Eni dismette Versalis, Cgil: «A rischio 20 mila posti di lavoro»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


«Il governo ed Eni cancellano la chimica di base dall’Italia e condannano l’industria al declino». È la denuncia di Cgil, che ieri ha convocato una conferenza stampa a Roma per contestare il piano di riorganizzazione presentato lo scorso ottobre per Versalis, la società petrolchimica controllata da Eni. Un piano che il cane a sei zampe definisce di «trasformazione, decarbonizzazione e rilancio», mentre per il segretario di Cgil Giuseppe Gesmundo «si tratta di dismissione».

IL PROGETTO di Eni prevede di chiudere nel 2025 i siti di cracking a Priolo e Brindisi e quello del polietilene a Ragusa, che saranno sostituiti da «nuovi impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione, nell’ambito della chimica bio, circolare e di specialità, ma anche della bioraffinazione e dell’accumulo di energia». Nel suo annuncio, Eni ha parlato di «2 miliardi di euro di investimenti e un taglio di emissioni di circa 1 milione di tonnellate di CO2», assicurando «un impatto positivo dal punto di vista occupazionale». Non la pensa così il sindacato: «L’80% dei prodotti della chimica di base viene utilizzato da altri settori industriali», afferma Gesmundo. «Eni potrà anche ricollocare i suoi dipendenti in nuovi impianti, ma la sua decisione mette a rischio altri 20 mila posti di lavoro diretti e indiretti».

COL CRACKING si ottengono benzine e solventi come l’etilene, utilizzato per realizzare materie plastiche e metalli in svariati oggetti di uso comune. Anziché produrlo in Italia, Eni intende importarlo dall’estero. Ma questo, sostiene Gesmundo, «comporterà l’aumento dei costi per l’intera filiera. Una scelta che trasformerebbe Eni in un rivenditore e che cela la logica finanziaria di aumentare i profitti, nell’interesse degli investitori privati e a discapito della nazione». Ancora più grave, aggiunge il sindacalista, è che «il governo stia assecondando il piano di Eni. Essendo un’azienda partecipata dallo Stato, le si dovrebbe chiedere di investire per accompagnare il paese nei processi di transizione energetica, anziché accettare chiusure di impianti e dismissioni di tecnologie fondamentali per il nostro sistema industriale».

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

FRANCESCO BASILE, docente di chimica industriale all’Università di Bologna, ha anche confutato il dato sull’abbattimento della CO2: «A fronte del taglio di 1 milione di tonnellate in Italia, avremmo l’impatto di 3 milioni di tonnellate in più per importare la materia prima dal sudest asiatico». Il tema si lega a quello della transizione energetica, «una priorità indiscutibile» per Gesmundo, «che però non può comportare una catastrofe industriale e la perdita di migliaia di posti di lavoro».

ALLA CONFERENZA sono intervenuti alcuni parlamentari di opposizione. Per Antonio Misiani (Pd) «il piano di dismissione di Versalis è un errore strategico e contraddice il governo, che a parole si dichiara vicino alle imprese e ai lavoratori, mentre nei fatti sta smantellando le politiche industriali del nostro paese». Chiara Appendino (M5s) ha denunciato «l’aumento della dipendenza energetica e i costi scaricati sui cittadini» causati dal piano.

CONTATTATA dal manifesto, l’azienda motiva così la sua decisione: «Eni punta a ridurre drasticamente l’esposizione di Versalis alla chimica di base, settore che versa in una crisi strutturale e ormai irreversibile a livello europeo. Versalis ha perso 7 miliardi di euro nel 2009-2023, di cui oltre 3 miliardi solo dal 2019 al 2023. Nel 2024 si è registrato un ulteriore peggioramento. Nonostante ciò, Versalis ha continuato negli ultimi anni a intraprendere iniziative e a investire nelle nuove piattaforme».

IL PIANO di Eni è oggetto di un tavolo tecnico al ministero delle Imprese e made in Italy. La chiusura dell’impianto di Brindisi è prevista per aprile, quella di Priolo entro la fine dell’anno, mentre a Ragusa è già stato fermato e, informa Eni, «verrà convertito in un centro di competenza e specializzazione». In Sicilia la produzione di etilene sarà sostituita dai biocarburanti, in Puglia dagli accumulatori stazionari di energia elettrica. Ma Cgil non ci sta: «Il governo deve chiedere a Eni di modificare il piano e mantenere la chimica di base nel paese», chiosa Gesmundo. Il sindacato sta organizzando una mobilitazione nazionale per metà febbraio, prima che l’esecutivo dia il via libera all’operazione.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione