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La biodiversità, cioè la varietà di specie animali e vegetali presenti sul pianeta Terra, è senza dubbio una delle più preziose risorse che abbiamo a nostra disposizione. Per proteggerla, essendo a rischo a causa delle attività umane e dell’inquinamento crescente, conviene promuovere un ambiente transdisciplinare, cioè un contesto dove possano convivere scienza, arte e humanities. Solo in questo modo saremo finalmente in grado di diventare agenti del cambiamento capaci di affrontare le sfide ecologiche del nostro tempo.

Indice contenuti

Cos’è un ambiente transdisciplinare

L'ambiente trascindiplinare è l'approccio giusto per affrontare una serie di alcune problematiche ambientali importanti: ecco tutto quello che devi sapere.
Un piccolo germoglio su un albero

Un ambiente transdisciplinare non è semplicemente un luogo fisico, ma una metodologia di lavoro e apprendimento che supera i confini disciplinari per integrare prospettive diverse. Questo approccio non si limita alla collaborazione tra discipline scientifiche, ma si estende alla partecipazione di esperti, comunità locali, artisti, educatori e policy-maker. L’obiettivo è creare nuove sinergie che favoriscano una comprensione più profonda dei problemi ambientali e lo sviluppo di soluzioni sostenibili.

Perché è importante

La complessità dei problemi ambientali, come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento, richiedono un ripensamento delle modalità di ricerca e intervento. Le soluzioni tradizionali, spesso sviluppate all’interno di singole discipline, non riescono necessariamente a tenere conto della natura interconnessa di questi fenomeni. Ad esempio, la deforestazione non è solo un problema ecologico, ma ha anche implicazioni sociali, economiche e culturali che necessitano di essere comprese e affrontate in modo integrato.

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Un ambiente transdisciplinare consente di esplorare queste interconnessioni, creando uno spazio dove diverse forme di conoscenza possono incontrarsi e collaborare. Questo approccio è particolarmente efficace per affrontare i cosiddetti “wicked problems”, ossia problemi complessi e difficili da risolvere che coinvolgono molteplici attori e prospettive.

Il progetto RIVive

Molto interessante proprio da questo punto di vista è il progetto RiVive, promosso dal National Biodiversity Future Center, un laboratorio interdisciplinare che combina attività teoriche e pratiche in sinergia con il territorio, proponendo metodi di conoscenza inediti per ispirare soluzioni sostenibili. Al progetto collaborano tra gli altri esperti ecologi, artisti, antropologi e ricercatori di diverse discipline, che operano nei contesti più disparati, da quello ambientale a quello marino, passando per quello urbano e terrestre.

Si tratta di un’iniziativa pregevole, che punta a trasformarsi in un punto di riferimento innovativo per l’educazione ambientale e la promozione della sostenibilità, partendo da una stretta collaborazione con il territorio. Questo legame così stretto e indissolubile permette di valorizzare il patrimonio naturale, culturale e storico delle comunità locali, trasformandolo in un motore di cambiamento e consapevolezza.

Uno degli obiettivi principali di RiViVe è la creazione di una rete di ambassador della biodiversità, figure chiave capaci di sensibilizzare la società sulle tematiche ambientali attraverso la comunicazione, l’attivismo e il coinvolgimento diretto della cittadinanza. Questi ambassador agiranno come promotori di iniziative di public engagement, contribuendo a diffondere pratiche sostenibili e ad aumentare il livello di conoscenza e attenzione verso la crisi climatica attualmente in atto e la perdita di biodiversità.

RiViVe mira inoltre a ridefinire il rapporto tra scienza e società, costruendo ponti tra il mondo della ricerca e le realtà locali. Questa interazione consente di tradurre il sapere scientifico in azioni concrete, facilitando la comprensione delle sfide ambientali e rendendo le comunità protagoniste del cambiamento. Attraverso un percorso educativo inclusivo e multidisciplinare, il progetto ambisce a preparare individui e comunità a preservare il vivente, affrontando con maggiore resilienza e creatività le complessità legate al cambiamento climatico.

Con RiViVe, il territorio diventa non solo il luogo in cui si agisce, ma anche la fonte d’ispirazione per una nuova alleanza tra uomo e ambiente, capace di generare soluzioni innovative e durature per il futuro del pianeta.

Le lezioni dell’ambiente transdisciplinare

Che cosa possiamo imparare, per concludere, da un simile approccio? Proviamo fare una sintesi per punti.

L’importanza delle relazioni e della fiducia

Per collaborare efficacemente con attori di diversa estrazione, la fiducia è indispensabile. I leader di approcci transdisciplinari devono rispettare e valorizzare ogni partecipante, instaurando relazioni solide attraverso un ascolto attivo e dimostrando attenzione alle loro opinioni. La fiducia costruita sin dall’inizio garantisce collaborazioni durature, ispirando nuove idee e risultati concreti. È essenziale evitare pratiche unilaterali, come la ricerca estrattiva, che rischiano di compromettere i rapporti e il successo del progetto.

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L’equità e la consapevolezza dei ruoli vanno esplicitate

L’equità deve essere chiaramente definita e mantenuta durante tutte le fasi di un progetto. È cruciale riconoscere il valore di ogni tipo di conoscenza ed evitare approcci che sfruttino le risorse senza reciprocità. Gli squilibri di potere tra i partecipanti vanno identificati e gestiti per garantire che ogni voce possa esprimersi. Questo richiede una riflessione attenta su ruoli, percezioni e contesti, e può essere utile avviare il progetto con attività che favoriscano l’inclusione e la collaborazione tra tutti i partecipanti.

La necessità di adattarsi alle necessità degli stakeholder

Un campo in una giornata limpida

Coinvolgere figure come autorità locali e decisori politici è fondamentale per estendere l’impatto del progetto oltre la sua durata e affrontare problemi sociali. Tuttavia, ciò richiede di adattare la comunicazione alle loro esigenze e conoscenze. È utile adottare approcci flessibili, come telefonate, incontri individuali o visite, invece dei soli workshop formali. Mantenere aggiornati questi attori e allineare il progetto ai loro interessi aiuta a garantirne il coinvolgimento attivo e a massimizzare i risultati.



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