Se l’assegno unico entra nel calcolo Isee. Un’ingiustizia cui porre rimedio

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Una delle famiglie associate ci ha contattato via e-mail per segnalare alcune problematiche relative al calcolo dell’ISEE, in particolare riguardo all’inclusione dell’Assegno Unico tra i redditi, circostanza che comporta gravi ripercussioni.
Poiché questa questione riguarda l’interesse comune di molte famiglie, riteniamo opportuno condividere con voi la risposta del nostro esperto, Paolo Moroni.


Carissimi buongiorno,

Siamo una famiglia numerosa della provincia di M. e, sebbene non ci conosciamo personalmente, seguiamo da anni con fiducia l’Associazione e ci siamo sempre sentiti sostenuti nel nostro cammino. Quest’anno, però, mi sento di dovervi scrivere per denunciare una grave ingiustizia che riguarda il calcolo dell’ISEE e che ha delle ripercussioni dirette sulle famiglie come la nostra.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Non riesco davvero a capacitarmi di come passi sotto silenzio la decisione di includere, tra i redditi, anche gli importi ricevuti come Assegno Unico, un sostegno pensato proprio per aiutare quelle famiglie il cui reddito non è sufficiente a coprire le necessità quotidiane.
Nel marzo dello scorso anno, questo problema era stato sollevato, e sembrava che potesse esserci l’opportunità di rivedere la normativa, ma dopo alcune promesse non mantenute, nulla è cambiato e nel 2024 ci troviamo di nuovo di fronte agli stessi criteri.

Mi chiedo: come può avere senso includere l’Assegno Unico nel calcolo del reddito familiare, quando proprio l’Assegno Unico è stato pensato per sostenere chi non riesce a coprire le spese di base? Non si tratta di un contributo per incrementare il reddito, ma di una somma ricevuta per far fronte alla quotidianità. Che tipo di sostegno è questo che, anziché aiutare, finisce per penalizzare ulteriormente chi ne ha diritto?

Inoltre, prima dell’introduzione dell’Assegno Unico, una parte del suo importo corrispondeva a una detrazione fiscale, che non veniva mai considerata come reddito.
Ma oggi, senza alcuna logica, quel contributo viene conteggiato come parte del reddito disponibile, senza tenere conto delle reali difficoltà economiche delle famiglie.

Non so se le parole che sto usando siano tutte le più precise, ma sono certa che sappiate di cosa parlo e che molti altri, come me, condividano questa preoccupazione. Vi chiedo di continuare a denunciare questa ingiustizia, come già fatto lo scorso anno, affinché almeno per il prossimo anno si possano ottenere modifiche reali nella legge.

Un sentito grazie per l’ascolto e il supporto.

 


 

La risposta dell’Associazione: una lunga battaglia per il giusto calcolo dell’ISEE

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Gentilissima

Condividiamo pienamente quanto ci scrive. Il problema che solleva riguarda il cortocircuito creato dall’Assegno Unico, che, così come è stato concepito, amplifica le distorsioni già esistenti nel calcolo dell’ISEE. Tali distorsioni risalgono al dicembre 2011, quando l’allora governo Monti/Fornero & C., con l’intento di risanare i conti pubblici (ovviamente a spese delle famiglie), coniò il termine di “reddito disponibile”, includendovi non solo i redditi veri e propri, ma anche tutte le provvidenze erogate dalle pubbliche amministrazioni a titolo di sostegno familiare.
Da questa decisione ha avuto origine la riforma dell’ISEE, varata con il DPCM 159/2013 e in vigore dal 2014, che ha introdotto l’errore di considerare come “reddito familiare” anche ciò che, in realtà, reddito non è. Inoltre, la riforma ha aumentato il peso della componente patrimoniale immobiliare e ha introdotto una grave iniquità derivante da una scala di equivalenza che non riflette adeguatamente le reali necessità familiari. Se da un lato si considerano le economie di scala in ambito familiare, dall’altro non vengono prese in conto le spese effettive per l’accrescimento dei figli, come socialità, istruzione, intrattenimento, cultura, trasporti, materiale didattico tecnologico, viaggi, e altre necessità fondamentali per la crescita e la formazione dei giovani, per le quali non può esserci alcun fattore di riduzione.
Tutti sapevano che l’Assegno Unico Universale, pur non essendo un reddito tassabile, avrebbe comunque influito sul calcolo dell’ISEE, con l’aggravante che anche le vecchie detrazioni IRPEF per i figli a carico sono state trasformate impropriamente in “reddito disponibile”. Il secondo errore dell’Assegno Unico è proprio l’eliminazione immediata delle detrazioni IRPEF, cancellando quel minimo di “equità fiscale” che esse garantivano. Così, la tassazione rimane progressiva, ma senza tenere conto della composizione del nucleo familiare.

Come associazione, insieme alle altre associazioni familiari, abbiamo fin da subito evidenziato i limiti strutturali dell’Assegno Unico, chiedendo ripetutamente modifiche fondamentali, tra cui:
• L’eliminazione della drastica riduzione dell’Assegno Unico al compimento del 18° anno di età del figlio.
• L’estensione dell’Assegno Unico fino al completamento dei regolari percorsi accademici e formativi.
Abbiamo anche richiesto una revisione dell’ISEE che escludesse dal calcolo dell’indicatore:
• Le provvidenze ricevute a titolo di sostegno alle famiglie (incluso l’Assegno Unico).
• La componente patrimoniale relativa alla prima casa.
Inoltre, abbiamo suggerito l’inclusione di:
• La valutazione dell’indebitamento al consumo.
• La rimodulazione della scala di equivalenza.

Va sottolineato che il “reddito disponibile” derivante dall’incasso dell’Assegno Unico nell’anno di riferimento non partecipa alla determinazione del valore ISEE per il calcolo dello stesso Assegno Unico per l’anno successivo (sebbene questo meccanismo sia invisibile agli occhi dei più).
In merito alla Legge Delega, che prevedeva la possibilità di calcolare il valore dell’Assegno Unico in base all’indicatore ISEE, inizialmente fu scritta in modo condiviso e approvata praticamente all’unanimità. Essa prevedeva anche l’eliminazione graduale delle detrazioni IRPEF per i figli a carico, come parte di una grande riforma fiscale che, purtroppo, non si è mai concretizzata. Questa riforma doveva includere l’introduzione del “quoziente familiare” o del “fattore famiglia” per il calcolo delle imposte, ma tale riforma fiscale è rimasta solo un’aspirazione, mai realizzata.

Le osservazioni che abbiamo continuamente sollevato riguardo alla revisione dell’ISEE non hanno portato a modifiche significative. L’unica novità riguarda una modifica che noi non avevamo richiesto, ovvero l’esclusione dal calcolo dell’ISEE dei Titoli di Stato (fino a un determinato limite). Questa modifica ci sembra assurda, soprattutto considerando le difficoltà economiche che molte famiglie stanno affrontando. Viene infatti eliminato dal calcolo una forma di risparmio che per la maggior parte delle famiglie con figli non esiste affatto, o che non è possibile accumulare perché queste famiglie non hanno “capacità contributiva”, a causa degli stipendi che non sono stati adeguati al ritmo di aumento del costo della vita.
Questo miglioramento nell’ambito dell’ISEE sembra essere stato voluto da istituzioni come la Banca d’Italia, il MEF e altri, al fine di sostenere il debito pubblico, che lo scorso novembre ha superato i 3.000 miliardi di euro, con previsioni di aumento costante se le famiglie non recuperano potere di acquisto.

Nonostante le difficoltà, noi continueremo la nostra “buona battaglia”, senza lasciarci scoraggiare dalle avversità di un sistema dove, purtroppo, a comandare è il “dio denaro”.
Grazie per il vostro sostegno. Un grande abbraccio.

Paolo Moroni
Anfn Unità Politica

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link