Nuovo Codice della Strada, consumo di vino nei locali: -20%. Le soluzioni salva-patente

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C’è chi lancia la bottiglia take away, chi promuove pernottamenti e nuove esperienze in cantina, chi chiede più taxi o una mobilità alternativa. E tutti invitano a un consumo responsabile, senza rinunciare al piacere di un calice, insomma a bere meno ma bere meglio. Di sicuro, i produttori di vino italiani non si sono fatti trovare impreparati di fronte al nuovo Codice della Strada, che introduce un inasprimento delle sanzioni per i guidatori che superano il tasso alcolemico previsto dalla legge, pur mantenendo invariati i parametri legali. E che potrebbe scoraggiare i consumatori facendoli desistere al cospetto di un buon bicchiere al ristorante. In effetti, qualcuno ha già cominciato a registrare un calo nei consumi fuori casa – si parla del 20% – e a lanciare l’allarme sul danno economico che ne deriverebbe per una delle più importanti filiere del made in Italy. Ma a preoccupare i produttori non sono tanto i numeri in questo momento, quanto gli inutili allarmismi e i messaggi non corretti sulle nuove norme. Così le organizzazioni di categoria e i Consorzi di tutela, da Nord a Sud, ribadiscono il loro impegno in prima fila per il consumo responsabile e sono pronti a fare la loro parte.

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«È evidente che tutto questo rientra tra le varie cause che stanno determinando un progressivo calo dei consumi. Detto ciò, noi siamo da sempre favorevoli a un concetto di bere votato alla consapevolezza, alla moderazione e alla prudenza. I protagonisti del nostro settore dovranno lavorare insieme alla creazione di nuove forme di collaborazione con i soggetti pubblici e privati che si occupano di trasporti, al fine di garantire ai consumatori, dopo una cena al ristorante o una visita in cantina, forme alternative di mobilità», dichiara Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Federdoc, la Confederazione nazionale dei Consorzi volontari per la Tutela delle Denominazioni dei vini italiani.

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“Portami a casa”

Un’iniziativa innovativa è stata appena lanciata da Assoenologi, con il progetto “Portami a casa”, rivolto sia ai produttori sia ai ristoratori e a tutti i gestori di locali dove si consuma vino. L’obiettivo è salvaguardare la tradizione e il piacere di bere a tavola, garantendo al contempo la massima sicurezza per tutti. Una soluzione semplice e pratica: quando la bottiglia di vino ordinata non viene consumata interamente, il cliente può portarla a casa.

Con tanto di shopper personalizzate fornite direttamente dai produttori ai gestori dei locali, che permettono al cliente di trasportare la bottiglia in sicurezza e legalità.

«Questa iniziativa vuole incentivare il consumo moderato e consapevole di vino, senza privare i consumatori del piacere di accompagnare i pasti con un buon calice. Allo stesso tempo, ci impegniamo a promuovere una maggiore sicurezza stradale e a ridurre i rischi legati all’abuso di alcol alla guida. L’iniziativa rappresenta anche un’opportunità per i produttori di rafforzare il legame con i consumatori, offrendo un servizio aggiuntivo che valorizza il marchio», spiega il presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cotarella.

«Alt allarmismo»

«Allo stesso tempo, i ristoratori e i vari gestori di locali possono contribuire attivamente alla sicurezza stradale, migliorando l’esperienza complessiva del cliente», aggiunge Cotarella, che mette in guardia anche contro l’allarmismo: «Se la sicurezza alla guida è prioritaria, dobbiamo porre la massima attenzione anche ai mercati del vino. Ne va della sopravvivenza di migliaia di produttori e di un indotto economico che non possiamo permetterci di perdere.

L’iniziativa di Assoenologi può essere una prima risposta, ma ancora più importante è veicolare la giusta comunicazione». Ed è proprio questo il sentiment che aleggia tra i Consorzi di tutela.

Un secco no all’allarmismo si leva anche dalla Toscana. «La sicurezza, prima di tutto, ma non si inizi una caccia alle streghe», avverte Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, che riporta anche i primi dati sui consumi: «Da alcune rilevazioni del Consorzio su esercizi pubblici del territorio, in pochi giorni si è registrato un calo di consumo di vino pari a circa il 20%. Se questa tendenza iniziale divenisse un trend consolidato, è evidente che rappresenterebbe un duro colpo per un sistema economico fortemente basato sull’enoturismo e sulla ristorazione. Siamo d’accordo sul fatto che la sicurezza venga al primo posto. Tuttavia, vorremmo evitare che si crei allarmismo intorno a una situazione che, in sé, non rappresenta un problema reale. Ribadiamo il concetto che per primi, come Consorzio, abbiamo sempre praticato una comunicazione verso il consumo consapevole del vino; tuttavia, occorre fare attenzione a non demonizzare il consumo del vino di qualità, come nel nostro caso, elemento che, lo dicono i numeri dei numerosi rapporti sul turismo enogastronomico, aiuta un interno segmento dell’economia e della socialità del territorio. Siamo d’accordissimo anche sul fatto che l’abuso di alcol sia da combattere, ma sbagliato legare questo al consumo corretto di vino».

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Facciamo squadra

Sulla stessa lunghezza d’onda Francesco Mazzei, presidente del Consorzio di Tutela Vini della Maremma Toscana: «Direi che in questa prima fase c’è un po’di allarmismo da parte degli esercenti a fronte di un calo dei consumi, ma si stanno anche adottando nuove pratiche, tipo il take away della bottiglia da finire a casa, la messa a disposizione di un misuratore per verificare se si è nelle norme, ecc. Alla fine, i parametri sono rimasti gli stessi con alcune eccezioni, ma sono aumentate le sanzioni. La cosa importante è usare il buonsenso, fare informazione corretta e senza terrorismo». Carlotta Gori, direttore del Consorzio Chianti Classico, ricorda che «il vino è un prodotto millenario che appartiene alla cultura dei popoli e il consumatore consapevole nel vino cerca storia, cultura, paesaggi, odori e sapori di un territorio: questo è il consumatore a cui noi guardiamo, avendo ben chiaro che il consumo deve essere ragionato e non deve mai trasformarsi in abuso».

Le donne del vino

La questione è stata al centro anche dell’ultima riunione del Mtv con la presidente nazionale Violante Gardini Cinelli Colombini, per studiare le azioni da suggerire alle cantine che, proprio in questo periodo, stanno progettando le esperienze da proporre ai visitatori durante la stagione 2025. Così, le cantine guardano a un modello di enoturismo diversificato e più ampio. E la maggior parte si è già attrezzata per offrire esperienze più ricche e appaganti che vadano oltre la semplice visita della cantina con degustazione finale: attività più articolate, per una durata maggiore, con abbinamento cibo-vino e prevedendo la possibilità di pernottare. Di solito, infatti, assicura il Mtv, basta aspettare 2-3 ore per portare a zero l’alcolemia di un bicchiere di bevanda alcolica consumata; se non si è digiuni il tempo può anche ridursi a 1-2 ore ed è proprio da questa premessa che emerge la necessità di dirigersi verso questo nuovo modello di accoglienza. Per la presidente nazionale di Mtv, «per affrontare efficacemente il problema serve la collaborazione di tutti: delle istituzioni locali, perché potenzino le infrastrutture di trasporto molto carenti in campagna e, nell’immediato, il numero di taxi e Ncc, cioè le auto con conducente; delle cantine, con proposte più ricche e diversificate puntando a un turismo più lento e attento; infine, serve un piccolo sforzo da parte degli enoturisti per programmare la visita di una cantina al mattino e una al pomeriggio e non due consecutivamente». Dunque, conclude, la soluzione è «bere meno ma meglio, e magari vivendo un’esperienza memorabile».

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