Il 28 gennaio scorso è approdata di nuovo una nave militare italiana, la Cassiopea, nel porto di di Shengjin, in Albania, con 49 persone a bordo, la maggior parte bengalesi, sei egiziani, due cittadini del Gambia e due della Costa d’Avorio; tutti provenienti da paesi d’origine “sicuri”, in base al decreto legge emanato dal governo italiano il 21 ottobre 2024. I migranti sono stati trasportati prima nell’hotspot, a pochi metri dal porto, dove sono stati eseguiti i controlli sanitari e l’identificazione, poi nel centro di accoglienza di Gjader. Nel secondo centro però sono arrivati solo in 44; cinque persone sono state riportate in Italia in quanto ritenuti vulnerabili: quattro minorenni, due del Gambia e due della Costa d’Avorio e un egiziano con fragilità. Oggi, invece, a Gjader, nel centro di accoglienza, dove si svolgeranno le udienze di convalida dei trattenimenti, ne sono rimasti 43 dopo che ieri, a seguito delle audizioni in videoconferenza svolte dalla Commissione Territoriale per l’Asilo, un altro migrante è stato ritenuto vulnerabile e quindi impossibilitato ad essere sottoposto alle procedure accelerate di frontiera previste dal Memorandum stipulato con il governo albanese. Sono rimaste, inoltre, solo persone del Bangladesh e dell’Egitto: le stesse nazionalità di provenienza dei migranti trasferiti nelle missioni precedenti. Le altre due volte, tra ottobre e novembre 2024, il tribunale di Roma, sezione immigrazione, non aveva convalidato il trattenimento dei migranti perché non aveva ritenuto che provenissero da paesi d’origine sicuri e tutti avevano fatto ritorno in Italia sempre a bordo di navi militari, suscitando notevoli polemiche, ampiamente riportate dalla stampa, originate, tra l’altro, anche dagli altissimi costi dell’operazione.
Rappresentanti del TAI e parlamentari in Albania per tutelare i migranti: parla Gianfranco Schiavone.
Il Tavolo asilo e immigrazione -TAI- è presente con una sua delegazione, insieme al Gruppo di contatto parlamentare per monitorare quello che avviene e informare sulle condizioni di accoglienza delle persone trattenute. “Dalla visita sono emerse gravi violazioni dei diritti umani.” Ha riferito la delegazione che si è recata all’interno del Centro. “L’accertamento di minore età e vulnerabilità sarebbe dovuto avvenire prima del trasferimento, come previsto dal Protocollo tra Italia e Albania. L’assenza dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni-OIM, sulle navi, a causa del mancato rinnovo della convenzione dell’Agenzia europea con il Ministero dell’Interno, ha impedito verifiche adeguate, l’agenzia europea aveva svolto un ruolo molto rilevante nella parte che la riguardava: fornire competenze e personale in grado di effettuare uno screening più attento. L’assenza dell’OIM allarma tutti noi perché l’ipotesi che lo screening non sia stato fatto in maniera adeguata e che anche per questo motivo il numero delle persone portate sia maggiore rispetto alle volte precedenti è un’ipotesi che non mi pare del tutto infondata.” spiega il giurista Gianfranco Schiavone, dell’ASGI. “Entro venerdì vedremo se la Corte d’Appello di Roma, che è ora competente ad occuparsi della convalida del fermo al posto della sezione specializzata del Tribunale, in seguito alla modifica normativa voluta dal governo, avrà lo stesso orientamento interpretativo che ha avuto il Tribunale” Aggiunge Schiavone, “Ci sono una serie di ragioni per ritenere che l’orientamento sia il medesimo, perché non si tratta di una questione politica ma di un’interpretazione delle norme.”
Bangladesh ed Egitto non possono considerarsi paesi d’origine sicuri
“Molti hanno voluto attribuire a questo presunto conflitto con la magistratura una caratteristica di dimensione politica, in realtà questa connotazione politica è stata voluta esclusivamente dal governo. La magistratura, con le contestate sentenze, a Roma, Catania e in parte anche Palermo, che non hanno convalidato le detenzioni, ha fatto rilevare che la nozione di paese d’origine sicuro va interpretata in maniera corretta e che è piuttosto arduo farvi rientrare i due paesi, oggetto del diniego della convalida, da cui provenivano i migranti nelle altre due occasioni e che sono gli stessi di ora: Bangladesh ed Egitto. L’Egitto è un paese in cui non esiste un ordinamento democratico, che è il requisito fondamentale per la nozione di paese di origine sicuro, dove qualunque persona, non singoli appartenenti a categorie particolari ma chiunque e per qualunque motivo, può essere arbitrariamente fermato, arrestato, incarcerato, torturato e ucciso. L’Egitto è a tutti gli effetti un paese autoritario. Tutti i rapporti internazionali non hanno dubbi in materia. Ritengo impossibile una diversa valutazione sull’Egitto. Il governo italiano avrebbe dovuto togliere questo paese dalla lista. Nel Bangladesh la situazione è migliorata rispetto a mesi fa, quando c’erano stati episodi gravissimi con centinaia di morti per le manifestazioni di piazza, Qualcuno, ma non il sottoscritto, potrebbe avere dei dubbi sul Bangladesh, faccio tuttavia osservare che tutti i rapporti internazionali sono molto negativi sul Bangladesh nonostante il miglioramento. Le situazioni di violenza verso gruppi etnici minoritari e oppositori e giornalisti è comunque molto ampia. Vedremo se il bilanciamento tra la situazione del paese e le situazioni individuali delle singole persone produrrà delle valutazioni diverse o se si arriverà ad una valutazione uguale a quella delle volte precedenti.”
É il giudice che deve esprimersi sulla procedura accelerata di frontiera
“La sez. specializzata aveva evidenziato: prima di tutto la propria piena competenza a valutare, anche in sede di convalida, se la scelta di applicare la procedura accelerata di frontiera fosse una scelta corretta oppure no. La stessa Corte di Cassazione, nella sentenza del 19 dicembre scorso, rinviando alla Corte di Giustizia EU diversi quesiti interpretativi, ha ritenuto di confermare che non solo il giudice che si occuperà poi dei futuri ricorsi contro eventuali dinieghi ma anche il giudice della convalida deve esprimersi sulla correttezza della procedura accelerata di frontiera per coloro che provengono da paesi d’origine ritenuti sicuri dal governo italiano. Infatti la scelta se applicare o meno la procedura accelerata di frontiera incide sui diritti fondamentali, tra cui il diritto alla libertà delle persone, cioè se essere o meno trattenuti in un centro. Darei per scontato che la Corte d’Appello si dichiarerà competente a fare questa valutazione” continua Schiavone “vedremo se ci sarà una diversa decisione sul fatto che questi due paesi rientrino o meno nella descrizione di paesi d’origine sicuri.” Prosegue poi il giurista “Ho difficoltà ad immaginare comunque una diversa interpretazione. É vero che la Cassazione ha detto che spetta al governo definire, con un proprio atto, quali siano i Paesi d’origine che ritiene sicuri, ma questa valutazione non è insindacabile può e deve essere sottoposta a giudizio rispetto ai singoli casi. È una nozione giuridica, non politica, e il giudice deve sempre valutare se è stata applicata in maniera corretta oppure no, ascoltando quello che la persona riferirà durante l’udienza di convalida, ma anche valutando in generale se quel paese può rientrare nella nozione di paese d’origine sicuro, così come delineata nel diritto dell’UE, nella cosiddetta “direttiva procedure”, la direttiva europea n. 32 del 2013.”
L’attesa sentenza della Corte di Giustizia Europea
“La sentenza della Corte di Giustizia Europea, attesa per il mese di febbraio, invece valuterà vari quesiti: fondamentale sarà quello che considera la possibilità di considerare un paese d’origine sicuro anche quando si riconosce l’esistenza di una o più categorie di persone oggetto di potenziali o gravi discriminazioni.” Poi specifica Schiavone “Alcuni tribunali italiani ritengono che ciò non sia possibile e che la Corte di Giustizia si sia già implicitamente espressa nella sentenza del 4 ottobre del 2024 , quando ha detto che un Pese si può dire sicuro solo se lo è per chiunque e in qualunque sua parte. Altri, invece, tra cui anche la Cassazione, ritengono che quella sentenza della Corte non può essere applicata alla possibilità di distinguere le persone per categorie e che questa è un’ipotesi compatibile con la nozione di paese d’origine sicuro purché si tratti di situazioni estremamente limitate. Anche ammettendo delle possibili eccezioni ho forti dubbi che i due paesi di cui parliamo, Bangladesh ed Egitto, si possano ritenere paesi d’origine sicuri.” conclude Schiavone.
Il TAI intervista due migranti
Intanto ieri a Gjader è proseguito il monitoraggio del Tavolo immigrazione e asilo e dei parlamentari del partito democratico “Abbiamo potuto parlare solo con due persone, un cittadino del Bangladesh e uno dell’Egitto – ha raccontato alla stampa la deputata Rachele Scarpa del Pd – Ci hanno raccontato di essere andati in Libia per trovare lavoro, senza un progetto migratorio. Lì sono stati rapiti da quella che hanno chiamato “polizia libica” e consegnati ai trafficanti. Dopo mesi di prigionia, botte e torture trasmesse in video ai familiari per chiedere il riscatto sono riusciti a partire”.
La Commissione Territoriale d’Asilo ha respinto tutte le richieste presentante
É notizia di poche ore fa, che oggi 30 gennaio, gli esiti delle richieste d’asilo sono state tutte negative perché ritenute “manifestamente infondate”. Solo una persona non ha ricevuto il diniego, e sarà ascoltata in procedura ordinaria, poiché è stata riscontrata una vulnerabilità medica. ”Le Commissioni operano chiaramente in continuità con la manifesta volontà dell’esecutivo di respingere i richiedenti asilo, in spregio al diritto internazionale, europeo e costituzionale” hanno affermato i rappresentanti del TAI. “Le persone non hanno potuto farsi assistere da un legale, né sono state messe in grado di prepararsi per le audizioni con adeguata informazione legale. Siamo di fronte ad una procedura di fatto illegittima per l’assenza delle tutele previste dalla normativa in vigore. Riteniamo che il centro in Albania sia incompatibile con il diritto d’asilo, il diritto alla salute e il diritto alla difesa”, continua il Tai, “Per questi motivi, confermiamo che si tratta di un’operazione illegittima e fallimentare, che deve immediatamente cessare”
Nadia Luminati
(31gennaio2025)
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