We are the robots! Nel 2025 i robot umanoidi entrano in fabbrica: siete pronti?

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Ci sono diverse stime in base alle quali il mercato è destinato a crescere in tempi piuttosto rapidi. Secondo Goldman Sachs raggiungerà i 38 miliardi di dollari entro il 2035, l’indiana Mordor Intelligence prevede invece un valore di 4,82 miliardi di dollari nel 2025 che salirà a 34,12 nel 2035.

Per il momento, i robot umanoidi che lavorano in fabbrica sono spesso in fase di progetto pilota, ma proprio il 2025 potrebbe rappresentare un anno di frontiera. C’è la suggestiva attesa per l’ingresso in catena di montaggio di uno dei prodotti maggiormente attesi, Optimus di Tesla. L’anno si è aperto con un concreto annuncio del produttore cinese, Agibot, start-up con nemmeno due anni di vita che nell’agosto scorso ha avviato la produzione per la commercializzazione di massa e in questo mese di gennaio ha comunicato di aver raggiunto i mille esemplari. Anche negli Usa ci sono esempi di commercializzazione già avviata, come nel caso di Agility Robotics, il produttore del “magazziniere” Digit, testato da Amazon. L’Italia non è fuori dalla partita, abbiamo anzi una delle poche aziende del mondo, Oversonic, che sta già vendendo un robot umanoide, Robee.

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Ci sono diverse stime in base alle quali il mercato è destinato a crescere in tempi piuttosto rapidi. Secondo Goldman Sachs raggiungerà i 38 miliardi di dollari entro il 2035, l’indiana Mordor Intelligence prevede invece un valore di 4,82 miliardi di dollari nel 2025 che salirà a 34,12 nel 2035. Ma al di là dei numeri, è un fatto incontestabile che ci siano molte realtà all’avanguardia dell’innovazione che stanno puntando sulla robotica umanoide. Sembra destinata a diventare un settore a sé stante, nel senso che i grandi produttori di robotica (Abb, Kuka, Fanuc, solo per citarne alcuni) non si dedicano per ora a questo nuovo mercato, caratterizzato invece dalla presenza di start-up specifiche.

In effetti, sono robot con caratteristiche molto particolari. L’aspetto maggiormente visibile è quello legato alla somiglianza con l’essere umano: hanno braccia, gambe, busto, testa. In realtà come vedremo possono anche avere le ruote invece delle gambe, a seconda della tipologia di lavorazioni per le quali vengono progettati. Le ruote garantiscono maggior velocità e agilità di movimento in contesti in cui ad esempio si lavora su superfici completamente lisce, come i pavimenti di una fabbrica. Le gambe invece consentono di muoversi su terreni meno prevedibili, ad esempio in ambienti esterni, oppure in cui possono esserci scale o dislivelli, come un magazzino.

Sono sempre dotati di intelligenza artificiale evoluta, con particolare attenzione a due elementi: sistemi di visione che consentono di muoversi in un ambiente che non è predeterminato. Possono quindi essere inseriti in un contesto aziendale senza bisogno di ridisegnare le linee di produzione adattandole all’automazione; e capacità di esprimersi in linguaggio naturale. Quest’ultimo è un aspetto che accomuna tutti i prodotti che andremo a presentare per fornire una panoramica di questo mercato oltre che emergente anche non privo di elementi suggestivi.

Optimus nel 2025 è atteso sulle linee di produzione della Tesla ma la commercializzazione vera e propria partirà non prima del 2026

Partiamo da Optimus, del quale in realtà non si conoscono ancora molti dettagli. Ci sono video e immagini che pian piano ne svelano le caratteristiche, in una strategia di marketing che ricorda la capacità di creare un’attesa tipica di Apple. Ci sono già due esemplari al lavoro in una non meglio precisata fabbrica dell’azienda automobilistica di Elon Musk. Il tycoon statunitense nei mesi scorsi ha annunciato l’intenzione di portare il robot umanoide al lavoro sulle linee di montaggio della Tesla nel corso del 2025, e di metterlo poi sul mercato nel 2026. Al momento comunque non c’è una data ufficiale di vero e proprio lancio, mentre ci sono anticipazioni sul costo, fornite dallo stesso Musk: intorno ai 25mila euro.

Optimus può esplorare autonomamente ambienti mai visti prima, evitando persone e ostacoli grazie a reti neurali e computer vision. Insieme, più robot costruiscono una comprensione condivisa dell’ambiente circostante.

Continua invece la fase di sviluppo, e sul portale dell’azienda ci sono anche annunci di lavoro per ingegneri ed esperti di intelligenza artificiale interessati a partecipare all’implementazione del progetto. Anche questa è una caratteristica molto diffusa: praticamente tutti coloro che stanno sviluppando soluzioni di robotica umanoide stanno cercando professionalità tecnologiche adeguate.

Le capacità che Optimus acquisisce nel tempo vengono mostrate attraverso video pubblicati su X. Uno dei più recenti lo mostra mentre si muove agilmente per la fabbrica, va ad autocaricare le batterie e poi torna alla propria stazione di lavoro dove esegue un’operazione di picking, trasporta una cassetta, sale le scale, e infine si mette dietro a un bancone porgendo bibite e cibo ai lavoratori. Un altro post ne mostra la capacità di afferrare al volo delle palline da tennis. Le mani di Optimus hanno 22 movimenti, poco meno dei 27 di quelle umane.

Atlas, il robot umanoide di Boston Dynamics, è passato dai giunti elettrici alla versione full electric e viene testato alla Toyota

Il nuovo Atlas è progettato insieme a Toyota Research Institute (Tri), che implementa le tecnologie di IA all’avanguardia dei Lbm, Large behavior model sull’hardware robotico di Boston Dynamic

Negli Stati Uniti Tesla non è l’unica realtà dell’innovazione a puntare sui robot umanoidi. Boston Dynamics, big della robotica controllato dalla coreana Hyundai, ha recentemente mandato in pensione il “vecchio” Atlas dopo circa dieci anni per lasciare spazio a una nuova versione che potremmo definire full electric. Un cambio di paradigma: dai giunti idraulici, abilitatori di grande agilità adatta ad esempio ai lavori nell’edilizia, a una macchina completamente elettrica che si prepara a lavorare in catena di montaggio alla Toyota. L’azienda guidata da Robert Playter sottolinea che il nuovo «Atlas sarà più potente, con una gamma di movimento più ampia rispetto a qualsiasi delle nostre generazioni precedenti. Ad esempio, il nostro Atlas idraulico di ultima generazione (HD Atlas) poteva già sollevare e manovrare un’ampia varietà di oggetti pesanti e irregolari; stiamo continuando a sviluppare quelle capacità esistenti e stiamo esplorando diverse nuove varianti di pinze per soddisfare un insieme diversificato di esigenze di manipolazione previste negli ambienti dei clienti».

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Il nuovo Atlas è progettato insieme a Toyota Research Institute (Tri), che implementa le tecnologie di IA all’avanguardia dei Lbm, Large behavior model sull’hardware robotico di Boston Dynamic, e fa parte di un progetto di ricerca che ha l’obiettivo di perfezionare le abilità del robot, raccogliere i dati sulle sue prestazioni e utilizzarli per continuare a sviluppare i Lbm anche nell’ottica di una continua evoluzione dell’interazione uomo-robot.

Digit di Agility Robotics, prodotto nella RoboFab in Oregon che punta a realizzare 10mila esemplari ogni anno

È americano anche un noto robot magazziniere, Digit, al centro di progetti pilota con Amazon e Gxo Logistics. Viene prodotto da Agility Robotics, una società che compie dieci anni in questo 2025, nella RoboFab di Salem, in Oregon, stabilimento inaugurato nel 2023 con l’obiettivo di sfornare 10mila robot ogni anno. Digit è alto circa 1 metro e 80, le peculiarità maggiormente rilevanti sono la capacità di maneggiare merci e le gambe lunghe e flessibili, che gli consentono di muoversi agilmente anche sulle scale e in generale in luoghi che non prevedono una semplice pavimentazione.

All’interno della fabbrica di MT opera Robee, robot umanoide realizzato da Oversonic che lavora di notte, quando gli operai sono a casa, così da non fermare mai la produzione. Collauda i pezzi, scarta quelli non conformi agli standard e collabora sia con le persone sia con i software di Hexagon.

Sul blog aziendale spiegano che «per alcune applicazioni, come carrelli elevatori o trasportatori di pallet, le ruote rappresentano la scelta ottimale», così come «nei casi d’uso che richiedono il trasporto di carichi pesanti su lunghe superfici piane». Ma «i robot bipedi offrono la flessibilità necessaria per muoversi in un mondo progettato per le persone. Possono muoversi in spazi complessi, su terreni all’aperto, superare ostacoli come cordoli e coperture per cavi. Sono costruiti per andare dove vanno le persone, consentendo loro di svolgere vari compiti in ambienti che non sono stati progettati specificamente per i robot».

Apptronik mette in Apollo l’esperienza acquisita lavorando con la Nasa: il progetto con Mercedes Benz

Il robot Apollo di Apptronik fa da collegamento fra logistica e produzione, consegnando alla linea kit di montaggio da assemblare, ispezionandone contemporaneamente i componenti.

Gxo, multinazionale della logistica, sta collaborando anche con un’altra startup statunitense, Apptronik, nata nel 2016 come spin off dell’Human Centered Robotics Lab dell’Università del Texas, ad Austin. Apptronik produce Apollo, nel quale confluiscono le esperienze messe a frutto con la realizzazione di dieci robot precedenti, fra cui Valkyrie, della Nasa. Apollo è in grado di lavorare in magazzino e in produzione, solleva fino a 25 chili, è alto circa 1 metro e 70 (5,8 piedi), fra le sue peculiarità la possibilità di cambiare la batteria che ha un’autonomia di circa quattro ore. Il sistema consente di eliminare i tempi morti di ricarica.

Dallo scorso mese di marzo questo robot è entrato negli stabilimenti Mercedes Benz, grazie a una partnership con la casa automobilistica mirata ad ampliarne le potenzialità nella produzione automotive. I primi casi d’uso: Apollo fa da collegamento fra logistica e produzione, consegnando alla linea kit di montaggio da assemblare, ispezionandone contemporaneamente i componenti. In vista ci sono nuove applicazioni allo studio.

Il 2025 potrebbe essere l’anno della commercializzazione vera e propria di Apollo, dopo la fase dei progetti pilota, pur rilevanti come quelli appena descritti. Al momento il robot esegue sostanzialmente compiti riconducibili alla logistica (pallettizzazione, trasporto, carico e scarico), ma l’obiettivo è quello di ampliarne costantemente le competenze: produzione, edilizia, petrolio e gas, elettronica, vendita al dettaglio, consegne a domicilio, assistenza agli anziani. Sono in realtà applicazioni su cui si concentrano tutti o quasi i produttori di robotica.

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Figure 02, partnership con Microsoft, OpenAI e Nvidia e un test alla catena di montaggio della Bmw

«Crediamo che gli umanoidi rivoluzioneranno una varietà di settori, dai ruoli lavorativi aziendali (oltre 3 miliardi di umani), all’assistenza alle persone in casa (oltre 2 miliardi), alla cura degli anziani (1 miliardo) e alla costruzione di nuovi mondi su altri pianeti» scrive Brett Adcock nel piano industriale dell’azienda che conduce e che ha fondato nel 2022, Figure. La start-up realizza Figure 02, un umanoide che lavora sulle linee di produzione della Bmw.

Figure 02 è stato in grado di inserire nel telaio parti di lamiera e di autocorreggersi se ad esempio posiziona scorrettamente un pezzo.

Collabora con i big americani dell’intelligenza artificiale, ovvero Microsoft, OpenAI e Nvidia, per potenziare le capacità dei robot umanoidi. Al momento Figure 02 è dotato di sei videocamere, il sistema di visione è AI driven e consente quindi alla macchina di muoversi con relativa agilità nell’ambiente circostante elaborando i dati in tempo reale. Le mani hanno 16 gradi di libertà. Nello stabilimento Bmw di Spartanburg Figure 02 è stato testato in catena di montaggio. In modo completamente autonomo, il robot è stato in grado di inserire nel telaio parti di lamiera e di autocorreggersi se ad esempio posiziona scorrettamente un pezzo.

Walker S1, di Ubtech Robotics lavora in produzione nelle fabbriche di Byd, Geely, Nio e Volvo

Walker S1, prodotto da Ubtech Robotics, lavora nelle fabbriche di Byd, Zweekr (Geely), Nio e Volvo.

E in tutto questo la Cina sta a guardare? Decisamente no. Walker S1, prodotto da Ubtech Robotics, lavora nelle fabbriche di Byd, Zweekr (Geely), Nio e Volvo. È alto 1 metro e 72, pesa 76 chili e ne solleva 15. Ha delle articolazioni che abilitano movimenti molto flessibili, sensori tattili nelle mani. Fra le specificità che vengono sottolineate nelle presentazioni e nei video, la tecnologia di navigazione semantica Visual simultaneous localization and mapping, la capacità di apprendimento per imitazione, il controllo preciso del movimento del corpo anche sotto sforzo. Non è l’unico umanoide prodotto dall’azienda cinese nata del 2012 e quotata a Hong Kong. La società è specializzata nella produzione di robot umanoidi, realizza quattro diversi modelli di Walker, con le versioni base, X, S e S1, e Robot Panda, che ha fatto da “padrone di casa” allo stand cinese in occasione dell’Expo 2020 di Dubai. Ha 2mila 450 brevetti robotici e correlati all’IA, di cui circa il 60% sono brevetti di invenzione e oltre 450 brevetti esteri.

Agibot, la start-up cinese che in meno di due anni è passata dal progetto alla produzione per la commercializzazione di massa

Agibot è ancora in piena fase di start-up: fondata nel 2023 da Peng Zhihui, un ex dipendente di Huawei, si concentra esclusivamente su robotica e IA, ha lanciato la produzione commerciale di massa dei suoi umanoidi nell’agosto scorso.

Agibot produce diversi modelli di robot umanoidi. L’azienda ha recentemente annunciato di aver realizzato nei suoi stabilimenti di Lingang Fengxian mille robot. Fra i modelli specializzati nel manufacturing, Agibot A2-W, che si muove su ruote e svolge fondamentalmente attività di trasporto merci in magazzino. È in grado di movimentare pallet di merci, effettuare operazioni di carico e scarico, muoversi autonomamente in ambienti complessi. Ha un sistema di ricarica che consente di sostituire la batteria a caldo, consentendogli quindi di lavorare non stop. Agibot A2 Max è invece un umanoide con le gambe, alto 1,75, pesa 85 kg, ha giunti di riduzione a doppio rapporto nelle braccia che forniscono una coppia di picco fino a 450 newton metro, i giunti e i moti posizionati nelle gambe lo rendono capace di movimentare pesi fino a 40 kg, ha 19 livelli di libertà nelle mani e 53 nell’intera struttura, è progettato per svolgere lavori pesanti. Agibot è ancora in piena fase di start-up: fondata nel 2023 da Peng Zhihui, un ex dipendente di Huawei, si concentra esclusivamente su robotica e IA, ha lanciato la produzione commerciale di massa dei suoi umanoidi nell’agosto scorso.

La strategia cinese: investimenti pubblici massicci anche sulla robotica umanoide

Questi sono solo alcuni dei prodotti cinesi umanoidi, ma il punto è che il paese asiatico sembra intenzionato a puntare massicciamente il trend. Alla World Robot Conference di Pechino, nell’agosto scorso, più di 20 aziende cinesi hanno mostrato i loro prodotti. Pechino sta adottando in questo settore il suo classico approccio di strategia economica, con massicci investimenti statali. La città di Pechino ha lanciato all’inizio del 2024 un fondo statale da 1,4 miliardi di dollari per la robotica, Shanghai nel luglio 2024 ha annunciato un fondo da 1,4 miliardi di dollari interamente concentrato sull’industria degli umanoidi.

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Oversonic, la start-up brianzola produce Robee, uno dei pochi umanoidi al mondo a lavorare già stabilmente in fabbrica

Robee di Oversonic non si muove camminando su due gambe ma su un carrello, fondamentalmente un Amr (autonomous mobile robot). Può lavorare nelle industrie meccanica, chimica, plastica/gomma, automazione industriale, medicale, tessile, elettronica, verniciatura industriale, logistica.

Anche l’Italia è nella partita, con una start-up nata nel 2020 in Brianza, Oversonic, fondata da un manager con esperienza internazionale, Paolo Denti, e un fisico esperto di robotica. L’azienda oggi ha una sessantina di dipendenti e realizza un unico prodotto, Robee, un robot umanoide progettato per lavorare in fabbrica. Questa è una peculiarità che lo distingue da altri “colleghi”, come lo stesso Optimus, che invece sono destinati a rivolgersi anche al mercato consumer. Robee pesa fino a 120 kg (ci sono in realtà diverse configurazioni), è alto da 1,35 a 2 metri, ha un ingombro in pianta di 65 cm, è dotato di 39 giunti mobili, ha otto ore di autonomia. Contrariamente a molti suoi colleghi, non si muove camminando su due gambe ma su un carrello, fondamentalmente un Amr (autonomous mobile robot). Può lavorare nelle industrie meccanica, chimica, plastica/gomma, automazione industriale, medicale, tessile, elettronica, verniciatura industriale, logistica. Si muove in spazi non predeterminati grazie a un sistema di computer vision, è in grado di prendere decisioni, collaborare con altri operai, traina fino a 50 kg e maneggia fino a 5 kg, si collega ai principali sistemi aziendali. Effettua tutte le operazioni tipiche dei cobot (pick and place, assemblaggio, inscatolamento, asservimento macchine, è dotato di sensori che rivelano parametri ambientali, può effettuare controlli di qualità, ha capacità di data analysis, E’ uno dei pochi robot umanoidi al mondo ad essere già operativo in fabbriche che non appartengono all’azienda fondatrice. Ce ne sono circa 60 esemplari al lavoro, può costare fino a 140mila euro, e in più ha un fee annuale per la manutenzione predittiva.



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