EAU. Gli emirati puntano sull’innovazione tecnologica per la difesa

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di Giuseppe Gagliano

Negli ultimi anni gli Emirati Arabi Uniti (EAU) si sono affermati come una potenza emergente nel panorama della difesa e dell’innovazione tecnologica. Questo straordinario sviluppo, che va ben oltre le dimensioni geografiche e la popolazione del paese, è frutto di una visione strategica guidata dal principe ereditario di Abu Dhabi, lo sceicco Khaled Bin Mohammed Bin Zayed al-Nahyah. Con il 2025 all’orizzonte il giovane leader si è posto l’obiettivo di trasformare gli Emirati in un hub regionale e globale per la sicurezza e l’industria militare, puntando su tecnologia avanzata, autosufficienza e collaborazioni internazionali.
La strategia di Khaled Bin Mohammad Bin Zayed nasce da un’analisi lucida della geopolitica regionale. Gli EAU, circondati da teatri di crisi come lo Yemen, l’Iran e l’Iraq, hanno compreso la necessità di ridurre la dipendenza dalle importazioni di sistemi di difesa. La vera autonomia, infatti, passa per la capacità di produrre internamente ciò che è essenziale per la sicurezza nazionale. Per realizzare questa visione, Abu Dhabi ha dato il via a una serie di progetti ambiziosi che non solo modernizzeranno le sue forze armate, ma trasformeranno gli Emirati in esportatori di tecnologie militari.
Uno dei pilastri fondamentali di questa strategia è il settore della ricerca e sviluppo. Il principe ereditario ha fortemente voluto la creazione di centri di eccellenza dedicati all’intelligenza artificiale, alla robotica e alla cibernetica. Questi settori rappresentano non solo il futuro della guerra, ma anche il fulcro delle tecnologie dual-use, che possono trovare applicazione tanto nel campo militare quanto in quello civile.
La difesa aerea è stata identificata come una priorità assoluta. Gli EAU stanno investendo ingenti risorse nella modernizzazione dei sistemi di radar e nella produzione di missili terra-aria. Parallelamente, il paese sta costruendo una robusta capacità industriale per la produzione di droni e sistemi autonomi. Questi veicoli, concepiti sia per operazioni di sorveglianza sia per compiti di attacco, stanno trasformando gli Emirati in un attore competitivo sul mercato globale.
Un altro aspetto cruciale è rappresentato dalla sicurezza cibernetica. Con l’aumento delle minacce digitali, gli EAU hanno istituito unità specializzate nella difesa delle infrastrutture critiche, come i sistemi energetici, le telecomunicazioni e i dati governativi. Non si tratta solo di proteggere il paese da attacchi esterni, ma di posizionarlo come un modello di resilienza digitale.
Il programma spaziale, infine, è la punta di diamante dell’ambizione emiratina. Con il progetto “Horizon”, Abu Dhabi sta lavorando allo sviluppo di satelliti di sorveglianza ad alta risoluzione, capaci di garantire un controllo strategico sulle aree di interesse regionale. Questo sforzo rappresenta non solo un salto tecnologico, ma anche un messaggio politico: gli EAU vogliono essere protagonisti in uno dei settori più avanzati della scienza moderna.
Nella visione di Khaled Bin Mohammad Bin Zayed l’autosufficienza non significa isolamento. Al contrario gli EAU stanno costruendo una rete di collaborazioni internazionali con alcuni dei principali attori globali nel campo della difesa. Gli Stati Uniti, con cui gli Emirati hanno relazioni storiche, restano un partner fondamentale. Aziende come Lockheed Martin e Raytheon stanno collaborando con Abu Dhabi per trasferimenti tecnologici e lo sviluppo congiunto di sistemi avanzati.
L’Europa gioca un ruolo altrettanto importante, grazie alla presenza di giganti come Thales e BAE Systems, che stanno offrendo il loro know-how in settori come i sistemi navali e le comunicazioni. Dopo gli Accordi di Abraham, anche Israele è diventato un partner strategico, con aziende come Rafael Advanced Defense Systems che lavorano fianco a fianco con gli Emirati su droni e difesa missilistica.
Due progetti in particolare incarnano l’ambizione del principe ereditario. Il primo è il già citato “Horizon”, che mira a garantire agli EAU una capacità autonoma di intelligence spaziale. Il secondo è “Eagle Eye”, un’iniziativa che prevede la creazione di una rete di droni autonomi capaci di operare in sciami. Questi droni, progettati per migliorare la sorveglianza e la capacità di risposta militare, rappresentano una vera e propria rivoluzione nel campo della robotica applicata alla difesa.
Con queste iniziative gli EAU non stanno solo rafforzando la loro sicurezza interna; stanno anche ridefinendo il loro ruolo geopolitico. Nel Medio Oriente frammentato, dominato da rivalità e conflitti, Abu Dhabi si propone come un modello di stabilità e innovazione. La leadership di Khaled Bin Mohammad Bin Zayed, con il suo mix di pragmatismo e visione a lungo termine, sta trasformando un paese piccolo ma ambizioso in un attore imprescindibile nel panorama globale della difesa.
In un mondo sempre più incerto gli Emirati dimostrano che il futuro appartiene a chi è capace di coniugare tecnologia, diplomazia e strategia. E con il 2025 all’orizzonte lo sceicco Khaled sembra deciso a lasciare un’impronta indelebile nella storia del suo paese.

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