Serbia, la protesta degli studenti fa cadere il governo – Notizie

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      La protesta degli studenti, che in tutta la Serbia va avanti da settimane con l’appoggio dell’opposizione e di altre categorie di lavoratori, ha causato una inaspettata crisi di governo a Belgrado, con il premier conservatore Milos Vucevic che, a soli tre giorni da un previsto vertice intergovernativo con l’Italia, ha annunciato oggi a sorpresa le sue dimissioni, nella speranza di contribuire a un allentamento delle forti tensioni sociali e politiche nel Paese balcanico.

    Una decisione, quella del premier, presa sulla scia di ripetuti incidenti, scontri e aggressioni che a più riprese hanno coinvolto negli ultimi mesi gli studenti in agitazione, protagonisti di blocchi e occupazioni di diverse facoltà universitarie e che manifestano pressocchè quotidianamente contro il governo e il presidente Aleksandar Vucic, accusati di corruzione, scarsa democrazia e controllo sui media. Il movimento di protesta ha preso il via dopo il crollo del primo novembre scorso di una tettoia esterna alla stazione di Novi Sad, seconda città della Serbia, con un bilancio di 15 morti. Un incidente avvenuto poco dopo la fine di lavori di ristrutturazione, e causato secondo gli studenti dall’incuria e dai mancati controlli legati alla persistente corruzione nelle alte sfere del governo e dell’amministrazione.

    A migliaia gli studenti a Belgrado, Novi Sad e nella altre principali città del Paese sono scesi in strada quasi ogni giorno per contestare le autorità, organizzando rumorosi e colorati cortei e attuando improvvisi blocchi stradali. In vari casi giovani studenti e militanti sono stati investiti da automobilisti esasperati per le attese estenuanti e i blocchi alla circolazione. L’ultimo incidente si è registrato ieri sera proprio a Novi Sad, dove una studentessa attivista nel movimento di protesta è rimasta seriamente ferita in seguito a un’aggressione da parte di sconosciuti. Per tale aggressione sono stati effettuati quattro arresti, mentre in città – dove si è dimesso anche il sindaco – nel pomeriggio si è tenuta per questo una nuova protesta.

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    “Allo scopo di evitare nuovi problemi e scongiurare ulteriori tensioni sociali, ho preso la decisione di dimettermi”, ha detto Vucevic, augurandosi che ciò possa favorire una de-escalation della contrapposizione e il ritorno al dialogo. L’annuncio delle sue dimissioni ha coinciso stamane con la fine del più lungo blocco stradale attuato dagli studenti, che a Belgrado hanno paralizzato per 24 ore l’intera zona di Autokomanda, uno degli incroci e snodi stradali più importanti e trafficati della capitale. Il premier ha ammesso che il tragico crollo alla stazione di Novi Sad ha sensibilmente condizionato in negativo la situazione nel Paese. Una tragedia, ha detto, che ha gettato un’ombra pesante sull’intera attività e i risultati del governo.

    “Il Paese da allora è rimasto come prigioniero di tale drammatico evento, che è stato tuttavia strumentalizzato politicamente da talune forze al fine di capitalizzare consenso nella società. Un progetto meschino ideato sulla morte di persone innocenti”, ha detto Vucevic nell’annunciare le dimissioni, ribadendo la sua convinzione secondo cui le proteste sarebbero state in realtà ideate all’estero, con l’intervento di non meglio precisati “agenti stranieri”, e con l’obiettivo di destabilizzare la situazione in Serbia. “Di questo non ho alcun dubbio”, ha osservato.

    Dopo le dimissioni del premier, uno dei leader del fronte di opposizione, Miroslav Aleksic, ha proposto un governo transitorio incaricato soltanto di esaudire le richieste degli studenti e creare le condizioni per nuove elezioni libere e corrette. Richieste tuttavia che l’esecutivo e il presidente Vucic hanno più volte detto di aver già soddisfatto. Si tratta della pubblicazione di tutta la documentazione relativa ai lavori alla stazione di Novi Sad, la messa sotto accusa di persone responsabili di violenze ai danni degli studenti, la rinuncia a perseguire gli studenti arrestati durante scontri e incidenti, e un aumento del 20% del bilancio a sostegno dell’Università e dell’istruzione superiore. 
   

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