Italia: crescita PIL a +0,7% nel 2027, meglio di Francia e Germania

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Dopo un biennio segnato da incertezze economiche e geopolitiche che non abbandoneranno lo scenario, l’Italia riuscirà a conservare un’inerzia positiva nella crescita anche nel 2025. Paolo Pizzoli, senior economist di ING, stima un PIL a +0,7% per il Belpaese nel nuovo anno, poco meno del +0,8% conseguito nel 2023 ma sensibilmente meglio del +0,5% dell’anno passato (stime). Una crescita che verrà costruita soprattutto nella seconda parte dell’anno quando, secondo Pizzoli, “potremmo assistere a un risveglio dei consumi”. Questi ultimi, messi in difficoltà dalle pressioni inflazionistiche degli anni passati, troveranno conforto in una dinamica salariale in miglioramento “moderato ma sufficiente a recuperare potere d’acquisto rispetto alla crescita dei prezzi al consumo”.

 

In questo articolo:

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  • Le dinamiche dei settori economici nella crescita dell’Italia
  • Debito pubblico in calo dal 2027
  • Rischio dazi e inflazione
  • Italia, crescita migliore di Francia e Germania

 

Le dinamiche dei settori economici nella crescita dell’Italia

Il recupero atteso dei consumi nel corso dell’anno sarà il motore della crescita dell’Italia e si scaricherà in particolare sul settore servizi. All’interno di questo, una spinta particolare arriverà dal turismo “soprattutto estero” rimarca Pizzoli. Pochi invece i sostegni in arrivo dagli altri settori dell’economia, con le infrastrutture che dovrebbero però beneficiare del Pnrr. “Il flusso di investimenti in infrastrutture alimenta gli investimenti industriali, sostenuto dai capitali in arrivo dal Pnrr” ha spiegato l’economista di ING.

Il settore manifatturiero, in recessione da due anni, continuerà invece ad avere venti contrari, tra i quali la minaccia di dazi americani. Le costruzioni verranno ancora penalizzate dalla fine del boom drogato dal Superbonus mentre la spesa pubblica non offrirà un grande contributo visto che “l’Italia è impegnata in un processo di riduzione del deficit, anche in conseguenza della spesa legata al Superbonus”.

 

Debito pubblico in calo dal 2027

“Il governo ha approvato una Legge di Bilancio prudente – ha proseguito Pizzoli – in cui si è badato a concentrare la spesa su poche misure come il rendere permanente la riduzione del cuneo fiscale l’accorpamento delle aliquote”. I mercati finanziari sembrano apprezzare questa prudenza, come dimostra lo spread contenuto.

Il rapporto debito/PIL dell’Italia rimarrà tuttavia in crescita ancora per un paio di anni, proprio in conseguenza dell’eredità Superbonus. Lo farà fino al 2026 per poi, se la crescita sarà in linea o superiore a quella pronosticata dal governo, ridursi a partire dal 2027. “Gli elementi di rischio sono legati al fatto che sarà necessario continuare ad avere una buona performance a livello di saldi fiscali e che è venuto meno l’aiuto della Banca centrale europea”.

Per compensare la fine degli acquisti di titoli da parte della BCE, l’economista di ING ritiene che il governo punterà ancora sul retail e sulla componente estera. D’altronde ancora non si è tornati a livello pre-Covid per quanto riguarda la partecipazione del retail italiano alla detenzione di titoli di Stato. Il governo punta a ridurre il rapporto debito/PIL di almeno l’1% annuo, un obiettivo ambizioso che richiede un equilibrio tra rigore fiscale e stimolo economico: “Un percorso di consolidamento credibile può rafforzare la fiducia dei mercati, mantenendo lo spread sotto controllo e favorendo condizioni finanziarie più favorevoli” conclude l’analisi Pizzoli.

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Rischio dazi e inflazione

Nel fine settimana Donald Trump tonerà a parlare di dazi

. Potrebbe confermare quelli già minacciati nei confronti di Canada e Messico, puntare la sua attenzione sui Brics e dare una scossa anche all’Europa. L’Italia, insieme alla Germania, è la nazione più esposta del Continente europeo alle rappresaglie di Trump, considerato il surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti. “L’attivo di bilancia commerciale sugli USA viaggia intorno ai 40 miliardi di dollari, su livelli molto elevati” precisa Pizzoli.

Il surplus di bilancia commerciale dell’Italia verso gli USA. – Fonte: ING, Dati in milioni di dollari.

 

Il quale poi evidenzia l’unico aspetto positivo: “L’amministrazione Trump metterà l’Europa con le spalle al muro e la costringerà a fare i suoi calcoli. C’è un piano pronto per l’uso da applicare, il Piano Draghi, ma necessita di un sostegno comune a livello europeo che, come sappiamo, non è facile trovare”. Inoltre la Banca centrale europea continuerà ad abbassare i tassi di interesse.

Sul fronte dell’inflazione, il 2024 ha visto un netto rallentamento, in gran parte dovuto al calo dei prezzi energetici. Tuttavia, l’inflazione core rimane su livelli elevati e nel 2025 si prevede un tasso medio dell’1,7%, vicino all’obiettivo del 2% della BCE. Un fattore chiave sarà l’andamento del mercato del lavoro: eventuali squilibri tra domanda e offerta potrebbero spingere al rialzo i salari in alcuni settori, incidendo sull’inflazione nei servizi.

 

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Italia: crescita migliore di Francia e Germania

L’Italia sta beneficiando di un momento di crisi dei primi della classe, Francia e Germania, in quanto a stabilità politica. Ne beneficia a livello di spread. Tuttavia ne subisce anche delle conseguenze visti i legami economici, soprattutto con la seconda. L’instabilità politica comincia a farsi sentire in Francia, dopo i dati di PIL, e dopo il sostegno dato dalle Olimpiadi. Discorso simile per la Germania, al voto il 23 febbraio, con l’economia che proviene da una contrazione lunga due anni e che potrebbe aggiungere il terzo. Secondo Pizzoli, nel 2025 l’economia tedesca potrebbe arretrare dello 0,2%.

“Le esportazioni italiane hanno mantenuto un andamento solido, grazie alla specializzazione settoriale e alla capacità di diversificazione delle imprese – riprende Pizzoli -. Il saldo delle partite correnti è tornato in attivo, sostenuto da un miglioramento della bilancia commerciale. Tuttavia, permangono rischi significativi, tra cui le tensioni geopolitiche, la debolezza economica di mercati chiave come Francia e Germania e l’eventuale imposizione di nuovi dazi dagli Stati Uniti”.

 





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