Che Striscia sarà nel futuro, Israele e Usa fanno i conti senza Hamas

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Sono ore importanti per la tregua a Gaza, mentre Israele ora preme con il suo esercito sulla Cisgiordania e occupa Jenin. Il movimento islamico ieri era chiamato a comunicare i nomi dei quattro ostaggi israeliani che libererà oggi. In cambio il governo Netanyahu è chiamato a liberare altri prigionieri politici palestinesi (stavolta 180, pare) in aggiunta ai 90 rilasciati una settimana fa dopo la liberazione dei primi tre ostaggi.

I riflettori sono puntati su questi sviluppi, ma dietro le quinte, americani, israeliani e arabi manovrano e pianificano «il futuro di Gaza senza Hamas». Parlando con il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, il nuovo segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha sottolineato l’importanza di «una stretta cooperazione per promuovere la pianificazione post-conflitto per la governance e la sicurezza di Gaza».

IL PROGETTO DEL GOVERNO Netanyahu e degli Stati uniti è quello di escludere Hamas dal controllo di Gaza. È una illusione. Mai come in questi ultimi giorni il movimento islamista, che Israele per oltre un anno ha descritto come ridotto ai minimi termini, dimostra di esistere ancora militarmente – malgrado i colpi subiti, l’uccisione del suo leader politico Yahya Sinwar e quella probabile del suo comandante militare Mohammed Deif – e di avere sempre una struttura amministrativa in grado di operare, almeno in parte.

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I ministeri di Gaza in questi giorni hanno annunciato che si daranno da fare per garantire servizi essenziali alla popolazione in gran parte sfollata e che vive in tendopoli e tra le macerie. Quello dell’istruzione è impegnato a far partire l’anno scolastico nonostante le scuole siano in gran parte distrutte o occupate dagli sfollati. Squadre di operai lavorano tra la gente per riparare linee elettriche e reti idriche.

Più di tutto, a gettare nello sgomento i vertici politici e militari di Israele sono stati i video girati in molti punti della Striscia con gruppi di centinaia di uomini delle Brigate Qassam, l’ala armata di Hamas, che salutano la folla stando in piedi su pick-up.

L’ex segretario di Stato Antony Blinken, lasciando giorni fa l’incarico, ha ammesso che Hamas è stato in grado di reclutare molte migliaia di uomini in questi mesi sostituendo quelli uccisi da Israele. Anche la polizia di Hamas è ricomparsa ovunque, con migliaia di uomini in divisa, allo scopo, afferma, di garantire la legge e l’ordine nella Striscia.

FOTO, VIDEO E NOTIZIE da Gaza, dicono che Israele non solo non ha «sconfitto» Hamas, ma non può nemmeno sradicarlo dalla Striscia come volevano gli obiettivi di guerra ad oltranza di Netanyahu. Escluderlo dal governo futuro di Gaza perciò è impossibile, perché, se è vero che la distruzione di Gaza ha ridotto il consenso popolare di cui godeva nella Striscia prima del 7 ottobre 2023, è altrettanto vero che il movimento islamico gode sempre di un gran numero di sostenitori. E in Israele lo sanno.

«La loro situazione non è brutta. È terribile per noi dirlo perché volevamo vedere un’organizzazione malconcia e appena esistente. Dobbiamo entrare nella mentalità di tanti palestinesi. Sono convinti di aver vinto la guerra. 50.000 persone morte (per i bombardamenti israeliani, ndr) e la distruzione di Gaza sono il prezzo del danno causato a Israele e al suo orgoglio nazionale (il 7 ottobre 2023). È ora che lo capiamo», ha detto giovedì a Radio 103FM Michael Milshtein, analista del Dayan Center dell’Università di Tel Aviv.

Hamas non sarà al potere a Gaza solo in un caso, dice al manifesto l’analista palestinese Ghassan Khatib. «Avverrà soltanto se Israele occuperà stabilmente la Striscia, il suo esercito lo impedirò» spiega «però Israele al di là dei proclami dei suoi ministri ultranazionalisti e dei coloni non può e non vuole occupare Gaza perché sa che dovrebbe prendersi cura di oltre due milioni di civili palestinesi, e non ha intenzione di farlo. Inoltre, in quel caso i rischi per i suoi soldati sarebbero elevatissimi. Hamas è sempre forte a Gaza e non lascerà governare la Striscia da paesi stranieri o dall’Anp di Abu Mazen».

AL CONTEMPO, HAMAS è pragmatico, aggiunge un altro analista, Safwat Kahlout. «I suoi dirigenti sanno che non potranno ricostruire e amministrare Gaza in modo esclusivo dopo i 15 mesi di guerra distruttiva di Israele, la condizione dei civili è drammatica e comprendono che dovranno accettare compromessi – prevede Kahlout – e per questo sono pronti a dialogare anche con gli Stati uniti, se Trump lo vorrà, e bendisposti verso una soluzione che permetta al movimento di governare ancora Gaza assieme ad altre parti, inclusa l’Anp di Abu Mazen. Guardano con favore anche all’idea del Comitato di gestione di Gaza, di cui però vogliono far parte in qualche modo».



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