Con questa edizione 2025, Grandi Langhe è diventato Grande Piemonte | by Italian Wine Drunkposting | Jan, 2025

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Adriano Moretti, dell’azienda Bajaj di Monteu Roero, si era avvicinato a Grandi Langhe 2025 con un certo scetticismo. “Ero partito con l’idea che sarebbe stato il mio ultimo anno dopo aver investito molto nella scorsa edizione senza ottenere risultati concreti. Quest’anno, vedendo il numero di aziende iscritte, ero preoccupato”. Ma, come racconta lui stesso, la preoccupazione si è trasformata in determinazione. “Per me, l’ansia diventa voglia di fare. Così mi sono mosso per tempo, contattando la lista di buyer e giornalisti fornita dall’organizzazione”. Su 177 contatti, 15 hanno risposto, 7 sono venuti effettivamente a trovarlo, e con almeno uno di loro spera di iniziare una collaborazione. Un risultato che, se paragonato alle sue aspettative iniziali, è stato positivo. “Tutto quello che è stato fatto a livello di comunicazione social ha sicuramente contribuito alla causa”.

Sul piano organizzativo, Moretti non ha avuto intoppi. “Il ghiaccio era pronto, le postazioni funzionali, i bagni puliti — cosa non da poco!. Ho iniziato a parlare alle 10 del mattino e ho chiuso alle 17, riuscendo a pranzare solo alla fine della giornata”. Rispetto all’anno scorso, ha percepito un miglioramento del livello generale dell’evento. “Lunedì il pubblico era più qualificato rispetto al martedì. In generale, l’interesse e l’educazione dei visitatori erano più alti”. Il feedback dei clienti è stato vario: alcuni hanno apprezzato l’idea di avere tutto il Piemonte rappresentato, mentre altri hanno lamentato che il numero di aziende fosse eccessivo, rendendo complicato un assaggio ampio e ragionato. L’aspetto che ha più apprezzato è stata la solidarietà tra giovani produttori. “Abbiamo fatto rete, ci siamo aiutati a vicenda, ci siamo scambiati contatti e consigli. Più di una volta mi sono sentito dire: ‘Mi ha mandato il tuo collega’, ‘Mi ha mandato quel tuo amico ristoratore’. Questo scambio di contatti tra cantine piccole è fondamentale: in un settore come il nostro, creare una rete di supporto è la chiave per crescere”.

Vista la mole di aziende presenti, era impossibile assaggiare tutto in così poche ore. Tuttavia, vale la pena segnalare alcuni nomi e offrire qualche spunto di degustazione che ha lasciato il segno. Grandi Langhe 2025 ha confermato un dato inequivocabile: la qualità media dei vini presentati è altissima. Tra grandi classici che si sono riconfermati, nuove promesse che si stanno facendo strada e qualche sorpresa inaspettata, la manifestazione ha offerto una panoramica completa su ciò che il Piemonte vinicolo è in grado di esprimere ai massimi livelli e di imporsi come autentica locomotiva enologica del Paese.

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Castello di Verduno — Barolo Monvigliero Riserva 2015

Uno dei vini più emozionanti della giornata, senza alcun dubbio. Un Barolo che ha tutto, completo in ogni sua sfumatura, e che dimostra quanto Monvigliero sia una delle MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) più fortunate al mondo, anche grazie ai cambiamenti climatici — come giustamente sottolinea chi lo gestisce. Se uno volesse giocare con i punteggi, questo è un 96–97 senza problemi. Da sottolineare anche la prova fornita dal Barbaresco Rabaja.

Crissante Alessandria — La Morra e la magia di Monvigliero

Una delle stelle nascenti di La Morra, e non è un caso. La gamma dei suoi Barolo è in continua crescita, e se il Barolo del comune di La Morra è una certezza, il Galina e soprattutto il Capalot sono una vera sorpresa. Pur essendo considerati MGA minori, regalano una bevibilità eccezionale. Poi arriva il Monvigliero e cambia tutto: un Barolo persistente fino allo stremo, con terziari già presenti ma perfettamente bilanciati, e un tannino vellutato che promette un’evoluzione straordinaria. Un grandissimo vino.

Da tenere d’occhio il Barolo di Cristina Prandi

Cristina Prandi — La nuova generazione a La Morra

Classe 1998, Cristina Prandi ha ripreso in mano le vigne di famiglia dopo anni in cui non si vinificava più direttamente. Il risultato? Un Nebbiolo di grandissima personalità e un Barolo preciso e coinvolgente. Fa ancora pochissime bottiglie, ma chi ha avuto la fortuna di provarle sa che questa è una cantina da tenere d’occhio. Il futuro è tutto dalla sua parte.

Alario Claudio — Diano d’Alba e la profondità del Barolo

A consigliare i suoi vini sono stati diversi visitatori della manifestazione, e chi li ha provati ha capito subito perché. I Barolo Cascinotto e Sorano, pur non essendo tra le MGA più celebri, hanno una profondità e una complessità sorprendenti. Non vini da beva immediata, ma da grande persistenza ed eleganza. Una delle scoperte più interessanti della manifestazione.

Consigliatissimo Claudio Alario

Ca’ di Press — Nebbiolo 2023 e Barolo Perno 2021

Perno è sempre più sotto i riflettori, e il merito è anche di nomi come Elio Sandri e Castello di Perno, che hanno reso questa zona un vero punto di riferimento per il Barolo. Rispetto alla versione di Sandri, questa di Ca’ di Press è meno potente ma più beverina, senza però perdere il carattere tipico della zona. E quando un Barolo è beverino, nel senso migliore del termine, significa che ti verrebbe voglia di berne una bottiglia da solo. Gran bel lavoro.

Brezza — MGA di alto livello

Due MGA di riferimento, Sermassa e Cannubi, due vini di eleganza assoluta. Qui non servono tante parole: la qualità parla da sola. Un’interpretazione cristallina di queste due menzioni storiche del Barolo.

Olek Bondonio — La rockstar del Barbaresco

Olek Bondonio e la sua squadra sono più Sex Pistols che vignaioli, casinisti di prima categoria, ma sempre al centro dell’azione. E i suoi vini? Un miglioramento continuo, anno dopo anno. Il Roncagliette 2020 in magnum era semplicemente commovente, mentre il 2021 è ancora in fase di crescita, ma ha un potenziale enorme. Chi lo conosce sa che ogni nuova annata è un passo avanti.

Stefano Occhetti — Roero in crescita

Quattro vini in degustazione, tutti a base Nebbiolo, tra cui anche un esperimento di Metodo Classico. Stefano è un ingegnere diventato vignaiolo, che dopo diverse esperienze nel mondo ha deciso di tornare in Piemonte e prendere in mano le vigne di famiglia, espandendosi fino a creare un “monopole” in un anfiteatro che porta il suo cognome. Il Langhe Nebbiolo è fresco e speziato, fermentato con lieviti indigeni in cemento, con un affinamento minimo in legno. Tra i Roero, il 2022 è apparso più pronto da bere, mentre il 2021 Riserva Occhetti ha diviso il tavolo di degustazione. Quando si discute dieci minuti su quale annata sia la migliore, è sempre un buon segno. Stefano è uno da seguire con attenzione.

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Ndr: i vini sono stati degustati da Vittorio Pirra, fan di lungo corso della pagina IWDP



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