Un’attrice con disabilità in scena per “Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


Il noto spettacolo teatrale di Marco Paolini “Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute”, centrato sul programma “Aktion T4” di sterminio delle persone con disabilità da parte della Germania nazista, è stato riadattato e portato in scena anche da Renato Sarti e sul palco con lui c’era Barbara Apuzzo, attrice con una disabilità fisica, che con i suoi interventi fa da controcanto al monologo di Sarti
Barbara Apuzzo e Renato Sarti

«Ausmerzen ha un suono dolce e un’origine popolare. È una parola di pastori, sa di terra, ne senti l’odore. Ha un suono dolce ma significa qualcosa di duro, che va fatto a marzo. Prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia, vanno soppressi».
Si apre con queste parole Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute scritto dal regista e attore Marco Paolini [se ne legga la nostra presentazione, pubblicata a suo tempo, N.d.R.]. Una lucida e profonda riflessione sull’eugenetica che prende il via dalla Belle Époque, a fine Ottocento, e si conclude tragicamente fra gli Anni Trenta e Quaranta del Novecento, quando nella Germania nazista venne messo in atto Aktion T4, il programma di sterminio delle persone con disabilità considerate “improduttive”. Furono circa 275.000 le persone uccisa dal regime nazista perché considerate un costo, un peso. Vite, appunto, indegne di essere vissute.

Lo spettacolo Ausmerzen è stato portato in scena anche da Renato Sarti, regista milanese e anima del Teatro della Cooperativa, nel quartiere Niguarda di Milano, che ha riadattato il testo di Paolini.
Ci sono, quindi, alcune differenze: lo spettacolo portato in scena da Sarti, infatti, è un po’ più corto e sul palco con lui c’è Barbara Apuzzo, attrice con una disabilità fisica che, con i suoi interventi, fa da controcanto al monologo di Sarti.
«Il mio personaggio – spiega lei stessa – non era previsto nella scrittura originale. In questa versione, che abbiamo portato in scena la prima volta in occasione del centenario della nascita di Franco Basaglia, il mio personaggio è quello di un’allieva che rompe le scatole al maestro, con battute pungenti. Ausmerzen è uno spettacolo molto duro e il mio personaggio permette anche di strappare un sorriso, sebbene amaro».

Che emozione è stata per lei mettere in scena uno spettacolo teatrale che porta in scena la storia dello sterminio delle persone con disabilità?
«Mi sono sentita al servizio di una memoria storica che è importante tramandare. Perché il rischio che queste tragedie, queste discriminazioni tornino a ripetersi c’è ancora. Quello che è successo ottant’anni fa, purtroppo, può succedere ancora, anche se con forme diverse. Bisogna fare attenzione ai genocidi che sono stati commessi in passato e a quelli ancora in corso. Penso, ad esempio, ai migranti che ogni giorno perdono la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa».

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Prima di iniziare a lavorare a questo spettacolo conosceva la storia del programma Aktion T4?
«Avevo visto lo spettacolo di Marco Paolini, ma no, non la conoscevo in profondità. Cosa che invece ho fatto quando ho iniziato a lavorare sul testo, ad approfondirlo e a studiarlo».

Che impatto ha avuto su di lei?
«All’inizio ho pianto molto. Quello che è successo in Germania in quegli anni avrebbe potuto succedere a me e a mia madre, che era nata con problemi fisici. Poi ho provato tantissima rabbia, non solo a livello emozionale. Sempre più spesso mi ritrovo a pensare che l’uomo sia la creatura più crudele che esiste al mondo».

Come reagisce il pubblico allo spettacolo?
«Quando sono in scena guardo molto le persone davanti a me, ogni volta c’è uno scambio, non si è mai soli. Credo che la mia presenza sul palco sia una testimonianza forte dell’impatto che ha avuto Aktion T4, e anche un personaggio che permette di alleggerire, come dicevo prima, provando a strappare un sorriso».

In un’epoca sempre più digitale, il teatro può ancora essere uno strumento per far conoscere pagine di storia come questa?
«Sì, certamente. Il teatro non solo può farlo, ma dovrebbe fare molto di più: c’è un grande bisogno di spettacoli che parlino di attualità, sensibilizzando il pubblico sui temi più diversi, aiutando le persone a riflettere. E se posso, c’è un’altra cosa che mi piacerebbe».

Che cosa?
«Renato Sarti mi ha fatto un grande regalo portandomi in scena. Ma se mi guardo attorno vedo che gli attori con disabilità non salgono spesso sui palchi dei teatri. Io vorrei vedere sempre più spesso in scena attori professionali con disabilità; è un qualcosa che può aiutare le persone a sognare a dirsi: “Ma allora è possibile!”. Da giovanissima non pensavo fosse possibile fare quello che faccio oggi, ma non avevo nessuno davanti a me con cui potermi confrontare».

Il presente servizio è già apparso in “Persone con disabilità.it” e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Sull’Olocausto delle persone con disabilità durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale e sul programma Aktion T4, suggeriamo senz’altro la lettura sulle nostre pagine dell’approfondimento di Stefania Delendati intitolato Quel primo Olocausto (a questo link).



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link