Terzo Settore. Fuori dal Runts circa 900 associazioni

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La notizia è di quelle da allarme rosso. Il 2024 si è concluso con la cancellazione dal Registro unico nazionale del Terzo settore di 843 enti siciliani. Operazione sancita dalla pubblicazione, lo scorso 27 dicembre, sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, dei relativi decreti di cancellazione.

Si tratta di un dato rilevante considerato che, alla fine dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, erano 9.800 le associazioni dell’Isola iscritte al Runts, con 1.730 su 2.573 trasmigrate che, per regolarizzare la loro posizione, hanno presentato la corretta documentazione. Dei circa 900 enti cancellati, invece, 602 enti non hanno mai risposto alle note e alle circolari diffuse dall’assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro.

Il presidente del Forum del Terzo settore della Sicilia, Giuseppe Montemagno, il 19 gennaio ha scritto una lettera al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani e all’Assessore alla Famiglia, Nuccia Albano, per chiedere un incontro urgente affinché essi possano avere «contezza delle reali ripercussioni che tale provvedimento avrà sulla vita dei siciliani» e possano di conseguenza «sospendere la esecutività dei decreti» e «disporre una proroga delle scadenze».

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Una lettera che arriva a fronte di un assessorato che ribadisce di non avere voluto cancellare nessuno, ma di avere solamente applicato la legge.

Essere un ente del Terzo settore significa rispettare delle regole, che non si possono dimenticare solo perché si sta facendo fronte a un’emergenza

Nino Maggio, responsabile Registro Unico Nazionale del Terzo Settore Sicilia

Con l’attivazione del Runts, a novembre del 2021, infatti, tutti gli enti del Terzo settore, dovevano adeguare atto costitutivo, statuto, bilanci e documentazione per il mantenimento dei requisiti. A parole tutto molto semplice, nei fatti per niente dal momento che molte delle realtà che si sono ritrovate temporaneamente “senza casa” erano quelle trasmigrate d’ufficio o quelle più piccole e non ben informate su tutti gli adempimenti richiesti dalla riforma. Senza contare quelle che vivono il servizio alla persona come uno “stare sul fronte”, nelle periferie di territori in cui l’urgenza prioritaria non è certamente quella di tenere in ordine i registri dei soci.

«A marzo 2024 era già stato chiesto ai soggetti che non si erano ancora adeguati, di trasmettere la documentazione mancante affinché potessero regolarizzare la loro posizione entro 60 giorni. Successivamente», si legge oggi in una nota dell’assessorato alla Famiglia, alle Politiche sociali e al Lavoro della Regione Siciliana, «sono state concesse tre proroghe, per un totale di 120 giorni. Ad agosto 2024, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali aveva invitato tutte le Regioni d’Italia a portare a termine le procedure di aggiornamento dati degli enti ammessi e la conseguente pubblicazione degli elenchi annuali. È stato assegnato un ulteriore termine ma, a dicembre, abbiamo dovuto cancellare gli 843 organismi che non avevano regolarizzato la loro posizione».

È chiaro che le regole sono regole e vanno rispettate, ci mancherebbe non lo facesse proprio il Terzo settore, ma sulla complessità degli adempimenti e sul non far passare delle semplici mancanze amministrative come una lettera scarlatta, ecco che il Forum Terzo Settore Sicilia prende parola. Anche perché, ad appesantire la situazione c’è il termine del 26 gennaio entro il quale gli enti al momento fuori dal Runts devono comunicare alla Regione a quale altro ente intendono devolvere il loro patrimonio.

«Si tratta di associazioni che in larga parte garantiscono servizi di assistenza socio-sanitaria», spiega Giuseppe Montemagno, portavoce del Forum del Terzo Settore Sicilia. «Ci sono diverse associazioni che distribuiscono i pacchi del Banco Alimentare con generi di prima necessità a famiglie in difficoltà, realtà impegnate in attività educative con i minori e tante altre che svolgono attività di aggregazione sociale con minori o adulti, nelle città metropolitane come nelle aree interne della Sicilia. Punti di riferimento per questi contesti in cui la fragilità è così forte da costituire la normalità. Quello che chiediamo è solamente una soluzione politica che faccia in modo di trovare una soluzione inclusiva per non disperdere il grande patrimonio che costituisce il Terzo settore in Sicilia. Tra le tante associazioni cancellate, per esempio, ci sono quelle che appartengono al mondo della donazione del sangue e che supportano diversi ospedali garantendo loro le sacche di sangue necessarie per salvare vite umane: escluderle dal Runts e bloccarne l’attività sarebbe un danno immenso con ricadute su vari fronti».

L’Avis si è vista cancellare dal Runts 22 sezioni. Lo sapete cosa vuol dire? Vuol dire dalle 10mila alle oltre 11mila sacche di sangue al giorno

Salvatore Calafiore, presidente di Avis Sicilia

L’Avis per esempio che si è vista cancellare dal Runts 22 sezioni. «Lo sapete cosa vuol dire? Vuol dire dalle 10mila alle oltre 11mila sacche al giorno» tuona Salvatore Calafiore, presidente di Avis Sicilia. «Se consideriamo che in Sicilia abbiamo raggiunto a malapena il fabbisogno regionale, fare a meno di queste risorse vorrà dire mettere in crisi totalmente il sistema sanitario regionale. La sospensione del provvedimento che chiediamo al presidente della Regione vuole dare modo alle realtà non preparate di provvedere. Solo per fare capire la situazione, se parliamo dell’Avis regionale tutto va bene ma se consideriamo una piccola sezione, per esempio quella di Geraci, la cui sede è nell’abitazione del presidente, comprendiamo cosa vuol dire per i soci occuparsi del servizio e, contestualmente, della parte burocratica».

Quello che chiediamo è una soluzione politica che permetta di non disperdere il grande patrimonio che costituisce il Terzo settore in Sicilia

Giuseppe Montemagno, portavoce del Forum Terzo Settore Sicilia

Forti le preoccupazioni di larga parte del Terzo settore in Sicilia, riconosciuto dallo stesso assessore al ramo, Nuccia Albano, «un patrimonio indispensabile per la società, avendo la capacità di erogare servizi e, allo stesso tempo, di generare comunità attraverso la valorizzazione di spazi, luoghi e legami che avvicinano le persone tra loro». Proprio per questo – ricorda l’assessorato – non sono state poche, nel recente passato, le azioni messe in campo a sostegno del settore, valorizzando il ruolo complementare e sussidiario che le organizzazioni di volontariato ricoprono nella nostra collettività. In tutta la Sicilia, infatti, sono stati 35 incontri divulgativi organizzati con enti, associazioni, commercialisti, sindaci, notai, Protezione civile e Cesvop per dare modo a tutti di regolarizzare la propria posizione con tutti gli strumenti possibili.

Entro il 26 gennaio ogni ente deve comunicare a chi intende devolvere il proprio patrimonio. Poi potrà ripresentare nuova richiesta di iscrizione al Registro. Entro una settimana, se tutto in regola, la domanda verrà accolta e sarà come se non fosse accaduto nulla

Nino Maggio, responsabile del Runts Sicilia

C’è, però, chi afferma che sia arrivato il momento di comprendere seriamente che “essere associazione” non vuol dire che non esistono regole. «La legge è legge e le norme vanno rispettate», afferma Nino Maggio, dirigente responsabile del Runts Sicilia. «Come ha sottolineato l’assessore Albano, la cancellazione dall’elenco è una conseguenza di statuti non adeguati, bilanci mancanti o non corrispondenti ai modelli ministeriali e, in ultimo, della mancata presentazione di documenti. Nessuno ha inventato nulla per escludere questo o quell’altro ente. Dico però anche che, fermo restando la scadenza del 26 gennaio, data entro la quale ogni ente deve comunicare a chi intende devolvere il proprio patrimonio, si possono ripresentare le richieste di iscrizione al Registro. Entro una settimana, se tutto in regola, la domanda verrà accolta e sarà come se non fosse accaduto nulla. Mi spiace solamente che si discuta di qualcosa che non dipende dalla volontà personale mia, dell’assessore o del presidente della Regione, ma dalla legge».

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In apertura, Renato Schifani. Foto di Stefano Carofei/Sintesi

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