L’ambientalista che ha denunciato alla Cedu: «Allevavamo pecore nella Terra dei fuochi, nascevano deformi e capimmo il disastro»

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di
Gaetano Fioretti

Al papà Mario Cannavacciuolo, pastore nella Terra dei fuochi, è intitolata la sentenza europea. Lo zio è morto di tumore in 30 giorni. Alessandro, ambientalista: «Nel latte diossina a livelli abnormi, perdemmo 3mila capi»

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La sentenza della Corte Europea dei diritti umani accoglie il ricorso presentato circa 12 anni fa da cittadini, ambientalisti ed associazioni: «A rischio la vita degli abitanti». Tra i ricorrenti c’è Alessandro Cannavacciuolo, ambientalista di Acerra, che da anni si batte in trincea per fronteggiare l’ecomafia e lo sversamento illegale di rifiuti sul territorio. La famiglia di Cannavacciuolo denuncia sversamenti illegali da anni, le prime proteste vennero fatte dal Mario Cannavacciuolo, papà di Alessandro, che svolgeva attività pastorizia, poi a causa dell’inquinamento del terreno ha perso circa tremila pecore, tra animali abbattuti e deceduti. Non a caso la sentenza della Cedu reca nell’intestazione la dicitura «Case of Cannavacciuolo and others vs, Italy».

Cannavacciuolo, quando avete capito che c’era qualcosa che non andava nei terreni?
«Sono nato in una famiglia di pastori, le pecore si nutrivano dei prodotti che offriva la natura e nel momento in cui vi era la raccolta, la risulta veniva mangiata dagli animali. Vi era una simbiosi nel rapporto tra natura ed animali, la terra dava da mangiare agli animali che a loro volta, con i loro escrementi che fungevano da concime, nutrivano il terreno. A un certo punto questo si è dovuto interrompere perché proprio quei terreni che erano stato oggetto di sversamento di rifiuti altamente pericolosi non facevano altro che far ammalare gli animali che ingerivano prodotti agricoli della terra».




















































Cosa avete scoperto?
«Venivano alla luce agnelli deformi, la prova che vi era qualcosa di anomalo. La mia famiglia ha iniziato a protestare chiedendo l’intervento delle istituzioni, l’Asl ha analizzato il latte degli animali ed all’interno è stata riscontrata un’altissima concentrazione di diossina».

Qualche dato sul livello di inquinamento?
«L’Organizzazione mondiale della sanità prevedeva all’interno del latte degli animali una concentrazione massima di 3 picogrammi di diossina per ogni millilitro di prodotto, nel latte dei nostri animali la concentrazione di diossina andava ben oltre i 51 picogrammi di diossina e quindi furono sottoposti a sequestro. Le istituzioni si sono preoccupate di mettere gli animali sotto sequestro, senza fare luce su quale fosse la fonte di inquinamento e ad oggi ci siamo ritrovati ad avere le stesse conseguenze subite dagli animali anche sull’uomo».

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Ora parliamo di suo zio.
«Mio zio si è ammalato e nell’arco di 30 giorni dalla scoperta della malattia è deceduto. Facemmo fare le indagini tossicologiche e venne accertato che vi era un’altissima concentrazione di diossina. Anche in questo caso l’Oms per l’uomo prevede una concentrazione massima di 10 picogrammi di diossina nel sangue umano, invece nel corpo di mio zio sono stati riscontrati 255 picogrammi di diossina».

La Corte Europea dei diritti umano ha sentenziato dando ragione ai ricorrenti, cosa si aspetta per il futuro?
«Questa è una sentenza che apre uno scenario molto grande e inizia a dare una scossa sulla problematica Terra dei fuochi. Adesso noi non ci aspettiamo solo chiacchiere, lo Stato Italiano intervenga rapidamente procedendo subito alle bonifiche e a fare in modo che le sue stesse leggi vengano adottate concretamente»

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31 gennaio 2025 ( modifica il 31 gennaio 2025 | 09:26)

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