Meloni attacca: ‘L’indagine per Almasri è un danno all’Italia’ – Notizie

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L’avviso di indagine della Procura di Roma sul caso Almasri ha fatto “un danno alla nazione”.

Ed è l’esempio di come “un pezzetto di magistratura” vuole “governare”, ma “allora si candidino: non si può fare che loro governano e io vado alle elezioni”. Se le sono arrivati suggerimenti, politici e legali, a scegliere toni prudenti, Giorgia Meloni non li segue. E con gli alleati, su questo fronte, è perfettamente allineata. Fra Antonio Tajani che ritiene “bizzarro” che ogni atto del governo debba essere sottoposto al giudizio della magistratura. E Matteo Salvini che esulta per l’archiviazione dell’indagine sul suo fedelissimo Armando Siri: “Un altro fallimento di una ‘giustizia’ che ha invaso il campo della politica”.

Tesi confutate dall’Anm: ‘I magistrati non fanno politica, sarebbe auspicabile che i politici non provassero a sostituirsi ai magistrati, lasciando loro il compito istituzionale di esaminare e valutare gli atti processuali senza impropri condizionamenti”, replica il segretario generale dell’Associazione Salvatore Casciaro. Fonti qualificate assicurano che l’esecutivo non ha posto il segreto di Stato sulla vicenda del libico, e questo implica che i ministri potranno riferire in Parlamento. 

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Video Meloni: ‘Indagarmi e’ un danno alla nazione, mi manda ai matti’

 

“Meloni continua a scappare, dovrebbe riferire al Paese nelle sedi istituzionali e non ai propri follower” attacca la leader del Pd Elly Schlein. “Il danno d’immagine – la tesi del presidente M5s Giuseppe Conte è avere fatto la scelta politica di sfregiare la legalità internazionale imbarcando su un volo di Stato, a nostre spese, un criminale con accuse anche per stupri a bambini di 5 anni”.

“Nessuno pensa che Almasri sia un santo, lo abbiamo espulso proprio perché era pericoloso”, ma a liberarlo sono stati “i magistrati”, la sintesi di Antonio Tajani, che senza dubbio affronterà altre domande sul tema quando mercoledì mattina sarà in audizione alle commissioni Esteri. Assistiti da Giulia Bongiorno, la premier e gli altri indagati, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, devono ancora decidere se farsi ascoltare dal Tribunale dei ministri o inviare memorie.

A Palazzo Chigi sono convinti che tutto si chiuderà a breve con un’archiviazione, ma intanto l’avviso inviato dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi “manda ai matti” Meloni. Non solo perché “era chiaramente un atto voluto”. O, come dice Tajani, era una scelta “più che azzardata” che “non fa l’interesse dell’Italia”. Ma pure perché, sottolinea la leader di FdI, si è ritrovata la notizia in prima pagina sul Financial Times: “E se in Italia i cittadini capiscono perfettamente quello che sta accadendo all’estero non è la stessa cosa”, come spiega in una risposta fiume all’unica domanda ricevuta nel breve collegamento video con La Ripartenza, l’evento organizzato dal giornalista Nicola Porro a Milano. Dice di temere ripercussioni sulle scelte degli investitori internazionali. E vede “remare contro” chi dovrebbe farlo nella stessa direzione: “Penelope in confronto a me avrebbe tessuto le tende dello stadio Olimpico”. La premier rivendica le “73 ore di volo” a gennaio, viaggi che significano “porte aperte per le nostre imprese”, respinge le critiche sul fatto che porta con sè la figlia Ginevra (“Non si capisce quando la dovrei vedere”) e rimarca che a chiunque nei suoi panni “cadrebbero un po’ le braccia”.

Lei invece garantisce di voler continuare la sua “battaglia per un’Italia normale: non intendo mollare di un centimetro, almeno fino a quando saprò che la maggioranza degli italiani è con me”. Nelle scorse ore Meloni ha anche avuto una telefonata con il cancelliere Olaf Scholz. Lo sviluppo della difesa europea in vista del vertice Ue informale è il tema ufficiale del colloquio, che cade all’indomani della mozione che in Germania ha saldato Cdu e Afd sulla stretta sui migranti, nonché nel pieno delle polemiche fra Roma e la Cpi per la scelta di emanare il mandato d’arresto per Almasri solo dopo che aveva varcato il confine fra Germania e Italia. E con “parecchi errori”, nota Tajani: “Certamente è singolare l’atteggiamento della Corte penale internazionale, visto che questo signore che noi abbiamo espulso girava per l’Europa da parecchio tempo. Perché non si è intervenuti prima?”. L’altra stoccata del leader di Forza Italia è per l’Anm: “È un’associazione molto politicizzata di magistrati”. Per il presidente del Senato Ignazio La Russa, invece, c’è uno scontro “senz’altro con chi ha fatto l’esposto” da cui è nata l’indagine su Meloni e i ministri, ossia l’avvocato Luigi Li Gotti. Che non si scompone: Sono stato per oltre venti anni sotto minaccia di Totò Riina, figuriamoci se mi preoccupo di queste parole anche se arrivano dalla seconda carica dello Stato. Sono qualificabili a livello di un fiato”.

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