Di Valentina Giambastiani
LECCE. Un sequestro preventivo da circa 12.000.000 di euro è stato eseguito stamani dai finanzieri del Comando provinciale di Lecce – Nucleo Polizia Economico Finanziaria, dai loro colleghi del Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata (SCICO) nonché dagli agenti della Polizia di Stato – Squadra Mobile di Lecce, i quali – su ordine del GIP del locale Tribunale – hanno portato a termine il citato provvedimento giudiziario che colpisce un pericoloso sodalizio criminale attivo nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L’odierna operazione condotta congiuntamente dalla PS e dalla GDF giunge in prosecuzione di un’analoga attività che – il 20 novembre scorso – portò all’esecuzione di 35 ordinanze di custodia cautelare, emesse nei confronti di altrettanti soggetti inseriti della criminalità organizzata salentina, peraltro già condannati per aver fatto parte di alcuni clan della “Sacra Corona Unita”.
Le ulteriori indagini susseguitesi a quella prima operazione, hanno infatti consentito di raccogliere nuovi elementi probatori circa l’esistenza di due sottogruppi criminosi radicati tra Lecce e il basso Salento, con a capo quattro pregiudicati abitualmente dediti al traffico d’ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti di vario genere.
Secondo gli investigatori i sodalizi in questione non solo avevano ottenuto un’egemonia territoriale nel traffico degli stupefacenti, bensì anche una certa predominanza finanziaria raggiunta attraverso l’acquisizione di diversi locali pubblici (pub e ristoranti) nonché alcuni esercizi commerciali siti nella provincia salentina, la cui gestione era coadiuvata da un noto ex commercialista della zona attualmente agli arresti.
Una pluralità di imprese dunque che, sotto forma di cooperative, venivano formalmente affidate ai classici prestanome ma che, in realtà, erano funzionali al riciclaggio di denaro sporco derivante da traffici criminali, nonché a garantire ai familiari degli associati in carcere assunzioni e retribuzioni, legittimando in tal modo la provenienza dei guadagni anche se nessuna attività lavorativa è stata riscontrata nel corso delle indagini.
Altre somme di denaro contante venivano altresì consegnate a diverse imprese compiacenti, le quali provvedevano all’acquisto di lussuose autovetture date in uso ai medesimi pregiudicati oppure ai loro familiari.
Al citato ex commercialista era invece affidata l’amministrazione degli interessi economico-finanziari del gruppo; interessi che curava in prima persona oppure facendo ricorso alle classiche “teste di legno”, riuscendo altresì a trasferire all’estero ingenti somme di denaro attraverso bonifici emessi dalle suddette società-cooperative compiacenti; un escamotage questo che gli ha permesso di eludere, almeno in un primo momento, i serrati controlli in materia di antiriciclaggio.
Sulla base dei nuovi elementi di prova esposti sul tavolo degli inquirenti, la competente Autorità Giudiziaria ha dunque disposto il sequestro preventivo beni, denaro, società ed altre utilità nelle disponibilità degli indagati, peraltro aventi un valore assolutamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.
L’odierna operazione testimonia ancora una volta l’impegno operativo ed investigativo che le Forze di Polizia, spesso operando in piena sinergia, profondono ogni giorno nel contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata che così pesantemente incide sulla società civile.
Contrasto nel quale la Guardia di Finanza ha peraltro un ruolo peculiare dato dalla ricerca e dall’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati che, oltre derivare da un danno direttamente causato alla collettività, finiscono con l’essere reimpiegati inquinando l’economia lecita, rappresentando inoltre un tangibile quanto intollerabile segno della predominanza che le organizzazioni criminali esercitano sui territori che ricadono sotto la loro nefasta influenza.
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