Il procuratore Lo Voi (sotto attacco): l’iscrizione di Meloni sul registro degli indagati? Non si poteva fare diversamente

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


di
Giovanni Bianconi

Lo Voi, capo della Procura di Roma, è sotto attacco dopo aver iscritto la premier, i ministri Piantedosi e Nordio e il sottosegretario Mantovano sul registro degli indagati per il caso Almasri. Ma si difende: anche per archiviare servono indagini che solo il Tribunale dei ministri può fare

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Non era nemmeno un atto dovuto, bensì «obbligato». La granitica convinzione che ha portato il procuratore di Roma Francesco Lo Voi a trasmettere la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti al tribunale dei ministri — previa iscrizione della premier Giorgia Meloni e del sottosegretario Alfredo Mantovano sul registro degli indagati, insieme ai titolari di Giustizia e Interno Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, per presunto favoreggiamento del generale libico Osama Almasri e peculato per via del suo rimpatrio su un aereo di Stato — resta tale anche dopo la valanga di accuse e proteste abbattutasi sul suo ufficio. Anzi, su di lui personalmente, trattandosi di una decisione presa direttamente dal procuratore.

Lo Voi ha ritenuto di non avere scelta, nonostante ci siano opinioni discordanti su margini di valutazione e discrezionalità relativi a tempi e modi di apertura di un procedimento penale; soprattutto a carico di persone di un certo peso. Ma per il procuratore non era questo il caso. Perché l’istanza del legale rappresentava «un fatto determinato e non inverosimile», formula utilizzata dal codice di procedura penale per distinguere le denunce degne di approfondimento da quelle manifestamente infondate che possono essere ignorate senza l’iscrizione sull’apposito registro.




















































Per contestare l’interpretazione di Lo Voi viene citata la «riforma Cartabia» introdotta nel 2022 per stabilire che «il pubblico ministero provvede all’iscrizione del nome della persona alla quale il reato è attribuito non appena risultino indizi a suo carico». Non indicati nella denuncia di Li Gotti, il quale si è limitato a ipotizzare un paio di reati sulla base di qualche articolo di giornale. Ma per verificare se dietro le ricostruzioni della stampa ci siano reali indizi a carico degli esponenti del governo, bisogna svolgere accertamenti che secondo il procuratore sono preclusi al suo ufficio; può farli solo il Tribunale dei ministri, come sancito dalla legge costituzionale del 1989 che — in quanto tale — prevale sulla riforma Cartabia.

«Omessa ogni indagine», come prescrive la norma, Lo Voi ha dunque trasferito il magro fascicolo ai tre giudici del collegio sui reati ministeriali; tre donne che ora hanno novanta giorni di tempo per approfondire il caso e trarre le conclusioni. Dovendosi fermare anche loro se emergerà che la liberazione di Almasri e il suo riaccompagnamento in Libia sono derivati da un atto politico del governo insindacabile sul piano penale.

È un altro dei rilievi mossi al procuratore: vuole mettere bocca su decisioni del potere esecutivo senza averne la legittimazione. Tuttavia pure la qualificazione di «atto politico», secondo la sua interpretazione, richiede una verifica che non spetta a lui. Il ministro Nordio, infatti, non ha mai giustificato la mancata risposta alla richiesta della Procura generale di Roma sul destino del generale fermato per ordine della Corte penale internazionale con una «ragione di Stato» tramutatasi in un silenzio-rigetto dell’arresto. Il pomeriggio del 21 gennaio ha fatto sapere che stava esaminando la richiesta giunta dall’Aia, mentre già da qualche ora l’aereo di Stato che doveva riportare il detenuto a casa sua s’era mosso per andarlo a prendere. Segno di una decisione già presa, senza spiegazioni.

Il governo, anche tramite il ministro Piantedosi in Parlamento, s’è limitato a dire di aver difeso la sicurezza nazionale espellendo un soggetto pericoloso, evitando di soffermarsi sull’inerzia di Nordio che avrebbe potuto trattenere Almasri in carcere.

Ci sono vuoti, insomma, che solo un’indagine del Tribunale dei ministri può colmare. E secondo il procuratore neppure l’informativa al Parlamento, prevista per ieri da parte dei ministri coinvolti, sarebbe servita a evitare la trasmissione della denuncia.

Restano le polemiche sollevate da chi considera l’iniziativa di Lo Voi come un nuovo attacco della magistratura al potere politico. Che però stride con la biografia del procuratore, e con l’alta considerazione che lo stesso potere politico gli ha riservato in passato. Ad esempio quando il governo Berlusconi lo designò rappresentante italiano a Eurojust, l’ufficio di coordinamento tra le diverse Procure d’Europa; o quando tutti i consiglieri «laici» del Csm lo votarono per la guida della Procura di Palermo, nel 2014, dove fu mandato perché si riteneva che fosse in grado di tenere a bada i pm del processo trattativa Stato-mafia meglio degli altri candidati che sulla carta avevano più titoli. Per Forza Italia c’era Elisabetta Alberti Casellati, attuale ministra per le Riforme istituzionali, che tessé le lodi di Lo Voi sottolineandone la «maggiore cultura della giurisdizione» per aver svolto sia le funzioni di giudice che di pm. In barba alla separazione delle carriere voluta ora dal governo di cui fa parte, e considerata — nel cortocircuito delle reazioni a a catena — uno dei moventi della presunta invasione di campo.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

29 gennaio 2025

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link