5 arresti e scatta subito la vendetta

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Racket ai pontili nella zona dell’Acqua della Madonna: cinque arresti, sono parenti del giovane ucciso un anno fa in un agguato. E in mattinata scatta un ulteriore raid contro la presunta vittima di estorsioni. I carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata e della compagnia di Castellammare di Stabia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia partenopea (sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta).

In manette, per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, sono finite cinque persone – quattro uomini e una donna – tutte legate al gruppo dei Fontana, noto come «’e Fasan», attivo nella zona degli chalet e dei pontili stabiesi. Gli arrestati sono tutti imparentati con pentiti ed ex collaboratori di giustizia le cui dichiarazioni sono tuttora utilizzate nei processi contro il clan D’Alessandro, che ha emesso da anni una vera e propria «sentenza» di condanna a morte per tutti gli appartenenti alla famiglia Fontana.

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I nomi

Tra gli indagati figurano i nomi di Mauro, Francesco, Alfonso e Ciro Fontana e di Cristina Schiavone, tutti arrestati la scorsa notte, all’esito di indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda di Napoli grazie anche a intercettazioni telefoniche e ambientali. Proprio dalle conversazioni tra gli indagati, è emerso l’episodio che avrebbe visto come vittima il gestore di un pontile nella zona dell’Acqua della Madonna, che sarebbe stato vessato per mesi con richieste estorsive e minacce, con i Fontana che si sarebbero spesso appropriati degli incassi dell’attività, secondo l’accusa. Un quadro accusatorio confermato dalle indagini condotte dai carabinieri, che ieri hanno portato all’esecuzione delle misure cautelari, con gli indagati che potranno difendersi dalle pesanti accuse già nel corso degli interrogatori fissati per domani.

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Tutti gli arrestati sono imparentati con Alfonso Fontana, il giovane ucciso un anno fa nei pressi del tribunale di Torre Annunziata nel corso di un agguato. Per questo episodio, è in carcere e sta affrontando il processo Catello Martino, alias «puparuolo», uomo legato al gruppo Imparato, fedelissimi del clan D’Alessandro che controllano il traffico di droga nel rione Savorito, il «bronx Faito» nella periferia di Castellammare di Stabia. L’omicidio, secondo l’Antimafia, è legato ad un furto subito dai familiari di Martino al quale avrebbe partecipato proprio la vittima.

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La rivalità tra i D’Alessandro e i Fontana ha già portato, nel 2017, all’uccisione in un altro agguato di camorra di Antonio Fontana, fratello di Luciano, collaboratore di giustizia. Antonio Fontana fu ucciso in un agguato nei pressi di una pizzeria ad Agerola, probabilmente nell’ambito delle vendette trasversali tra i due gruppi rivali.

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Dopo gli arresti, nella mattinata di ieri alcune persone – la maggior parte donne – avrebbero assaltato un piccolo box presente nei pressi del pontile gestito dalla presunta vittima di estorsione, danneggiandolo e spingendo la piccola struttura in legno in mare. Poco dopo l’accaduto, sul posto sono intervenuti i carabinieri per effettuare i rilievi e acquisire i filmati di alcune telecamere di videosorveglianza presenti in zona. La spedizione potrebbe essere stata messa in atto da familiari degli arrestati e sono in corso ulteriori indagini per risalire ai responsabili.

La bomba

Intanto, la scorsa notte, i carabinieri della stazione di Sant’Antonio Abate sono stati chiamati ad intervenire in via Marna, dove è stata fatta esplodere una bomba carta nei pressi dell’ingresso di una palazzina dove vivono alcuni imprenditori abatesi. La deflagrazione ha provocato alcuni danni, ma nessuno è rimasto ferito. Probabilmente è stato utilizzato un ordigno artigianale, non tracciabile e che ha un potere deflagrante maggiore. Sul caso sono in corso le indagini dei carabinieri, C’è anche l’ipotesi racket, che potrebbe essere legata all’apertura di una nuova attività commerciale in zona.





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