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Potenza, titoli di studio falsi. Tra gli indagati anche il figlio di Pittella

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Inchiesta sui titoli di studio falsi a Potenza che ha portato a 7 arresti tra Basilicata e Campania, dalle intercettazioni emerge il sistema architettato.


Vi era la certezza di raggiungere il risultato. E’ uno degli aspetti che emergono dalle indagini sull’associazione per delinquere finalizzata a reati di falso che giovedì ha portato a sette arresti tra Basilicata e Campania. Tra i 117 indagati anche Adam Federico Pittella, figlio dell’ex governatore lucano, attuale presidente del consiglio regionale, Marcello Pittella. Da un’ intercettazione verrebbe a galla la certezza fornita dalla responsabile di una scuola di formazione di Potenza, Ilaria Galotta, di superare gli esami. Nel confronto tra la responsabile della scuola, Ilaria Galotta, e la potenziale cliente, la prima spiega alla studentessa che per quanto riguarda gli esami «procediamo noi». «E se poi non dovesse andare bene?» , chiede la potenziale cliente.

La Galotta ribadisce: «Procediamo noi», e risata della responsabile della scuola, la quale poi aggiunge: « Si, appositamente, proprio perché sono sette moduli e non sono semplici! Dal terzo modulo in poi sono molto molto complicati quindi chi viene bocciato poi insomma… è costretto a ripagare di nuovo la certificazione . Per eliminare questa cosa procediamo noi». «Perfetto ho capito – le dice la cliente – io pago il corso, però se poi vengo bocciata non faccio …io non faccio nulla pensate tutto voi». E la Galotta: « Procediamo noi signora, semplice! Procediamo noi».

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Proprio questa frase, vale a dire «procediamo noi», è stata interpreta dagli investigatori come la rassicurazione sul superamento delle prove d’esame ed è costata gli arresti domiciliari a Galotta, 32 anni, di Potenza, commissaria cittadina di Fratelli d’Italia dal 2023 e rimasta alla guida dei meloniani potentini fino a qualche giorno, per la precisione fino al 26 gennaio scorso, quando è stato eletto il segretario cittadino del partito, Alessandro Galella, che è anche consigliere regionale. L’intercettazione tra Galotta e la sua cliente risale al 16 ottobre del 2023. Al momento non sono emersi elementi per ritenere che le accuse a Galotta – che la scorsa estate si era anche candidata senza successo con Fratelli d’Italia al Comune di Potenza per un posto da consigliere – abbiano una relazione con la sua attività politica.

Galotta, che gestisce l’omonima scuola di formazione, e gli altri sei arrestati (tra cui anche il compagno della donna, Stefano Dragonetti, di 33 anni) avrebbero favorito oltre cento persone (a loro volte iscritte nel registro degli indagati dell’inchiesta) nel conseguimento di titoli di studio e abilitazioni professionali. Vi erano ambiti nei quali le agevolazioni erano più efficaci. Uno di questi ambiti era il settore sanitario in cui è stata comprovata in modo fasullo la presenza di alcuni studenti durante i tirocini obbligatori. per ottenere la qualifica di Operatore socio sanitario (Oss).

Secondo l’accusa gli indagati sono riusciti anche a superare i controlli dell’organismo che rilasciava i titoli di studio. Gli altri ambiti in cui i sette arrestati agivano erano quelli universitario e informatico Anche in questo caso garantivano l’esito positivo di esami on line e corsi per attestati informatici, arrivando persino a sostituirsi ai candidati nelle prove via web.  Si contesta, infatti, che negli esami on line in ambito informatico alcuni indagati si siano sostituiti agli iscritti nel corso delle prove d’esame per assicurare il superamento della prova stessa; in ambito universitario, invece, sarebbe stato manipolato l’esito degli esami previsti dal piano di studio riferiti a corsi di laurea on line svolgendo le prove da remoto mediante un applicativo («Iperiur remote»).

Un sistema illegale ma efficace per quella che la Procura di Potenza, guidata da Maurizio Cardea, ritiene essere un’associazione a delinquere dedita a reati di falso per far ottenere in modo illecito titoli di studio e abilitazioni professionali. E proprio quei risultati garantiti erano stati in grado di richiamare clienti da varie regioni italiane, in particolare da Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, e Sicilia, oltre che da Basilicata e Campania, le due regioni dove hanno sede gli istituti finiti sotto inchiesta. Gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Potenza, nei mesi di indagini, anche informatiche, sono arrivate a più di un centinaio di beneficiari dei titoli ottenuti in modo illegale e poi utilizzati per partecipare a selezioni lavorative o ottenere punteggi aggiuntivi nelle graduatorie. Titoli da giovedì mattina non più utilizzati perché finiti sotto sequestro.

Il procuratore ha parlato di un’indagine nata dalla denuncia di una signora (una mamma) che si sarebbe vista chiedere mille euro per un corso a cui non era nemmeno interessata. La donna si era rivolta al «Centro studi Galotta» per ca pire se c’era modo di aiutare il figlio a entrare nelle forze armate. Da qui l’avvio degli accertamenti che hanno portato a scoprire la presunta associazione.

«I promotori dell’associazione – si legge in una nota diffusa giovedì a margine dalla conferenza stampa in Procura – hanno svolto un vero e proprio ruolo di scouting della clientela, localizzata in ben 6 Regioni d’Italia in trattenendo, altresì, rapporti con altri istituti formativi localizzati tra le province di Potenza e Napoli, gestiti sempre da correi. Le condotte contestate -chiosa la Procura – si pongono in contrasto con valori, costituzionalmente protetti, quali principio di eguaglianza e pari opportunità sul lavoro, oltre, al diritto alla salute».

Durante la conferenza stampa è stato spiegato che in un caso si scoperto che uno dei «clienti» degli arrestati risultava all’estero mentre questi ultimi partecipavano a un corso a suo nome. Un ulteriore riscontro alle ipotesi investigative- si legge nelle carte dell’inchiesta – si riferisce ad un’altra cliente che il 14 dicembre del 2023 – secondo i dati forniti dall’Istituto che rilasciava i titoli di studio – dalle 13.24 alle 14.57 avrebbe sostenuto on line la prova d’esame, mentre – secondo i dati forniti dalla struttura scolastica – dalle 12.23 alle 18.30 di quel giorno si trovava nel suddetto istituto «come da timbratura del cartellino». Secondo il giudice per le indagini preliminari « la sussistenza di un gruppo organizzato per commettere una serie di reati» è «affermazione ampiamente confermata dalle risultanze investigative.

Le complessive acquisizioni consentono di ritenere infatti – prosegue il gip – che la pluralità di illeciti di cui si è detto fino ad ora non fossero scollegati tra di loro, ma fossero il frutto di un vero e proprio accordo criminoso , di portata generale, tra tra più soggetti organizzati. Del resto, le intercettazioni comprovano l’esistenza di frequenti rapporti dei sodali tutti riconducibili alla programmazione e all’esecuzione delle attività delinquenziali programmate dalla stessa consorteria».

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Il gip aggiunge: « Lo specifico contesto nel quale i singoli delitti sono maturati e le modalità delle loro esecuzione rappresentano di certo indici della esistenza di un ben preciso vincolo associativo che si estrinsecava secondo una sperimentato schema operativo. Il gruppo del quale si parla , per il vincolo non precario che legava fra loro i suoi componenti , per il numero delle persone coinvolte e per la sua organizzazione presentava certamente tutte le caratteristiche che consentono di affermare la configurabilità del reato associativo».



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