«Ecco perché non abbiamo firmato il contratto di lavoro nazionale della sanità»

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


«Le ragioni che ci hanno spinto, come sindacato Uil, a non firmare il Ccnl comparto sanità, non sono state esplorate con la profondità che un tema così complesso e delicato richiede. Sono consapevole che, se non adeguatamente analizzato, un argomento di questa portata rischia di offrire una visione parziale della realtà, alimentando fraintendimenti tra coloro che operano quotidianamente nei reparti ospedalieri e, soprattutto, tra chi continua a fare sacrifici significativi in nome della propria missione». Luigi Spada, Segretario Organizzativo UIL-FPL di Padova, esprime una riflessione in merito a delle notizie che, in questi giorni, stanno circolando in rete, sui social media e in vari gruppi, riguardanti il mancato rinnovo del contratto collettivo della sanità. Queste informazioni, che sono state diffuse anche tramite volantini, offrono una versione degli eventi che necessita di alcune precisazioni.

«I colleghi della sanità, si fanno carico quotidianamente della salute e del benessere degli altri. La sanità è un pilastro fondamentale della nostra società, una vera e propria missione di servizio pubblico che tutela la vita di tutti. Ma ciò che è davvero doloroso, e che sento di dover raccontare con il cuore in mano, è che durante la pandemia i sanitari sono stati acclamati come eroi da ogni angolo del Paese, solo per essere dimenticati immediatamente dopo – continua Spada – .Quelli che oggi si vorrebbero premiare con un misero aumento contrattuale sono gli stessi che ieri hanno rischiato la vita per salvare quella degli altri, spesso senza la protezione necessaria e lavorando in condizioni disumane: turni massacranti, carichi di lavoro impossibili, senza poter stare accanto ai propri cari. Eppure, subito dopo la fine della pandemia, la memoria collettiva ha fatto tabula rasa di quei sacrifici. Quegli stessi “eroi” sono stati messi in un angolo, senza che venisse loro garantita la dignità che avrebbero meritato».

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«Nel nostro contratto, la Uil chiedeva innanzitutto un giusto adeguamento salariale, che tenesse conto dell’inflazione galoppante (oggi al 17%), a fronte di un misero aumento del 6%. Ma non si trattava solo di soldi. Si trattava di restituire dignità a professionisti che, rinunciando a festività e domeniche con i propri cari, si sono fatti carico del dolore e della sofferenza degli altri, senza mai chiedere nulla in cambio – prosegue Spada – .Le questioni che Le pongo non sono solo numeri o dettagli burocratici. Sono le questioni di persone che mettono in gioco la loro vita ogni giorno. Mi permetto di ricordare alcune delle ingiustizie che continuiamo a subire e che chiedevamo di sanare con il rinnovo del contratto: un lavoratore sanitario che si ammala durante una domenica o un giorno festivo non vede riconosciute le ore di malattia, costringendolo a recuperarle in un secondo momento, come se la sua salute fosse meno importante di un altro giorno lavorativo. Un lavoratore con contratto giornaliero, sempre in caso di malattia, che effettua rientri non vedrà riconosciute le ore effettivamente lavorate, ma solo quelle teoriche, creando debito orario per il lavoratore stesso. Lo stesso trattamento viene riservato a chi usufruisce di una giornata di permesso 104 per assistere un proprio familiare. Le indennità di disagio sono ferme da oltre vent’anni, nonostante il notevole incremento dei carichi di lavoro e delle difficoltà quotidiane. La legge di bilancio 2025 prevede un’aliquota agevolata al 5% sugli straordinari per gli infermieri ma non per tutto il resto del personale sanitario, tecnico e amministrativo, che quotidianamente affronta, ciascuno in base alla propria figura professionale, le gravi problematiche che oggi affliggono la sanità. La Uil non ha firmato il nuovo contratto anche per questo motivo, chiedendo che nel nuovo Ccnl venissero finalmente incluse tutte le figure professionali».

«La carenza di personale è un’emergenza che affligge tutti i reparti, con turni massacranti e riposi saltati, portando a condizioni di lavoro insostenibili, che minano la salute dei lavoratori e la qualità dell’assistenza ai pazienti. Le aggressioni al personale sanitario, che troppo spesso restano ignorate, sono un triste segno della frustrazione e dell’inefficienza del sistema, che non riesce a garantire un’assistenza adeguata a chi ne ha bisogno – continua Spada – .Mi permetto di condividere alcuni dati, esempi concreti e reali di quanto si traduce l’aumento lordo in busta paga per i seguenti profili: infermiere di pronto soccorso: se avessimo firmato la pre-intesa del nuovo contratto, l’aumento netto mensile sarebbe stato di soli 135,92 euro, e non gli oltre 500 euro che ci sono stati presentati. Infermiere: l’aumento netto mensile sarebbe stato di soli 41,72 euro. Operatore socio-sanitario (OSS): l’aumento netto mensile sarebbe stato di soli 38,14 euro. Assistente amministrativo: l’aumento netto mensile sarebbe stato di soli 32,72 euro. Come si può vedere, la realtà è ben diversa rispetto all’aumento di 170 euro che Aran e il ministro Zangrillo hanno cercato di farci credere, facendo sembrare che fosse una soluzione adeguata».

«In sostanza, non si può parlare di aumenti lordi quando poi ai lavoratori, al netto delle imposte e delle trattenute, restano davvero solo le briciole. Questa dissonanza tra la percezione dei numeri e la realtà quotidiana dei lavoratori è un aspetto che, a mio avviso, merita di essere messo in evidenza per far comprendere meglio a tutti come vengono gestiti questi aumenti salariali. Questi non sono solo numeri o statistiche, ma persone che hanno messo la propria vita al servizio degli altri e che, oggi, chiedono di essere ascoltate. Questi lavoratori meritano più gratificazione, anche economica, che renda giustizia alla loro lotta quotidiana. Quegli eroi che, in un momento di normalità, sono stati dimenticati. Quei sacrifici, quelle vite messe in gioco, sono ora solo un ricordo sbiadito. Eppure, la sanità è ancora lì, a tenere insieme il Paese, a garantire la salute a tutti. Non possiamo più permettere che il sacrificio di chi lavora in questo settore venga ignorato o sottovalutato, e come rappresentante sindacale dei lavoratori, sono orgoglioso della scelta fatta dalla UIL di non firmare il nuovo contratto a queste condizioni, che ancora una volta non riconosce il valore di questi professionisti e li considera, anzi, come lavoratori di serie B. Spero vivamente che ai lavoratori della sanità pubblica venga finalmente riconosciuto il giusto valore, sia dal punto di vista economico che morale. È fondamentale – chiude – che questi professionisti ricevano l’attenzione che meritano, prima che decidano di abbandonare una professione così cruciale. Allo stesso tempo, è altrettanto importante che chi potrebbe avvicinarsi a questa carriera non si senta scoraggiato da una percezione di scarsa considerazione».



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