La droga che in piena pandemia viaggiava in ambulanza verso Messina: in Appello 45 condanne. Notevoli sconti di pena

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Sono 45 le condanne decise in Corte d’Appello di Messina nell’ambito del processo scaturito dalla operazione antidroga denominata ‘Impasse’.  

Nel dicembre 2022 scattò – ad opera della Guardia di Finanza di Messina, coordinata dalla DDA – con 61 misure cautelari nei confronti di altrettante persone ritenute promotrici e partecipi di una strutturata organizzazione criminale dedita, secondo l’impostazione accusatoria, alla gestione di un lucroso traffico di sostanze stupefacenti sull’asse tra la Calabria e la Sicilia. Da rilevare che dei 61 indagati, 17 tra loro risultarono percettori/beneficiari di reddito di cittadinanza. L’organizzazione, attiva nel traffico di cocaina, marijuana e hashish, aveva il suo quartier generale nel rione Giostra di Messina.

L’INCHIESTA ‘IMPASSE’

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Le indagini, ad avvio inchiesta, ebbero origine da approfondimenti avviati su una delle principali piazze di spaccio del capoluogo peloritano, il quartiere di Giostra, già teatro di eventi criminali e noto per la significativa presenza di esponenti di spicco della locale criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa.

La DDA di Messina aveva disposto l’avvio di indagini tecniche (telefoniche, ambientali, telematiche con captatore informatico e di video ripresa) che, corroborate da serrate attività tipiche di polizia giudiziaria sul territorio, consentirono di svelare l’esistenza e l’operatività di un’agguerrita associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.

In aggiunta, anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, inizialmente affiliato all’associazione, consentirono di ricostruire la fitta rete di relazioni e degli affari illeciti del gruppo criminale.

La complessa organizzazione era attiva, attraverso stabili canali di approvvigionamento, nel garantire un costante flusso di droga di varie tipologie, dalla cocaina, alla marijuana e all’hashish.

In particolare: un primo canale, molto più strutturato degli altri, puntava su soggetti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo. Perfettamente organizzati.

Risultò infatti dalle indagini che, in piena pandemia, considerate le stringenti restrizioni sulla circolazione di mezzi e persone, i fornitori calabresi, per eludere i controlli delle Forze di Polizia, trasportavano le sostanze stupefacenti a Messina utilizzando autoambulanze per attraversare lo Stretto. Un  secondo canale, parallelo al primo, era rappresentato da fornitori operanti a Catania, risultati attivi nel quartiere di San Cristoforo.

In pratica, era stata creata una capillare rete di pusher e intermediari per gestire il narcotraffico: dalla consegna al dettaglio ai singoli clienti, sino alle forniture più significative.

La base operativa dell’associazione era collocata all’interno di un vicolo cieco del quartiere messinese di  Giostra, così da poter costantemente monitorare qualsiasi tipo di accesso. Il gruppo utilizzava come luogo di occultamento di armi e stupefacenti una baracca abbandonata.

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Venne fuori, infatti, che da organizzazioni calabresi venivano acquistate anche armi da guerra, come fucili mitragliatori del tipo Uzi dotati di silenziatore.

Nel gennaio del 2024, in udienza preliminare, il Gup dispose 47 condanne e 8 assoluzioni.

Tra le condanne più pesanti decise dal Gup lo scorso anno, oggi in Appello notevoli gli sconti di pena per: Giovambattista Cuscinà, considerato il capo dell’organizzazione ( 17 anni contro i 20 anni avuti inflitti con il rito abbreviato);  Gianluca Siavash, in primo grado 11 anni e 2 mesi, in Appello 7 anni e 6 mesi; Francesco Cuscinà, dai 20 anni decisi dal Gup, viene condannato a 12 anni in secondo grado; Maurizio Trifirò, 12 anni in primo grado, 2 anni e 8 mesi in secondo;  Maria Cacopardo, da 12 anni e 8 mesi a 9 anni; Gianpaolo Scimone, da 11 anni e 2 mesi a 10 anni; Filippo Bonanno, da 12 anni a 5 anni e 8 mesi; Francesco Alati, 10 anni e 8 mesi  in primo grado, 9 anni in Appello; Graziano Castorino, da 13 anni e 4 mesi a 8 anni; Giuseppe Castorino, da 10 anni a 5 anni e 8 mesi;  Alessandro Bonasera, da 11 anni e 4 mesi a 6 anni; Giuseppe Abate, da 10 anni e 8 mesi a 4 anni e 8 mesi; Viviana Di Blasi, da 12 anni a 9 anni;  Deborah Mandini, da 9 anni e 4 mesi a 2 anni e 4 mesi. 

Confermata la sentenza a: Bruno Gioffrè ,12 anni e 8 mesi; Saverio Maisano, 11 anni e 4 mesi; Davide Antonino Zaccuri, 10 anni e 4 mesi.

 



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