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Il caso Element è solo una delle notizie negative che riguardano le insurtech tedesche

L’imminente insolvenza di Element Insurance, start-up insurtech di Berlino un tempo promettente, sta facendo discutere. Dopo il ritiro dei riassicuratori e il divieto di concludere nuovi affari, l’attenzione si concentra ora sull’amministratore provvisorio dell’insolvenza, Bafin, e sul comportamento dei sottoscrittori che hanno lavorato finora con Element. Sullo sfondo, tuttavia, gli sviluppi dell’assicuratore white label evidenziano anche le sfide che il settore deve attualmente affrontare.

Element non è riuscita a mantenere la propria stabilità finanziaria nonostante un imponente round di finanziamenti per un totale di 150 milioni di euro. I grandi investitori, come lo schema pensionistico professionale dell’Associazione dei dentisti di Berlino, che avevano già dovuto accettare forti svalutazioni, erano riluttanti a fornire ulteriore capitale.

La “Frankfurter Allgemeine Zeitung” ha recentemente riportato una lettera ai membri del fondo pensione, secondo la quale la sua partecipazione in Element dopo l’ultima tornata di finanziamenti è superiore all’80%.

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Si tratta di uno sviluppo che sta diventando sempre più visibile sul mercato: i grandi round di finanziamento non sono una panacea per le insurtech e le loro difficoltà, e di certo non garantiscono un salto verso la redditività.

L’esempio più drastico nella storia recente del settore è probabilmente quello di Wefox, che attualmente è in fase di smembramento in singole parti a seguito dell’abbandono del fondatore Julian Teicke e di una lotta di potere sullo sfondo e che ha rinunciato all’attività assicurativa in Germania (fonte: Das Investement). Questi sviluppi hanno portato a una drastica rivalutazione della start-up, che un tempo era valutata 4,5 miliardi di euro.

Pochissimi operatori del mercato sono riusciti a raggiungere il pareggio. Alcuni sono scomparsi del tutto. L’assicuratore commerciale Mailo ha restituito la licenza assicurativa nel 2022 e Element, tra tutte le società, ha rilevato il portafoglio. Nello stesso anno, la start-up francese Luko ha rilevato l’assicuratore digitale Coya, con sede a Berlino, per poi essere fagocitata dalla concorrente tedesca Getsafe un anno dopo. Nel novembre 2024, l’assicuratore cyber Cogitanda ha presentato istanza di fallimento.

Il problema di fondo è l’eterno dogma della crescita prima del profitto, che ha caratterizzato le insurtech e molte di esse stanno ora cercando di invertire la rotta. I ritiri parziali dalle aree di attività e le riorganizzazioni strategiche mirano a rendere finalmente redditizie le ex start-up. Tra le misure adottate da alcuni fornitori ci sono anche i tagli ai posti di lavoro.

I dati per il 2024, che potrebbero documentare l’attuale successo di tali misure, non sono ancora disponibili presso numerose società interpellate da DAS INVESTMENT. Nel 2023, tuttavia, quasi tutte hanno registrato una perdita di sottoscrizione.

Le ragioni sono molteplici e molto specifiche per ogni azienda. In generale, tuttavia, l’acquisizione di nuovi clienti si sta rivelando molto onerosa, soprattutto per i distributori e gli assicuratori full-service, con un impatto significativo sulla redditività. Molte insurtech, spiega il portale, servono nicchie specifiche o risolvono problemi molto specializzati, il che a sua volta rende difficile un’ampia diffusione. A ciò si aggiungono gli ostacoli normativi e i lunghi cicli decisionali, che possono portare a problemi di liquidità, soprattutto per le start-up.

Un problema è anche la liquidità. Il futuro dipende ora dalla capacità di trovare una parte interessata a rilevare il portafoglio assicurativo. Questo potrebbe essere un’opportunità per altri assicuratori di rafforzare la propria posizione sul mercato. La concorrenza tra loro è forte.

Nonostante alcuni esempi positivi, nel complesso le start up non hanno mantenuto “promesse” fatte al loro lancio. Nel 2024 non è stata fondata una sola nuova start-up nel settore assicurativo tedesco secondo un’analisi del New Players Network, un’iniziativa di Versicherungsforen Leipzig. Ci sono state 32 nuove insurtech nel 2018, 24 nel 2021 e solo cinque nel 2023.

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Uno dei motivi principali è che l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse hanno portato a un calo degli investimenti in capitale di rischio. Inoltre, gli investimenti si concentrano su pochi fornitori leader. Oltre  a questo, nel 2021 la Bafin ha innalzato gli ostacoli per le start-up, imponendo loro di disporre di un capitale proprio significativamente superiore a quello dei predecessori. In definitiva, però, mancano anche nuove idee e modelli di business convincenti.

I modelli e le strategie commerciali sono cambiati notevolmente nel tempo. All’inizio della prima ondata insurtech, molte start-up si concentravano fortemente sull’attività diretta con i clienti. L’aumento della concorrenza ha portato alla diversificazione e a strategie di nicchia. Alcune insurtech sono state successivamente acquisite da grandi assicuratori. Oppure gruppi come Württembergische hanno fondato il proprio marchio digitale con Adam Riese.
Mentre prima il mercato B2C era il motore principale del settore insurtech, ora stiamo assistendo a un crescente spostamento verso modelli di business B2B. Ora sono soprattutto gli operatori specializzati nel supporto ai broker e agli intermediari in una fase iniziale a guadagnare slancio. Il mercato B2B oltre a rappresentare una fonte di reddito stabile, consente anche un’integrazione più profonda con le reti di vendita esistenti.

C’è da sottolineare che con la loro forza innovativa le insurtech hanno spinto gli operatori tradizionali a recuperare il ritardo in termini di digitalizzazione e automazione di fronte alla nuova concorrenza. Una perdita di importanza delle insurtech potrebbe forse indebolire questa pressione esterna sui top del mercato. La loro crisi attuale è forse anche un segno della mancanza di competenza tecnica, punto di forza invece degli operatori tradizionali, i quali a loro volta non possono più rinunciare ad investire in tecnologia ed innovazione e potrebbero sempre di più puntare ad una collaborazione con quelli che un tempo erano conderati solo “concorrenti”.

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