincia di Novara, attende ancora 260mila euro per l’ampliamento di una mensa scolastica. O il primo cittadino di Borgofranco d’Ivrea (Torino), Fausto Francisca, che ha un conto da 1,5 milioni con Stato e Regione Piemonte e denuncia che le imprese non emettono le fatture per non mettere in crisi i piccoli Comuni di zona.
IL PIANO ANNUALE
l’Uncem, poi, lamenta il fatto che la Ragioneria generale dello Stato, in applicazione delle norme europee, obbliga gli enti locali ad adottare entro il 28 febbraio un piano annuale dei flussi di cassa, con un cronoprogramma mensile dei pagamenti e degli incassi. «Un passaggio burocratico inutile, che rischia di generare contenziosi» lamenta l’organizzazione. Complessivamente, poi, per tutti i Comuni, oltre agli 8 miliardi Pnrr, ci sono altri 4,5 miliardi di trasferimenti statali per investimenti “ordinari” attesi e qualche residuo sul fronte della spesa corrente. L’Anci chiede quindi un altro intervento normativo di velocizzazione. Anche perché, ad alzare la voce, non sono solo i sindaci civici e di centrosinistra, ma anche decine di centrodestra (non esclusi i rappresentanti di Fratelli d’Italia), in piccole, medie e grandi città.
Ci sarebbero, secondo i primi cittadini, centinaia di cantieri a rischio e se non si pagano in tempo gli imprenditori che si aggiudicano le gare scattano le penali per i Comuni. Sanzioni che lo Stato non rimborsa e di cui non risulta responsabile.
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