Perché è utile redigere report ESG con un software aziendale

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Il 2025 rappresenta un anno cruciale per molte imprese europee, che si troveranno a confrontarsi con la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) approvata nell’ambito del Green Deal Europeo e recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 15 del 2024. Un nuovo quadro normativo che stabilisce un approccio diverso nonché rigoroso per la rendicontazione delle performance di sostenibilità.

Ma cosa significa davvero per le aziende e quali cambiamenti comporta? Quale ruolo possono avere i software nel redigere il Bilancio di Sostenibilità? Scopriamolo in questo articolo.

Cos’è la Direttiva CSRD e quali sono i suoi obiettivi

La Direttiva CSRD è, come accennavamo, una normativa dell’Unione Europea che riguarda la rendicontazione di sostenibilità, detta anche report ESG. Obiettivo quello di promuovere l’integrazione della sostenibilità all’interno dei modelli di business, attraverso una maggiore trasparenza delle informazioni ambientali, sociali e di governance delle aziende.

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L’intenzione è di superare i limiti della precedente Direttiva NFRD (Non-Financial Reporting Directive), in vigore dal 2014. Se la NFRD si applicava a circa 11.700 aziende in Europa, la CSRD allarga significativamente il perimetro, coinvolgendo oltre 50.000 imprese di diverse dimensioni e settori.
Tra le principali novità introdotte dalla nuova normativa ci sono:

  • ampliamento dell’obbligatorietà: la CSRD non si limita alle grandi aziende quotate, ma include anche le grandi aziende non quotate sul mercato che abbiano almeno due di questi criteri: fatturato superiore ai 50 milioni di euro, patrimonio attivo superiore ai 25 milioni di euro, oltre 250 dipendenti.
    Si applica inoltre alle PMI quotate e alle società extra-europee che generino un fatturato di almeno 150 Milioni di euro all’interno dell’Unione Europea;
  • standard più dettagliati: gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) definiranno i requisiti di disclosure, uniformando i criteri di rendicontazione e rendendo i dati più comparabili;
  • informativa di sostenibilità digitalizzata: per aumentare la diffusione delle informative di sostenibilità, le imprese saranno obbligate a rendere digitale l’informazione presente nei relativi report, utilizzando il linguaggio XHTML e il linguaggio di marcatura XBRL. Questo comporterà l’utilizzo di tag, ossia etichette digitali per la rendicontazione ESG.
  • doppia materialità: le aziende non dovranno considerare solo i loro impatti sul mondo esterno, ma anche gli impatti del mondo esterno sull’azienda stessa.

Il concetto di doppia materialità per una valutazione più integrata dei rischi

L’ultimo punto richiede una trattazione a parte perché è una novità di grande rilievo. Questo approccio richiede, infatti, alle aziende di considerare sia l’impatto delle loro attività sull’ambiente e sulla società (materialità ambientale e sociale), sia come i fattori ambientali e sociali possano influenzare la performance finanziaria dell’impresa (materialità finanziaria).

Per fare un esempio, un’azienda che emette grandi quantità di gas serra potrebbe non solo contribuire al cambiamento climatico (materialità ambientale), ma anche affrontare un aumento dei costi operativi legato alle future regolamentazioni sulle emissioni o alla volatilità dei prezzi dell’energia (materialità finanziaria).
La doppia materialità è quindi un cambiamento significativo rispetto ai tradizionali modelli di rendicontazione: spinge le organizzazioni a una valutazione più integrata e completa dei rischi e delle opportunità.

Quando entra in vigore la Direttiva CSRD?

La nuova normativa entrerà in vigore progressivamente con le seguenti scadenze:

  • dall’1 gennaio 2024: grandi aziende già soggette alla NFRD (con più di 500 dipendenti e quotate in mercati regolamentati);
  • dall’1 gennaio 2025: grandi aziende non precedentemente soggette alla NFRD ossia grandi aziende non quotate con più di 250 dipendenti e un bilancio di oltre 20 milioni di euro o un fatturato netto di oltre 40 milioni di euro;
  • dall’1 gennaio 2026: PMI quotate, piccole e medie imprese, e altre organizzazioni di minori dimensioni.

L’approccio graduale ha l’obiettivo di offrire alle organizzazioni il tempo necessario per adattarsi e attuare i cambiamenti richiesti, allo stesso tempo evidenzia l’urgenza di avviare in tempi stretti un percorso di adeguamento.

Il report di sostenibilità ESG è uno strumento essenziale di monitoraggio

La Direttiva CSRD richiede quindi alle aziende di produrre un report di sostenibilità dettagliato, che fornisca informazioni complete sulle performance ambientali, sociali e di governance. Tale documento non è solo un obbligo normativo, ma un potente strumento per comunicare trasparenza e responsabilità agli stakeholder.

Il report di sostenibilità permette infatti di monitorare i progressi verso gli obiettivi ESG, identificare aree di miglioramento e nuove opportunità, creare fiducia nei confronti di clienti, investitori e comunità locali.

Utilizzare un software per la gestione della rendicontazione

Per rispettare i requisiti della Direttiva CSRD, molte aziende stanno adottando soluzioni software avanzate per gestire la rendicontazione ESG. Si tratta di strumenti che aiutano a centralizzare e monitorare i dati relativi alla sostenibilità, semplificando la conformità normativa. Per esempio, permettono di generare report accurati, calcolare indicatori ESG chiave e monitorare le performance ambientali e sociali in tempo reale, rispondendo alle nuove esigenze delle imprese europee.

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La Direttiva CSRD rappresenta un’opportunità per le aziende

La Direttiva CSRD rappresenta un cambio di paradigma per le aziende europee, spingendole verso una maggiore trasparenza e responsabilità.
Se da un lato ci sono sfide da affrontare, dall’altro si aprono nuove opportunità per creare valore e contribuire a un futuro più sostenibile. La capacità di adattarsi rapidamente e di integrare la sostenibilità nel cuore del business non sarà solo un obbligo normativo, ma un vero e proprio vantaggio competitivo.

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