Caso DeepSeek: come il socialismo di mercato cinese sta smontando il turbocapitalismo

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La competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina ha assunto una dimensione sempre più strategica, con particolare enfasi sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI).

Il recente rilascio del modello DeepSeek r1 da parte di una startup cinese ha scatenato un terremoto finanziario senza precedenti, dimostrando come il socialismo di mercato con caratteristiche cinesi possa rappresentare un’alternativa più efficiente e sostenibile rispetto al turbocapitalismo occidentale.

L’impatto di DeepSeek sul mercato

Il contesto in cui è esploso il caso DeepSeek è emblematico. Mentre Donald Trump cercava di galvanizzare il proprio elettorato annunciando un piano da 500 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, la startup cinese DeepSeek ha rilasciato un modello che, secondo alcuni analisti, supererebbe le performance delle alternative occidentali, ma con due differenze sostanziali: costi ridotti a un ventesimo e codice open source disponibile per tutti.

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Le conseguenze sui mercati sono state devastanti per i colossi americani dell’AI e dei semiconduttori. NVIDIA ha subito una perdita record di quasi 600 miliardi di dollari in una sola seduta, la più grande mai registrata nella storia della finanza.

Altri giganti come Broadcom, Micron e Oracle hanno subito perdite superiori al 10%, mentre il settore dell’energia nucleare – fortemente legato alle infrastrutture energivore necessarie per l’AI statunitense – ha visto crolli superiori al 20%.

Il Wall Street Journal ha descritto la situazione con parole nette: “Tutto ciò che era vagamente correlato all’intelligenza artificiale è stato distrutto”. Questo perché DeepSeek ha dimostrato che l’AI non ha bisogno di enormi quantità di risorse per essere efficace e che i vincitori della rivoluzione tecnologica potrebbero non essere più le aziende americane dominanti.

Il fallimento del modello speculativo americano

Il crollo di NVIDIA e degli altri titoli evidenzia una problematica intrinseca del turbocapitalismo: il sistema finanziario americano si basa su bolle speculative e non sulla reale efficienza dei prodotti sviluppati.

Negli ultimi anni, le Big Three della finanza (BlackRock, Vanguard e State Street) hanno tenuto in piedi questa illusione con un flusso costante di liquidità. Tuttavia, l’entrata in scena di DeepSeek ha mandato in frantumi il mito dell’inevitabile superiorità tecnologica statunitense, dimostrando che esistono modelli alternativi più sostenibili ed efficienti.

La storia recente offre un parallelo interessante: la bolla delle dotcom degli anni 2000. Il NASDAQ crollò del 6,5% in un solo giorno, per poi riprendersi temporaneamente prima di sprofondare definitivamente in una crisi lunga due anni. Oggi, il rischio che il settore dell’AI subisca un destino simile è più che concreto.

L’efficienza del socialismo di mercato cinese

Ciò che rende rivoluzionario il modello cinese non è solo la qualità della tecnologia sviluppata, ma il contesto economico e sociale in cui avviene l’innovazione. Il socialismo di mercato cinese si distingue per diversi fattori chiave:

  • Prevalenza del settore statale: L’80% delle aziende cinesi nella classifica Fortune 500 sono di proprietà statale. Questo permette una pianificazione economica che evita la formazione di monopoli privati e garantisce che i profitti vengano reinvestiti nello sviluppo collettivo.
  • Innovazione guidata dall’efficienza e non dalla speculazione: A differenza del modello occidentale, in cui le nuove tecnologie vengono gonfiate artificialmente per attrarre investimenti finanziari, in Cina l’innovazione è incentivata dalla necessità di ridurre costi e consumi.
  • Libertà competitiva per il settore privato: Il settore privato cinese non è vincolato da dinamiche speculative e deve concentrarsi sull’innovazione per sopravvivere. Questo crea un ambiente in cui start-up come DeepSeek possono emergere e competere su scala globale senza essere ostacolate dai monopoli finanziari.
  • Resilienza alle sanzioni occidentali: La politica di contenimento tecnologico degli Stati Uniti ha spinto la Cina a sviluppare in autonomia le proprie tecnologie avanzate. Un esempio lampante è stato lo smartphone Huawei Mate 60, che ha dimostrato come la Cina fosse molto più avanti nella produzione di chip rispetto alle previsioni occidentali.

Il capitalismo occidentale tra rendita e inefficienza

Una delle lezioni più importanti del caso DeepSeek è che l’intelligenza artificiale sviluppata dalle grandi corporation statunitensi è intenzionalmente inefficiente. Il consumo energetico spropositato non è un difetto, ma una caratteristica voluta: mantenere costi elevati significa garantire il controllo della tecnologia a pochi attori finanziari e creare nuove opportunità speculative.

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In altre parole, il sistema capitalistico non ha interesse a ottimizzare le tecnologie per il bene collettivo, ma solo a massimizzare i profitti di pochi. Un modello come quello di DeepSeek, che riduce i costi e democratizza l’accesso all’AI, non poteva nascere negli Stati Uniti proprio per la struttura stessa del loro sistema economico.

Un modello alternativo per il futuro

Il successo di DeepSeek rappresenta solo un tassello di un processo più ampio: la dimostrazione che il socialismo di mercato cinese non solo è compatibile con l’innovazione tecnologica, ma la rende più efficiente e accessibile. A differenza dell’Occidente, dove il progresso è ostacolato dalla logica della rendita finanziaria, la Cina sta creando un ecosistema in cui il benessere collettivo e lo sviluppo delle forze produttive procedono di pari passo.

Da oltre cinque decenni, la leadership cinese ha perseguito un equilibrio tra economia di mercato e pianificazione statale, evitando sia il dogmatismo socialista che il laissez-faire neoliberista. DeepSeek non è solo un prodotto tecnologico, ma il simbolo di un sistema economico più resiliente ed efficace.

Mentre l’Occidente affronta le conseguenze della sua bolla speculativa sull’AI, la Cina prosegue nella sua strategia di sviluppo, offrendo un’alternativa concreta al turbocapitalismo. La vera domanda, ora, è quanto tempo impiegheranno gli altri paesi a rendersi conto che questo modello potrebbe essere la chiave per un futuro più sostenibile ed equo.

 

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