Chi guida i giovani nel momento cruciale tra la fine delle scuole medie e l’ingresso nel mondo del lavoro? Spesso nessuno, oppure la mamma. È quanto emerge dall’ultima indagine condotta dalla Fondazione ENGIM su oltre 4.000 giovani, dal titolo “Giovani e Futuro. Coltivare le speranze attraverso il lavoro“, curata dal prof. Daniele Marini dell’Università di Padova.
I dati – presentati nel corso dell’evento “Giovani, lavoro e futuro” ospitato da INAPP e che ha visto la partecipazione di esperti come Luigi Bobba (Terzjus), Massimiliano Franceschetti (INAPP), Ezio Civitareale (FederMeccanica) e Silvia Stilli (AOI) – rivelano aspetti chiave sulle aspettative e le difficoltà dei ragazzi nel loro percorso verso l’età adulta.
I dati
Secondo l’indagine, il 30% dei giovani non chiede consiglio a nessuno quando si tratta di prendere decisioni sul proprio futuro. Subito dopo, al 25-27%, compare la figura materna come principale punto di riferimento. Un dato che evidenzia una tendenza all’autonomia forzata, spesso accompagnata da incertezze e dubbi non facili da affrontare.
Tra le evidenze più significative, emerge che i giovani impegnati in percorsi di formazione professionalizzante affrontano il futuro con maggiore serenità rispetto ai loro coetanei delle scuole tradizionali. La dimestichezza con la messa alla prova e il contatto diretto con il mondo del lavoro sembrano rafforzare la loro autostima, stimolando un interesse concreto verso piccole imprese e attività artigianali. Questo approccio anticipato al mondo professionale consente ai ragazzi di superare stereotipi e timori, aprendo loro nuove prospettive.
È evidente il cambiamento nella percezione del lavoro. Se un tempo trovare un impiego rappresentava l’unico obiettivo, oggi i giovani cercano equilibrio tra carriera e vita privata: il lavoro resta un elemento centrale, ma solo se in armonia con la realizzazione personale. Il lavoro diventa parte di un percorso, una sorta di navigazione verso la realizzazione del proprio progetto di vita.
Il dibattito
Dal dibattito moderato da Romano Benini è emerso chiaro il messaggio dell’indagine: in un contesto in continua evoluzione, per sostenere i giovani in questa transizione cruciale, servono strumenti concreti, un orientamento mirato e permanente, e un sistema che sappia valorizzare non solo le competenze, ma anche i sogni e le aspirazioni di chi si affaccia al mondo degli adulti. L’aspetto educativo deve tornare al centro dell’accompagnamento dei giovani nel loro percorso di vita per supportarli nella valorizzazione delle relazioni, dello spirito di collaborazione e inclusione, dell’autoimprenditività, per evitare che la società del futuro si basi esclusivamente sulla competizione.
Hanno avvalorato i dati le testimonianze di alcune allieve ENGIM, chiamate a dire la loro su alcuni aspetti esplorati nell’indagine nazionale.
L’apertura dell’evento è stata affidata al direttore generale INAPP, Loriano Bigi che ha sottolineato come indagini come questa siano fondamentali per tenere alta l’attenzione sul vero valore del lavoro, che non va cercato nell’esito finale o nel prodotto che genera, ma nell’esperienza che questo permette di vivere. Emmanuele Crispolti della Struttura Sistemi formativi INAPP ha continuato evidenziando come nell’indagine il lavoro non si attesta più solo come un mezzo per affermarsi economicamente, ma gli adulti devono essere capaci di trasferire ai giovani il valore che può avere a servizio della comunità, per contribuire al benessere collettivo.
“L’indagine nazionale di ENGIM risponde al desiderio di restare in ascolto dei giovani, dei loro sogni, per comprendere quali strumenti e politiche possiamo mettere in atto per accompagnarli verso il futuro desiderato”, ha spiegato subito dopo Marco Muzzarelli, direttore nazionale di Fondazione ENGIM. “È necessario rendere l’indagine un appuntamento annuale, costituendo, di fatto, un Osservatorio Permanente e Integrato, per restare in ascolto dei giovani e accompagnarli nel percorso di realizzazione dei loro sogni. L’istituzione dell’Osservatorio Nazionale “Giovani e Futuro”è aperta al dialogo con gli altri enti formativi e alle istituzioni per raccogliere dati in un territorio più ampio, intervistando anche giovani frequentanti altri percorsi formativi e scolastici”.
Alla chiusura del presidente INAPP Natale Forlani, che ha richiamato le parti sociali ad abbandonare un approccio rivendicativo per affrontare le questioni dei giovani e intraprenderne uno contributivo, sono seguite le conclusioni del presidente di Fondazione ENGIM, padre Antonio Teodoro Lucente, “Dall’indagine nazionale che abbiamo condotto emerge un messaggio potente: il lavoro è un percorso di realizzazione personale e collettiva, che tuttavia necessita di un’alleanza tra formazione, imprese e istituzioni che non si limiti a trasferire competenze, ma che accompagni, sostenga e dia fiducia a ogni giovane. Per valorizzare tutti e perdere nessuno”. È qui che il valore del Neperdantur, tanto caro a san Leonardo Murialdo diventa essenziale come visione educativa e sociale: non perdere nessuno significa riconoscere che ogni giovane ha talento e potenzialità da coltivare. Non perdere opportunità significa costruire un sistema formativo e lavorativo capace di includere, innovare e dare prospettive concrete. Non perdere il futuro significa agire oggi, con responsabilità e coraggio, per una società in cui lavoro e formazione siano davvero strumenti di crescita.
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