Scandalo nel sistema scolastico italiano: un’inchiesta svela il mercato nero delle certificazioni per docenti

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L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco

Un’indagine approfondita condotta da Fanpage.it ha portato alla luce un sistema di corruzione che sfrutta le falle del sistema scolastico italiano. Migliaia di aspiranti docenti sono coinvolti in un meccanismo che permette di ottenere punteggi aggiuntivi per le graduatorie provinciali di supplenza (GPS) senza alcuna reale competenza, semplicemente pagando. Questo mercato nero di certificazioni mina la credibilità della scuola pubblica, favorendo chi può permettersi di investire migliaia di euro e penalizzando chi sceglie di seguire percorsi legittimi e faticosi.

Il contesto: come funziona il sistema GPS

In Italia, per insegnare nelle scuole medie e superiori è necessario possedere una laurea magistrale e, preferibilmente, l’abilitazione all’insegnamento. Tuttavia, l’accesso all’insegnamento è regolato da graduatorie che suddividono i candidati in due fasce principali:

Contabilità

Buste paga

 

1. La prima fascia, riservata a chi possiede l’abilitazione.

2. La seconda fascia, per chi ne è privo.

I punteggi nelle GPS determinano la posizione in graduatoria e, di conseguenza, la possibilità di essere chiamati per supplenze. Oltre al titolo di studio, sono considerati anche i cosiddetti “titoli aggiuntivi”, come certificazioni linguistiche, competenze informatiche e master universitari. Ogni titolo conferisce punti che consentono di scalare la graduatoria.

La falla nel sistema: certificazioni a pagamento senza studio

L’inchiesta ha svelato come numerosi enti, sindacati e istituti privati abbiano trasformato il sistema delle certificazioni in un vero e proprio business. A fronte di un pagamento, è possibile ottenere attestati di competenze linguistiche o informatiche senza frequentare corsi né sostenere esami.

Il meccanismo è semplice:

Le certificazioni sono vendute in pacchetti da enti privati che collaborano con agenzie e sindacati.

Gli esami vengono sostenuti da terzi al posto dei candidati o semplificati al punto che non richiedono alcuna reale preparazione.

In alcuni casi, si simula persino la presenza del candidato in videoconferenza, utilizzando software che consentono a un operatore esterno di completare il test.

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Un esempio emblematico è rappresentato dagli esami di lingua, in cui il candidato deve semplicemente apparire collegato in video, mentre qualcun altro svolge la prova per lui.

Il costo del “successo”

Il prezzo di queste certificazioni varia:

Una singola certificazione informatica può costare circa 350 euro e conferire 0,5 punti.

Le certificazioni linguistiche di livello avanzato (C1) possono valere fino a 7 punti e costano tra 700 e 1000 euro.

Un aspirante docente che voglia ottenere il massimo dei punti tramite certificazioni può arrivare a spendere oltre 3600 euro, una cifra che permette di superare chi ha investito anni nello studio e nella formazione.

Un sistema diffuso in tutta Italia

L’inchiesta di Fanpage.it ha raccolto testimonianze da varie città italiane, evidenziando come il fenomeno sia radicato e capillare. A Napoli, un sindacato propone apertamente pacchetti di certificazioni, raccomandando di acquisirli gradualmente per evitare controlli. Gli esami si tengono spesso in luoghi improbabili, come hotel sperduti o strutture non ufficiali, con procedure che violano ogni norma di trasparenza.

In un caso documentato, un gruppo di candidati si è presentato in un hotel per sostenere un esame di lingua tedesca, ma ha scoperto che il test era già stato completato da qualcun altro a loro nome. Addirittura, è stato richiesto a uno dei partecipanti di svolgere l’esame per un altro assente.

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Conseguenze e reazioni

Il mercato nero delle certificazioni non solo penalizza i docenti onesti, ma compromette anche la qualità dell’insegnamento nelle scuole pubbliche. Gli studenti rischiano di avere insegnanti privi delle competenze richieste, mentre i docenti che seguono percorsi regolari si trovano relegati in fondo alle graduatorie, privati delle opportunità che meritano.

Questo sistema è stato definito da molti “una guerra tra poveri”: chi non può permettersi di acquistare i titoli resta indietro, mentre chi paga ottiene un vantaggio immeritato. I sindacati e le associazioni coinvolte difendono le loro pratiche, sostenendo di agire per aiutare i candidati, ma le testimonianze raccolte dipingono un quadro di corruzione sistemica.

Le autorità devono intervenire

L’inchiesta di Fanpage.it sottolinea l’urgenza di una riforma del sistema di reclutamento dei docenti, che renda impossibile il proliferare di questi meccanismi. È necessario un controllo più rigoroso sugli enti certificatori e l’adozione di misure che garantiscano la trasparenza e l’equità del processo di selezione.

Questa vicenda rappresenta un duro colpo per la fiducia nel sistema scolastico italiano, già minato da problemi strutturali. Intervenire con decisione è l’unico modo per ristabilire la meritocrazia e tutelare il diritto degli studenti a un’istruzione di qualità.

 


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