Il green deal non è più un tabù, nuovo piano d’azione Ue per salvare l’automotive

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La revisione del green deal è ai blocchi di partenza. Il 30 gennaio la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ha convocato i leader dell’industria europea per dare il via ad un dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica. Dopo dunque anni in cui la Commissione ha perseguito una strategia green improntata più sull’ideologia che sulla fattibilità, con ripercussioni negative soprattutto sul mondo dell’automotive, nel 2025 ha deciso di rivedere le carte in tavolo avviando, come prima cosa, un dialogo con i protagonisti per progettare un nuovo piano verde adeguato alla realtà.

Tanti gli interrogativi a cui la Commissione dovrà però rispondere:

  • Saranno annullate le multe a carico dei costruttori automobilistici che non rispetteranno il limite delle nuove emissioni di Co2 in vigore a partire dal 2025?
  • Sarà possibile anticipare, come anche chiesto dall’Italia, la scadenza per verificare l’andamento della transizione energetica e il suo impatto sul settore?
  • Si riuscirà a parlare di neutralità tecnologica, per arrivare all’obiettivo del 2035 di zero emissioni, o si continuerà a perseguire la strategia “elettrico è bello”?

Automotive, il piano di azioni arriverà il 5 marzo

L’industria automobilistica europea è un motore economico vitale visto che sostiene più di 13 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti e contribuisce con circa un trilione di euro al prodotto interno lordo europeo. Proprio per questo è necessario non distruggerla con una transizione verde ideologica. Entrando nel dettaglio, il nuovo piano ha dunque l’ambizione di affrontare un’ampia gamma di questioni rilevanti per il settore, come «la garanzia dell’accesso ai talenti e alle risorse, la promozione dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo di veicoli di prossima generazione e l’istituzione di un quadro normativo pragmatico e prevedibile», spiega la Commissione.

Tre saranno i punti fondamentali sui cui si svilupperà il nuovo piano:

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  • Creare condizioni di parità a livello internazionale tra i vari produttori automobilistici, agevolare la transizione verde e anche quella normativa;
  • L’avvio di una consultazione pubblica per raccogliere un contributo più ampio sulle sfide e sulle possibili soluzioni delle parti coinvolte;
  • Quattro filoni di lavoro tematici che si baseranno sulla transizione pulita, sulla catena del valore industriale, sull’innovazione tecnologica e digitale e sulle competenze.

I risultati di questo processo costituiranno le basi del nuovo piano di azione green che sarà presentato il 5 marzo dal commissario Apostolos Tzitzikostas.

Le reazioni

L’associazione europea dei fornitori automobilistici (Clepa) ha accolto con favore il passo della Commissione Ue rivedere il piano green in chiave contemporanea. Questo dialogo è «un passo fondamentale» per affrontare le sfide chiave per il futuro immediato del settore. Per Clepa è fondamentale che alla fine ci sia una visione chiara e di lungo termine per dare certezza alle aziende. «I fornitori hanno annunciato la perdita di 54 mila posti di lavoro nel 2024. Più che durante la pandemia. Non si tratta più di un fulmine a ciel sereno: l’impatto è reale e sta accadendo ora. I fornitori automobilistici hanno bisogno di un’azione urgente», ha affermato Matthias Zink, presidente di Clepa.

Acea ha inoltre sottolineato come affinché questo dialogo abbia successo, gli incontri e le discussioni future devono «coinvolgere attivamente tutti i produttori e i fornitori con una presenza industriale in Europa» Da parte loro i membri dell’Acea «si impegneranno con i commissari competenti su quattro filoni di lavoro tematici per fornire contributi al prossimo piano d’azione».

Dal versante Italia, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si è detto più che fiducioso. «Siamo determinati a dare il nostro contributo come sistema Italia a questo dialogo strategico che inizia oggi e in cui tutti i portatori di interesse saranno ascoltati in un confronto che, sono certo, sarà proficuo e dal quale emergeranno con forza le nostre buone ragioni che sono le ragioni dell’impresa e del lavoro, in Italia e in Europa».

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