(Di Mirco Paganelli)
Nel cuore della Val Pusteria
c’è un luogo in cui il fascino delle Dolomiti, Patrimonio
dell’Umanità Unesco, si intreccia con un’offerta turistica
d’eccellenza. In inverno l’area delle Tre Cime, simbolo delle
Dolomiti nel mondo, spalanca le porte agli amanti della neve che
dalle piazze di paese alle malghe di montagna riscoprono
l’autentico carattere altoatesino.
Non solo sci, ma anche snowboard, slittino, ciaspole e sci di
fondo senza mai staccare gli occhi da panorami mozzafiato. È
quanto offre il comprensorio sciistico 3 Cime / 3 Zinnen che
conta 115 chilometri di piste per ogni livello di preparazione,
servite da impianti di risalita moderni.
“Di solito a gennaio c’è meno gente, eppure quest’anno ce n’è
tanta, non possiamo lamentarci”, ammette dallo staff marketing
Sophia Amhof, che sottolinea come l’estensione del comprensorio
su cinque montagne permetta agli sciatori di diluirsi.
Difficile, dunque, trovare code per risalire. La discesa più
emozionante è senz’altro la Holzriese II, la pista più ripida
d’Italia che, con una pendenza del 71%, è adatta solo ad
esperti. Ampie e soleggiate la maggior parte delle piste. La
zona è conosciuta anche per le sue baite dove gustare piatti
tipici come il gulasch di cervo o i tirtlan con zuppa d’orzo.
Ma il fascino del comprensorio 3 Cime non si esaurisce sciando.
Dal belvedere del Monte Elmo si può ammirare la Meridiana di
Sesto, un gruppo di vette che indicano l’ora quando il sole si
posiziona su ciascuna di esse; un orologio naturale utilizzato
in passato dagli abitanti della valle.
L’attuale stagione si preannuncia inedita per il 3 Cime, dato
che resterà aperto fino al 21 aprile. “È una scommessa – ammette
Amhof -, non siamo mai rimasti aperti così a lungo”. A valle la
speranza è una sola: che continui a nevicare.
Del comprensorio fa parte anche il Monte Baranci, a San
Candido, dove lo svago prosegue la sera sulla pista illuminata
aperta ogni martedì e venerdì dalle 19 alle 22. Un appuntamento
apprezzato sia dagli abitanti del posto che si sgranchiscono
così le gambe dopo il lavoro, sia dai turisti, sempre più
internazionali. Una curiosità: negli ultimi anni è esplosa la
presenza dei brasiliani che soggiornano per periodi lunghissimi.
“Un gruppo ha prenotato un cinque stelle per un mese”,
raccontano in paese.
Nonostante il successo turistico, l’Alta Pusteria ha saputo
però preservare il suo spirito originario. Così è nella mite
Sesto, oggi celebre per avere dato i natali al numero uno del
tennis mondiale, Jannik Sinner. È qui che un suo coetaneo,
Florian Tschurtschenthaler, 23 anni, ha deciso di aprire un
laboratorio di scultura in legno. Gli ambienti semplici e
calorosi, tra scarti di legno e tappeti di trucioli, incarnano
l’indole di questa terra. “Viviamo in un posto dove tutti
vengono in vacanza, ma per noi è casa. Uscire e ammirare il
panorama è un privilegio che cerco di non dare mai per
scontato”, racconta l’artista mentre scolpisce opere ispirate
alla natura, figure sacre e volti, compreso quello del
compaesano Jannik.
“Della zona Tre Cime, Sesto/Sexten è il paese più alpinistico
– spiega Hannes Egarter, direttore dell’associazione turistica
locale – È qui che, con le scalate delle prime vette, è
cominciato il turismo dolomitico”. Una storia pionieristica ben
raccontata nella Casa della Montagna (Haus der Berge), un
innovativo centro visitatori costruito con il legno recuperato
dalla tempesta Vaia.
Fra gli altri borghi della zona si annoverano Dobbiaco,
Villabassa e Braies. Ma la vera perla è San Candido, capoluogo
ufficioso dell’Alta Pusteria. L’elegante cittadina è
impreziosita dalla Collegiata, capolavoro dell’architettura
romanica, che in 800 anni non ha subito alterazioni. Al suo
interno, il crocifisso Duecentesco in legno scolpito rappresenta
un’opera d’arte di inestimabile valore dalle cromie rimaste
intatte grazie alla fuliggine dei ceri votivi.
Dopo la rifondazione nel 769 d.C., San Candido è diventato il
primo grande insediamento della Val Pusteria. All’estremità
ovest del corso principale sorge il complesso di cappelle votive
del Seicento, fra cui una riproduzione in scala 1:6 del Santo
Sepolcro di Gerusalemme, “uno dei più begli esempi di devozione
popolare in tutto l’arco alpino”, commenta lo storico Curti
Covi. Aperto sporadicamente, per accedervi è bene contattare
l’ufficio turistico.
A queste latitudini il soggiorno non è mai economico, ma la
qualità dell’offerta è difficilmente eguagliabile. Nella cornice
di San Candido, fra arte, caffè eleganti e case tradizionali in
legno, si trova anche il meglio della gastronomia altoatesina.
Markus Auer, chef del prestigioso Naturhotel Leitlhof, racconta
dalla sua cucina: “Cuciniamo in modo naturale utilizzando
prodotti locali. La carne Angus proviene dal maso di famiglia e
collaboriamo con piccoli produttori della zona per offrire
prodotti freschi come formaggi, uova, selvaggina, trote…”. Tra
le sue creazioni, il petto d’anatra arrosto con purè di mela,
vino rosso e gallette di patate della Val Pusteria, un omaggio
alla tradizione rivisitata in chiave moderna. Ma al Leitlhof le
esperienze sensoriali varcano le pareti in legno delle sale
ristoranti panoramiche grazie al calendario di escursioni, yoga
e aufguss (ventilazioni della sauna).
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