Angela e demoni, il blitz di Merkel per lasciare isolata l’estrema destra

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La sconfitta di ieri, le 12 defezioni nella Cdu-Csu, pesano come un macigno su Friedrich Merz e sull’immagine di aspirante cancelliere determinato e decisionista, in contrasto con quella del cancelliere uscente Olaf Scholz, indeciso e titubante. Sul perché Merz abbia voluto fare questa battaglia ci sono molte teorie. Come chi ci vede una reazione allo sfottò della Csu bavarese sulla sua eccessiva prudenza: vuole arrivare alla cancelleria «col vagone letto». Resta il fatto che è stato sconfitto e questo potrebbe riflettersi sulle elezioni.

La turbolenta maratona del Bundestag era cominciata mercoledì quando Merz ha presentato due mozioni: una, bocciata e un’altra, passata per tre voti, per una riduzione dell’immigrazione irregolare (controlli ai confini, respingimenti e arresti anche dei richiedenti asilo se sprovvisti di documenti). In realtà richieste in parte condivise anche dagli altri partiti, e soprattutto dalla popolazione, stando almeno ai sondaggi. Il problema è il voto dell’AfD che ha il sapore di uno sdoganamento dell’ultradestra. Merz è stato subissato di critiche da Spd e Verdi che lo hanno accusato di avere rotto il muro di contenimento contro l’estrema destra, e di violazione della Costituzione e del diritto europeo.

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In tutto il Paese ci sono state proteste contro la Cdu e Merz, anche con danni materiali alle sedi del partito. Sono arrivate le critiche della chiesa evangelica e cattolica, la rinuncia di un sopravvissuto della Shoah della grande croce al merito tedesca, e la restituzione della tessera della Cdu del pubblicista ebreo, Michel Friedman. Come se non bastasse, giovedì ci si è messa anche Angela Merkel, l’ex cancelliera Cdu, arcinemica di Merz, e stratega dell’apertura dei confini nella crisi migratoria 2015-2016 in cui sono entrati in Germania oltre un milione di migranti. Nel suo primo intervento politico dopo le dimissioni tre anni fa, la Merkel, in una dichiarazione durissima sul suo sito, ha bollato come «sbagliata» l’iniziativa di Merz di allearsi con l’AfD, lo ha accusato di violare le regole europee, e di avere tradito la parola data. In altri termini, intervenendo a gamba tesa nella campagna elettorale, ha negato a Merz la qualifica per diventare cancelliere.

LA FRANGIA MERKELIANA
Non si sa quanto il suo intervento abbia pesato sul voto ieri, ma di sicuro esiste ancora una frangia di merkeliani nel partito che non gradisce la svolta di Merz sull’asilo, e il suo corso conservatore, sicuramente più della Merkel che molti nel partito considerano più vicina alla Spd e ai Verdi che alla Cdu. Fra i pochi a scendere in campo per Merz contro la Merkel c’era ieri la Bild, quotidiano con circa un milione di lettori che rappresenta la pancia del Paese. Ha definito un tradimento della Cdu la sua uscita e una pugnalata alle spalle al candidato Cdu in piena campagna elettorale: è stata zitta finora, poteva continuare a farlo, concludeva un commento. Per due volte in tre giorni Merz si è detto «dispiaciuto»: mercoledì perché la sua mozione era passata con i voti AfD, e ieri perché la sua proposta di legge non è passata. Il capogruppo Spd Rolf Mützenig lo aveva ammonito a non varcare «la porta dell’inferno» e a rifare il muro di contenimento.

Merz ha rintuzzato le accuse escludendo qualsiasi cooperazione con l’AfD, anche dopo le elezioni, e argomentando che oltretutto l’obbiettivo dell’AfD è annientare la Cdu e rubarle gli elettori. Il maggior aiuto agli estremisti, ha detto, viene da coloro che rifiutano una svolta sulla migrazione. La leader AfD, Alice Weidel, ha trionfato attestando la «demolizione» di Merz da parte del suo partito: la sola svolta possibile sui migranti è con l’AfD. La migrazione rischia di diventare il tema dominante, se non il solo, della campagna elettorale. Merz sperava con le sue iniziative di toglierlo dall’agenda prima delle elezioni per dedicarsi al suo cavallo di battaglia e tema altrettanto urgente: l’economia. Ma le cose sono andate diversamente. Un punto Merz però lo ha voluto sottolineare. Almeno la seduta del Bundestag ha fatto chiarezza, ha detto: noi ci abbiamo provato a tentare una svolta sull’asilo, ma gli altri non vogliono. Come dire, l’elettore sa adesso chi votare se vuole un freno all’immigrazione.

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