«Giovani alzatevi, dimostrate che non siete una generazione di buoni a nulla» – Chiesa di Milano

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«Alcuni, forse, vi diranno che voi siete condannati a morte, che la morte è la cosa più sicura, un esito ineluttabile: voi non credeteci, credete di più a Gesù che a tutti i chiacchieroni e i sapientoni della terra, perché in nessun altro c’è salvezza. Credete a Gesù e percorrete la via che lui ha percorso, vivete della vita che lui dona, obbedite alla parola che illumina il cammino e ascoltate la promessa che dà fondamento alla speranza: voi non siete destinati alla morte, ma alla vita, non alla disperazione, ma alla gioia».

Il «Giubileo degli oratori»

Nella sera che conclude la Settimana dell’Educazione, nella festa liturgica di san Giovanni Bosco, l’Arcivescovo dice parole impegnative ai ragazzi che affollano la chiesa di Santa Maria Assunta a Cernusco sul Naviglio. Infatti, per essere e diventare sempre più pellegrini di speranza, si celebra, in Diocesi, quello che viene definito un vero e proprio «Giubileo degli oratori», vissuto in ognuna delle 7 Zone pastorali attraverso diverse celebrazioni eucaristiche presiedute dai vicari episcopali di Zona e da altri sacerdoti nelle basiliche minori romane e nelle chiese giubilari, a indicare il legame ideale con le basiliche papali romane e le porte sante. Come accade, appunto, nella chiesa giubilare di Santa Maria Assunta di Cernusco, in Zona pastorale VI dove, accanto al vescovo Mario, concelebrano una ventina di sacerdoti tra cui il prevosto, responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret e decano, monsignor Luciano Capra e il responsabile della Fondazione degli Oratori Milanesi, don Stefano Guidi.

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A tutti – nelle prime file sono presenti autorità civili e militari -, si rivolge l’Arcivescovo, in riferimento al brano del Vangelo di Marco al capitolo 5, con l’episodio miracoloso della figlia dodicenne di Giairo, uno dei capi della sinagoga, risuscitata.

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La vita: una promessa che non delude

Chiaro il riferimento simbolico alla vita dei molti giovani che monsignor Delpini ha di fronte. «Credete a Gesù e non pensate che la giovinezza sia una stagione fortunata solo perché la morte sembra molto lontana. La giovinezza, l’adolescenza, tutte le stagioni della vita sono benedette, perché sono il tempo per scegliere la via della vita e sentire che l’immensa voglia di vivere, l’inestinguibile desiderio di essere felici, il bisogno profondo di essere amati. La vita, è offerta in dono ed è una promessa non delude», anche se, oggi, è certamente più facile dire «infinite parole per esprimere disprezzo e per ferire».

«Alcuni si prenderanno gioco di voi, se dichiarate di essere quelli dell’oratorio, se dite che siete contenti di andare a messa la domenica, se direte che siete andati a messa anche il giorno di san Giovanni Bosco. Alcuni forse vi insulteranno rimproverando a voi tutti i luoghi comuni contro la Chiesa e tutto il risentimento dei pregiudizi. Alcuni, forse, zittiranno i vostri argomenti con battute e un’ironia feroce», con la stessa «derisione che mette in imbarazzo, ferisce, umilia» che circondò anche il Signore nella casa di Giaro.

La gioia di essere vivi

Da qui l’invito e la consegna ai giovani. «Non rinunciate alla fierezza di avere una parola di speranza da offrire. Non rinunciate a desiderare la gioia anche di quelli che vi causano tristezza. Anche se siete circondati da una specie di disprezzo, non smettete mai di provare compassione e praticare la misericordia verso tutti, soprattutto verso quelli che coprono con l’arroganza la loro disperazione. Non dimenticate mai di essere amati da un amore che vi rende capaci di amare, di amare gli amici e anche i nemici, di amare quelli che la pensano come voi e quelli che pensano il contrario, di amare quelli che, come voi, sono giovani, belli, sani, simpatici e anche quelli che sono malati, abbruttiti da vicende incomprensibili, vecchi e bambini, e persino antipatici».

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Come a dire – e qui, parafrasando la famosa espressione del Vangelo rivolta da Gesù alla bambina, «Talità kum – Fanciulla, ti dico: alzati», l’Arcivescovo si rivolge direttamente ai giovani, quasi guardandoli a uno a uno negli occhi -: «Alzatevi, non poltrite nel vostro letto, camminate, anche se qualcuno dirà che appartenete a una generazione che non combina niente, che buttate via il tempo nell’enorme discarica dell’insignificanza, che siete un’emergenza e che vi è bisogno di una squadra di specialisti per alleviare il dolore di essere vivi, il disastro di essere capitati in un mondo sbagliato».

Camminate come pellegrini di speranza

«Alzati anche per riconoscere i tuoi limiti non come una mortificazione che paralizza, ma come una ragione per lasciarsi aiutare, abita con serenità il tuo corpo, vivi con gioia l’esperienza di amare e di essere amato: scrivi poesie, pensa cose non ancora pensate, sogna storie non ancora scritte: c’è una vita da vivere e una speranza da coltivare. Coloro che hanno incontrato Gesù hanno incontrato la grazia, la responsabilità e il gusto di essere vivi e di cercare la vita piena. Don Bosco ti dice: alzati, non rassegnarti alla morte, cammina pellegrino di speranza».

Proprio perché «l’oratorio deve portare parole di vita e dare a tutti una strada per camminare e rialzarsi», come spiega don Guidi, a conclusione della celebrazione, ringraziando, tra gli applausi, il vescovo Mario che guiderà il Giubileo degli adolescenti a Roma, dal 25 al 27 aprile prossimi, concluso dalla canonizzazione di Carlo Acutis.

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